sabato, Aprile 20, 2024

Amor Fou, la foto intervista di indie-eye.it

Dopo l’intro, il disco inizia con “De Pedis”, dal nome di un boss della Magliana. Fino ad ora gli Amor Fou sono stati soprattutto legati a Milano, nel bene e nel male. Come mai la scelta di iniziare parlando di un personaggio romano?

Perché questo disco ha sicuramente altri epicentri e Roma è una delle città di riferimento. Poi in realtà Roma era una città che aveva in qualche modo già accolto il nostro messaggio, nel senso che uno degli episodi più belli della promozione del primo disco era stato proprio a Roma in teatro, quando proponemmo un adattamento del disco in una chiave più teatrale, con delle letture di autori molto legati alla città, come Pasolini, Moravia, ecc. Inoltre il fatto che Amor Fou sia un progetto fortemente radicato alle tradizioni della cultura popolare letteraria e cinematografica ti porta, prima o poi, logicamente a confrontarti con Roma e con l’immaginario romano; per cui, al di là di “De Pedis”, c’è sicuramente un mood nel disco che si rifà magari anche al cinema neorealista, che ha in Roma il suo teatro.

Uno dei brani che colpiscono subito è “Peccatori in blue jeans”, che richiama alla mente il beat, anche se riaggiornato all’oggi, con tanto di citazione per gli amici virtuali. Come è nato questo brano? Come vi è venuta voglia di rifarvi a quell’ondata musicale degli anni ’60?

La direzione del brano probabilmente nasce da questo spunto del pianoforte, che aveva un portamento spinto. È stato interessante sviluppare la canzone in quella forma perché pensavamo fosse giusto e generoso rendere omaggio e in un certo senso affermare questi riferimenti ad alcuni gruppi italiani della fine degli anni ’60. che guardavano alla scena inglese o a quella del garage beat americano per rifare cover e standard e reinterpretarli in una nuova chiave, fino a creare nel tempo un suono italiano del beat, che ha dato anche delle cose molto interessanti.

Filemone e Bauci” era presente già nell’EP dello scorso anno. È il brano più lungo del disco, vicino agli 8 minuti; mi sembra che in quella canzone si possa trovare la summa di ciò che sono gli Amor Fou sia dal punto di vista lirico sia delle atmosfere musicali. È davvero così? Ed è per questo che il brano è messo esattamente a metà disco?

È messo a metà disco perché abbiamo cercato di creare una scaletta che funzionasse a livello musicale e di ritmo, al di là dei contenuti dei brani. E’ sicuramente vero invece che la canzone, nel suo sviluppo, nei suoi contenuti, nel suo arrangiamento è una fotografia molto attendibile; soprattutto perché è nato precedentemente al disco, ha rappresentato un po’ la svolta, il momento di passaggio tra “La stagione del cannibale” e la nuova veste. La scrittura quasi prog, lo sviluppo della canzone che poi sfocia in una coda strumentale e altri elementi erano specchio dell’esigenza di suonare e di trovare una nuova direzione, sostanzialmente.

Sull’EP, e per tornare anche a parlare di Milano, era presente “Il Ticinese”. Come mai è rimasta fuori dall’album? Eppure è una delle migliori canzoni su Milano scritte negli ultimi anni, e se ne scrivono tante…

È rimasta fuori per via di scelte discografiche. In realtà sarà comunque utilizzata come bonus track sulla versione digitale o per altre versioni. Attraverso un nostro confronto interno non eravamo riusciti a decidere se inserire anche l’EP assieme al disco piuttosto che no. In origine c’era l’idea di fare un doppio CD o di inserire le canzoni. Sia “Il ticinese” che “Filemone e Bauci” fanno già parte del concept de “I Moralisti”, nel senso che già nel momento in cui abbiamo deciso di pubblicare l’EP c’era già questa forte volontà di concentrarci su singole tipologie di persone e creare dei quadretti, delle fotografie su dei singoli personaggi. Per cui sì, c’è un’unità tra quel brano e questo disco, infatti dal vivo lo eseguiamo.

