Il video di These Woods Have Ears invece come è nato, con questa psichedelia campestre che lo caratterizza?
S: Noi, essendo cinque teste di cazzo differenti, avevamo una valanga di idee per quel video. L’abbiamo fatto dopo due mesi di caldo torrido, nell’unico giorno in cui ha piovuto. La mia idea inizialmente sarebbe stata di fare un making of del video, cioè il video che fosse un making of di sé stesso, perché c’erano talmente tante scene alle Herzog che era desolante. Pioggia ovunque, il contrabbasso che si bagnava, la ragazza che doveva ballare e che invece si è ritrovata a fare le riprese, un sacco di scene di merda con noi ricoperti di fango. L’idea principale era fare un rituale campestre, con uno spaventapasseri che bruciava e noi che ballavamo dietro al falò. Avremmo voluto catturare più immagini, invece avendo tanta pioggia, poco tempo e poche videocamere abbiamo fatto quello che potevamo.
Abbiamo parlato di campi, di polvere, di montagne: sembra emergere un forte legame con le radici. La vostra musica ha però radici lontane. Come vanno d’accordo queste due cose? La provincia attorno a Torino ha collegamenti con l’America profonda?
S: Io mi son sempre trovato meglio in provincia che in città. Mi ricordo di aver preso la macchina mille volte per andare a feste nei boschi dalle parti di Boto, è così che l’ho conosciuto. E poi sono dell’idea che tutte le cose più interessanti vengano fuori dalla provincia, anche a livello musicale. Lì c’è più curiosità, mentre la città ti stronca, c’è troppa roba e poca qualità. Sul legame tra la campagna e la nostra musica posso dire che ascoltiamo i nostri dischi preferiti e ovviamente li ascoltiamo nel nostro habitat, tutto viene fuori da lì.
Abbiamo parlato solo di gruppi ed artisti stranieri finora; c’è qualche artista italiano che vi piace o che mettereste tra le vostre influenze?
S: Mi piacciono tantissimo i Father Murphy, li considero i migliori in Italia in questo momento, ma solo perché gli In Zaire si sono trasferiti a Berlino. Poi i Capputtini ‘i lignu, tutta la scena di Roma, da cui arriva un sacco di roba figa.
Anche se è città…
S: In realtà sono tutti del Pigneto, che è come se fosse un paese, un agglomerato di scoppiati…
V: Tra chi canta in italiano invece non abbiamo grossi ascolti, forse solo Paolo Conte. Di tutta la nuova scena di cantautorato in italiano, non c’è niente che mi piaccia tra quello che ho ascoltato, trovo tutto derivativo e povero. (continua nella pagina successiva…)