giovedì, Aprile 25, 2024

Baker Brothers, la foto-intervista @ Indie-Eye

Nei vostri dischi avete sperimentato con vari generi, non solo il funk-jazz che vi contraddistingue. Ad esempio, in The Bottom Rung ci sono dei synth che potrei definire space-prog. Come è nata quella canzone e quell’assolo di synth in particolare?

G: Anche quella canzone è stata scritta da Paul. È arrivato con il testo e con un’idea di base sulle musiche, dopodiché ci abbiamo lavorato assieme, cercando il giusto mood ed il giusto sound. Così Scott ha suonato quell’assolo ed ha fatto un ottimo lavoro. Fa suonare la canzone in un ottimo modo, le dà un tocco spaziale e al tempo stesso un tocco rock.

Un altro esempio dei vostri esperimenti era su Bakers Dozen, in Walk Into My World. In quel caso avete giocato con dei beats di matrice hip-hop. Da dove è venuta questa idea?

C: In quel periodo stavamo collaborando con Vanessa Williams, un’ottima cantante con cui abbiamo lavorato più volte. Partecipò anche alla scrittura di alcune canzoni, tra cui quella. Collaborando con musicisti al di fuori della band, che hanno un background differente, viene più facile provare qualcosa di diverso, fare entrare nelle canzoni altre influenze rispetto a quelle che ci ispirano di solito. In questo caso è andata così, ci è venuto naturale giocare con questi beats assieme a Vanessa. Abbiamo provato ed è andata molto bene.

E cosa pensate dell’hip-hop in generale, dal punto di vista di una band che suona black music?

G: Penso che per l’hip-hop si possa fare lo stesso discorso che si fa per ogni altro genere: c’è dell’hip-hop buono ed altro che invece lo è meno. Ad esempio a me piacciono molti artisti, anche se non credo che gli altri della band siano d’accordo con me: da Mos Def ai De La Soul, e naturalmente Tupac Shakur!

Qualche anno fa avete condiviso il palco con Sly & The Family Stone. Come è stato suonare assieme ad una leggenda del funk?

C: in quell’occasione ho capito che a volte è meglio non incontrare i propri eroi, perché nella mia mente avevo l’immagine del suo concerto a Woodstock, mentre cantava I Want To Take You Higher con tutto il suo carattere, la sua forza, la sua voce incredibile. Quando abbiamo avuto l’opportunità di suonare prima di lui invece ho visto un uomo vecchio, provato dagli anni e dagli eccessi, tanto che durante lo show è riuscito a cantare solo quattro canzoni, mentre il resto dei brani è stato cantato da altri. Quindi da una parte è stato sicuramente grandioso suonare sul suo stesso palco, anche perché il nostro concerto è andato molto bene, ma dall’altro lato è stato anche molto triste, perché vedere un eroe ridotto così non è per niente bello.

 

I Baker Brothers online

I Baker Brothers su Myspace

La foto-galleria completa realizzata da Francesca Pontiggia

 

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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