E quindi anche un ritorno ad uscite frequenti?
S: Sì, perché fortunatamente abbiamo molte richieste da label, soprattutto francesi, che vogliono continuare a far uscire i 7” o raccolte, solo che ci manca proprio il tempo materiale per incontrarci e lavorarci.
C’è stato anche un cambio di etichetta per il disco: siete passati dalla Voodoo Rhythm alla nuova etichetta dei Mojomatics. Come mai?
S: È stata una scelta dettata da difficoltà economiche. La Voodoo Rhythm e tutte le etichette di quel livello sono etichette fighissime, ma rimangono etichette underground che per campare sono costrette a chiedere agli artisti dei sacrifici. Farlo uscire con la OutsideInside è stato praticamente come farcelo uscire da soli perché Meme, il nostro bassista, fa parte dell’etichetta e dello studio. La filosofia di questa etichetta è nata da due band che hanno suonato tanto e sanno più o meno come funziona a questi livelli, siamo in un limbo in cui non guadagniamo poco, ma non abbastanza da camparci, e hanno quindi impostato l’etichetta in cui nessuna delle due parti, la label e la band, prendesse di più, tutto è diviso cinquanta e cinquanta, i soldi dei dischi venduti live e i soldi dei dischi venduti ai negozi. È l’unico modo che penso ci sia adesso per non andare in perdita.
V:In realtà è abbastanza un esperimento, magari tra un anno ci incontriamo e ti diciamo che è andata male, ma per il momento sembra che possa funzionare.
Com’era invece fare parte della Voodoo?
S: Bellissimo. In realtà ne facciamo ancora parte perché probabilmente le edizioni estere di Son Of The Dust usciranno con loro. Anche quest’anno abbiamo suonato a un sacco di festival della Voodoo Rhythm, una volta che entri in quella famiglia non ne esci più. Noi non siamo mai stati fanatici di quel giro, c’è veramente gente incredibile. È una questione di simpatia reciproca più che di sound, perché effettivamente anche col primo disco con la Voodoo Rhythm ci stavamo sì e no, eravamo un po’ una stravaganza.
Ma vi ha contattato Reverend Beat-Man?
S: Sì, all’epoca attraverso King Automatic, un artista francese.
Ho letto un po’ di recensioni di Son Of The Dust apparse tra rete e caetaceo. In una di queste si notava un passaggio da suoni Birthday Party ad altri più simili ai Bad Seeds. Ci sarà quindi anche una fase Grinderman?
S: Probabilmente più mi sforzo a cantare in modo diverso e più melodico, più mi accorgo che sono fatto per gridare che per cantare. In Son Of The Dust mi sono impegnato molto a cercare delle linee vocali che non ricordassero quelle che sono le mie influenze principali, tra cui i progetti di Nick Cave.
V: Ho notato che si continua a rimarcare la nostra prossimità con Nick Cave: è abbastanza palese, perché se cerchi di fare una cosa che suona cattiva e insieme ci metti il cantautorato con quello devi fare i conti. Io parlerei in modo diverso, piuttosto; so che suona spocchioso, ma noi da Nick Cave poi siamo passati ad ascolti più ampi e alla fine sarebbe riduttivo paragonarci solo a questo. Probabilmente abbiamo degli ascolti in comune con Nick Cave come con migliaia di altre persone. (continua nella pagina successiva…)