giovedì, Marzo 28, 2024

Acid Mothers Temple & The Melting Paraiso UFO – The Ripper At The Heaven’s Gates Of Dark (Riot Season, 2011)

La cultura giapponese da sempre implica eccesso o, per lo meno, quello che tale appare a noi occidentali. Ma se c’è un campo in cui si può peccare di eccessi senza incorrere in sensi di colpa, è proprio quello delle forme d’arte, tanto che alla fine di peccato non si può proprio parlare. I giapponesi, dunque, con l’eccesso convivono da sempre e questa componente è stata sempre fortissima, nel teatro in primis, come poi nel cinema e nella musica.
E certamente all’eccesso si è votato questo collettivo di trenta (30) individui, scelti apparentemente senza un senso logico e gravitanti attorno al chitarrista Kawabata Makoto, che si presenta all’ennesimo disco (veramente, è di fatto impossibile tenere conto di tutte quante le loro pubblicazioni) in una più canonica formazione a quattro per mettere sul fuoco un altro dei loro calderoni in cui rimescolano la storia del rock, e non solo, a modo loro. Nell’occasione, suonano tutti un po’ di tutto ma vale giusto la pena di notare che Tsuyama Atsushi spicca per essere impiegato al monster bass, al cimpo flute e come cosmic joker; Higashi Hiroshi al synthesizer e al dancin’king (!!!); Shimura Koji siede alla batteria e in più è accreditato come “latino cool”, mentre Kawabata Makoto è, con assoluta coerenza, lo speed guru.
Anche dai geniali titoli, si capisce qual è l’approccio e bastano i primi due secondi di attacco di chitarra elettrica nell’iniziale Chinese Flying Saucer per capire che aria tira. Il riff è proprio quello, forse uno dei più immortali di sempre, ma basta una sincope in più perché Whole Lotta Love ruzzoli su se stessa, mentre immaginiamo ovviamente i ledzeppeliniani puristi gridare alla blasfemia. Che, ovviamente, tale non è perché la rivisitazione degli Acid Mothers è allo stesso tempo irriverente e sacralmente rispettosa, tanto che il pezzo tira lo stesso sino allo spasimo, pure fra deliri vocali infarciti di delay di ogni tipo e deviazioni interstellari di sintetizzatore. Allo stesso modo, Chakra 24 gioca con i raga indiani come nemmeno Beck faceva dai tempi di Steal My Body Home, anche se qui la destrutturazione regna sovrana, fra intrecci di assoli di corde che si aggrovigliano su se stessi. Altrettanto mantrica e orientaleggiante, ma con maggiori echi morrisoniani è Back Door Man Of Ghost Rails Inn, in cui tappeti d’organo vanno a braccetto con un ostentato di bouzouki e lampi di elettrica nel vuoto, mentre Makoto dà fondo a debosciati vocalizzi oltretombali. Sempre in territorio di fine ‘60 si attestano poi gli ultimi due brani (entrambi dilaniati da chitarre che vanno anche ben oltre il noise), ossia la spaziale Shine On You Crazy Dynamite, che echeggia Interstellar Overdrive (“omaggio” più che doveroso…), e Electric Death, che è davvero ciò che suggerisce il titolo, prendendo spunto dalle improvvisazioni a briglia sciolta in stile Peter Green.
A mezza via fra lo sberleffo, la citazione colta e il giochino puramente musicofilo, il supergruppo nipponico dimostra di conoscere davvero meglio materiale che forse i musicisti occidentali danno un po’ per scontato e di avere autentico fegato nel proporre un prodotto che richiede altrettanto fegato, o quanto meno predisposizione, per essere digerito.
Non lontano, come approccio, dalla “psichedelia totale” dei Flaming Lips, il disco rischia più volte di farsi prendere la mano, compiacendosi un po’ troppo nell’indugiare in territori sonori in cui, alla fine, vale tutto e niente; ma regala momenti di autentico divertimento, orrore e visionarietà. Non ultimo, porta la firma di una band che ad inventiva ed immaginazione non è certo seconda a nessuno, con l’ulteriore qualità di evitare la spocchia e il narcisismo come la peste, pregio a cui non ci si dovrebbe mai abituare a sufficienza.

Acid Mothers Temple su myspace

[box title=”Acid Mothers Temple & The Melting Paraiso UFO – The Ripper At The Heaven’s Gates Of Dark” color=”#D46D00″]

Tsuyama Atsushi : monster bass, voice, soprano sax, cimpo flute, soprano recorder, acoustic guitar, cosmic joker
Higashi Hiroshi : synthesizer, dancin’king
Shimura Koji : drums, latino cool
Kawabata Makoto : electric guitar, electric bouzouki, sitar, organ, percussion, electronics, speed guru

Recorded at Acid Mothers Temple, Japan
Produced & engineered by Kawabata Makoto
Digital mastered by Yoshida Tatsuya
Members photo by Justin “God” Waters
Photos by Kawabata Makoto
Art work by Shigeno Sachiko
Special thanks to Ghost Rails Inn

Tracklist

1. Chinese Flying Saucer (12:03)
2. Chakra 24 (4:07)
3. Back Door Man Of Ghost Rails Inn (15:17)
4. Shine on You Crazy Dynamite (21:57)
5. Electric Death Mantra (19:22) [/box]

Francesco D'Elia
Francesco D'Elia
Francesco D'Elia nasce a Firenze nel 1982. Cresce a pane e violino, si lancia negli studi compositivi e scopre che esiste anche altra musica. Difficile separarsene, tant'è che si mette a suonare pure lui.

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