giovedì, Marzo 28, 2024

Oldpolaroid – Nina (Mechanism, 2012)

È assai strano che col passare degli anni l’evoluzione della Storia e della tecnica vada di pari passo con l’innamoramento del passato, del ricordo, in una parola, del vintage. Osservabile un po’ ovunque, in campo musicale se ne hanno numerosi esempi, a partire dal riscoperto amore per il vinile (15% di vendite in più nel 2012 in Italia, follia di un settore non in recessione).

Ora, si prenda il caso di questo progetto siciliano (con alle spalle l’EP Man Who Hate Women), con al centro l’artefice Francesco Cipriano, alla destra la voce di Zoe Berlin e alla sinistra la batteria di Enzo Cimino. È quel che potrebbe dirsi tranquillamente e superficialmente musica vintage, anche in omaggio al nome di battesimo prescelto. Ma l’operazione non porta con sé intenti revivalistici o, peggio ancora, necrofili: l’obiettivo è quello di “re-contestualizzare” situazioni sonore appartenenti a plurimi passati, e non ad uno solo.
In Nina convivono agilmente elementi di pop garage anni ‘60 (sul quale una band come i Raveonettes ci ha costruito una carriera), soprattutto nel suono della batteria di Cimino (si veda il groove di Connie Won’t Let Your Family Adopt A Cat),suggestioni di elettronica di matrice britannica anni ‘90 (Dreambox) e addirittura linee melodiche che sembrano riecheggiare anni ‘50 (la ballata Better Off Wet, deliziosa, stile A Summer Place, con tanto di inserti atonali, che vede anche Alessandro Fiori, presente poi un po’ dappertutto, a violino e organetti), quando non addirittura anni ‘30 (la gershwiniana Dear Mom e le morbidezze di Not A Love Song).
Talora le suggestioni sono ancora più devianti, poiché l’utilizzo scarno della chitarra elettrica suggerisce Velvet Underground in atmosfere più ludiche del solito e le acustiche vanno addirittura a lambire certe produzioni minimali pumpkinsiniane (Moneback).
In tale vastità di materiale, eterogeneo sì, ma assemblato con gusto e coerenza sonora, si può dunque immaginare che questo disco sia stato concepito come l’aprire un bagaglio di immagini, di ricordi e, ovviamente, di dischi. Che Cipriano e soci ne abbiano ascoltati tanti si vede, ma si sente soprattutto che li hanno digeriti molto bene, nell’evitare sapientemente l’impressione del “troppo già sentito” e nel fissarli in una serie di istantanee dai colori sfumati ma delle quali, proprio per tale caratteristica, vien voglia di ricordare il luogo e il tempo.
E in tutto ciò resta l’impressione di aver voluto dar sfogo ad una voglia di musica “leggera” ma mai inconsistente: materialmente una fotografia pesa poco ma in essa può essere racchiuso un pezzo di esistenza. Interventi, fra gli altri, di Laura Loriga (Mimes of Wine), Enrico Pasini (Beatrice Antolini) e Massimiliano Raffa.

 

 

 

Francesco D'Elia
Francesco D'Elia
Francesco D'Elia nasce a Firenze nel 1982. Cresce a pane e violino, si lancia negli studi compositivi e scopre che esiste anche altra musica. Difficile separarsene, tant'è che si mette a suonare pure lui.

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