mercoledì, Aprile 24, 2024

The R’s – Foto intervista @ Musical Zoo Festival, Brescia, 24 Luglio.

 In che senso?

Pietro: Io ero partito pieno di aspettative ma poi trovi ragazzi come te.

Pier: Ci sono certe differenze, una di queste è nella risposta del pubblico ma anche nel fatto che le band si mettono in un ottica di crescita, come può essere nel nostro caso che venivamo dall’Italia, o come nel caso di una band canadese che si fa un tour in America e dopo il concerto si ferma a chiacchierare, ti fa i complimenti, scambi il disco. Avviene anche in Italia ma in modo diverso. In generale c’è anche da dire che per noi una data come quella di stasera è impensabile negli States, perlomeno finché non si fanno festival di un determinato calibro. In verità da là stiamo partendo da zero, anche se abbiamo il gancio dell’etichetta che ci fa trovare situazioni molto fighe, come il festival in Texas che abbiamo fatto. Quindi hai alcune porte aperte e la possibilità di guadagnare tutto perché quando suoni davanti ad un pubblico che non sa nemmeno chi sei la relazione è diversa, suonando a Brescia puoi sentirti un po’ avvantaggiato.

Pietro: Anche se poi c’è un sacco di concorrenza…

Mauro: Li devi salire sul palco e dimostrare quello che vali.

Pietro: È come quando fai la prima serata all’oratorio a 14 anni che vorresti fare bella figura con tutti. Ora è arrivato un nuovo challenge per noi e abbiamo voglia di spaccare tutto. Le band che abbiamo visto hanno una loro promozione, una struttura, al momento, più salda della nostra, e in effetti vedi che la rese è diversa. L’atmosfera è stimolante.

Sempre parlando della vostra esperienza negli States vi chiedo come è stato suonare di fronte ad un pubblico che capisce la lingua in cui suonate. È stato motivo di ansia o valorizzazione? Confrontandovi col pubblico italiano c’è l’incognita dell’essere capiti o meno mentre di fronte ad un pubblico anglofono l’immediatezza del testo è subito colta.

Pier: In effetti al momento ci stiamo mettendo in discussione sotto questo punto di vista e stiamo cercando di capire quanto il tutto sia efficace rispetto ad un madrelingua.

Mauro: L’impressione che abbiamo avuto è che negli Usa a differenza degli Uk, non ci sia quella ricerca per la lingua pulita anzi, ci sono un sacco di accenti, inflessioni e sfumature. Anche per loro è naturale sentire qualcuno parlare in inglese in un accento non perfetto. Iil ragazzo che si occupava delle public relation diceva di Pietro che il suo accenta gli ricordava molto quello danese, quindi la perfezione della lingua è una questione più che altro nostra.

Pietro:  Come punto a nostro favore possiamo giocare sulla “esoticità” dell’accento perché per quanto riguarda correttezza dei testi quella è assodata; le cose che diciamo vengono recepite correttamente. E comunque non credo che ci sia qualcuno che presta particolare attenzione alla grammatica del testo, c’è il fattore esotico che piace e fa presa.

Pier: Nel momento in cui andiamo oltre e abbiamo un testo che comunica qualcosa anche oltre il madrelingua, in quel momento fai un passettino in più e allora ci sarà da capire. (continua a pagina 3…)

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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