Che ricordo avete dell’esperienza Ocropolis [spazio per performance/registrazione costruito da Oneida & friends a Williamsburg] portata dal vivo all’All Tomorrow’s Parties?
KD: Oh, un ricordo stupendo. Era l’ATP curato dai Flaming Lips nel 2009. Eravamo i primi a portare delle jam sessions al festival e la sperimentazione durava per 24 ore nonstop, la gente poteva venire ad ascoltare in qualsiasi momento. Ebbene gli Akron si sono uniti a noi.
MS: Ce lo avete chiesto perché probabilmente eravamo gli unici che riuscivano a restare svegli.
[Ridono].
KD: Probabilmente sì.
MS: Eh sì, tutti gli altri erano belli belli a dormire.
KD: Ci troviamo molto in sintonia.
SO: Comunque quando abbiamo chiesto a Kid di unirsi a noi in questo tour in Italia, le cose non erano propriamente pianificate. Non avevamo idea che gli Oneida avessero un certo seguito nel vostro paese… anche noi abbiamo un nostro pubblico qui, tutto ciò è stupendo. Molte band americane hanno un loro seguito in Germania, in Francia e così via: sorprendentemente entrambe le nostre band vanno bene in Italia!
MS: Ti dirò di più. Voglio investire in contatti qui, mi piace proprio la cultura del posto. È proprio un paese in cui vorrei vivere, a prescindere che ci venga a suonare oppure no. Inoltre la tradizione jazz è molto forte. Più invecchiamo e cresciamo come musicisti più vogliamo sperimentare, anche non necessariamente muovendoci come una band vera e propria. Non che non ci piaccia il formato band, anzi siamo molto affiatati. Anche Dana [Janssen], il nostro batterista, sta lavorando al suo progetto solista, Dana Buoy, l’album esce a Maggio e lui è in tour proprio adesso negli Stati Uniti. Ma, dicevo, ognuno di noi vuole esprimersi anche a suo modo, sia come musicista che come individuo, avere l’opportunità di farlo. Solo in questi pochi giorni di tour con questi due ragazzi sento di aver imparato un sacco. Ho suonato con Seth per anni e anni e ancora oggi scopro dei lati inediti della sua personalità musicale. C’è un elemento cardine nuovo in questo progetto e lo stiamo tutti e tre affrontando come individui più che come una band. Nella musica rock molto spesso si tende a non voler crescere e cambiare, non fa parte della cultura. Nel jazz invece questo desiderio di sviluppo è più forte.
Ho sentito i pezzi nuovi che avete suonato ieri sera in radio…
SO: Grande!
Mi ha colpito molto Boundless. Quanti pezzi avete scritto da quando siete arrivati?
SO: Ne abbiamo suonati un bel po’. I pezzi nuovi sono nati per lo più dal vivo, ma molti non sono ancora finiti. [Li contano] Credo 8 in totale. (continua alla pagina successiva…)