In “a.t.t.e.n.u.r.B” campionate il ministro Brunetta mentre insulta la cultura italiana. Come vi è venuto in mente di inserire quel brano nel disco?

Il brano in realtà è nato da un’improvvisazione, era uno di quei brani che sono nati in sala prove suonando, da un giro di chitarra di Giuliano. È nato molto sull’onda emotiva; quando stavamo provando per le date dello scorso anno il discorso è caduto su quello che aveva detto Brunetta. Siamo andati a risentire su Youtube quella cosa e abbiamo deciso di provare a campionarla. Abbiamo caricato il campione e così, estemporaneamente, ci siamo galvanizzati suonando. Il mood new wave e post-punk che ha preso con gli arrangiamenti è stato molto influenzato dal fatto che sentendolo al rovescio uscì questo elemento sovietico, per cui ci immaginammo questo scenario da discorso stalinista, da comizio di Stalin con in sottofondo i Joy Division, uno scenario urbano decadente. C’è stata la volontà di documentare in qualcosa che resti per sempre che in un periodo storico l’Italia ha portato a rappresentare il governo una persona che ha sparato su uno degli elementi più alti dell’italianità, che è appunto il patrimonio culturale, lirico, teatrale, e ha ricevuto degli applausi per averlo fatto.

Dolmen” affronta invece i problemi di coppia legati all’egoismo. Oggi, in questa società, è così difficile rinunciare un po’ a sé stessi per gli altri?

Da quello che si vede sicuramente c’è una grande mancanza di coesione, per cui tutti quelli che sono i vari modelli di unione, dalla coppia, alla famiglia, al lavoro, presentano delle forti problematiche, che sicuramente vengono da crisi e da debolezze individuali. In quel caso la realtà che viene rappresentata è quella di una coppia, ma a partire da una crisi individuale, che non può certo rappresentare un pilastro forte su cui costruire tutto il resto.

La chiusura del disco è affidata alla title-track, in cui una bambina recita dei versi di Sandro Penna. Perché farli recitare proprio a una bambina? E da dove arriva l’amore per Penna?

L’amore per Penna deriva dal fatto che è un poeta sublime, che, tra l’altro con un linguaggio molto semplice, molto popolare e molto conciso, ritrae l’umanità in modo veramente efficace. Quella è una poesia tratta da una raccolta di inediti, una poesia che non aveva mai pubblicato. Molte delle sue opere sono ambientate a Milano e, tra l’altro, abbiamo scoperto che c’è una delle sue poesie che si intitola proprio “I moralisti”. Il fatto di utilizzare una bambina è un modo di dare una circolarità a quelle che sono le tematiche del disco, che inizia con un personaggio che è il più negativo, ed è un personaggio adulto che nonostante ciò non è mai riuscito a distinguere il bene dal male e non è mai riuscito a mantenere completamente il controllo sulla sua vita; diciamo che rappresenta la corruzione attraverso la crescita e il raggiungimento dell’età adulta. I bambini invece in questo caso, e c’è un riferimento ai “Comizi d’amore” di Pasolini, rappresentano semplicemente un elemento intatto, di speranza e di ottimismo per tutti, non solo dal punto di vista intellettuale ma anche concreto. In qualche modo è anche un’anticipazione del fatto che il prossimo disco chiuderà un po’ il cerchio narrativo che abbiamo cominciato parlando di una situazione che avveniva a fine anni ’60, occupandosi probabilmente di giovani, di realtà generazionalmente successive a noi.

Per “La stagione del cannibale” avete girato due video. Ce ne sono in arrivo anche per questo disco?

Il primo stiamo per girarlo a Genova. Sicuramente faremo un lavoro molto intenso con l’immagine, al di là dei video istituzionali, nel senso che abbiamo sempre lavorato con registi, con videoartisti, abbiamo già scritto dei soggetti e delle sceneggiature. Tempi permettendo cercheremo di divulgare non tutta ma buona parte del disco attraverso dei video. La cosa che ci ha fatto piacere e che ci ha colpito, quando c’è stata la diffusione del disco in rete qualche settimana fa, è stata che alcuni fan si sono già creati dei video, facendo anche un lavoro paziente, con montaggi da film assolutamente ricercati.

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Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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