I testi sono ispirati a quello che vi capita on the road?
MS: Ah, i testi sono un misto di ispirazione, c’è dentro di tutto.
SO: A dire il vero non li abbiamo scritti tutti ex novo dal nostro arrivo in Italia. Prima di partire ci siamo ritrovati per le prove a New York nel mese di Gennaio. Abbiamo suonato canzoni di Akron, Oneida e parecchie jam. Solo due settimane prima di venir qui ci è venuto in mente di comporre materiale nuovo, non avevamo alcuna idea di cosa potesse uscirne fuori. Come sai registreremo i brani al nostro ritorno e siamo molto eccitati all’idea. Non so perché ma non vedo l’ora di tornare a inciderli. Mi vengono in mente tutte queste immagini, questi colori, suoni, idee e voglio fissarli. Alcuni pezzi che suoniamo dal vivo sono miscugli di idee che avevamo prima, che ci mandavamo l’un l’altro sottoforma di demo e che magari sentivamo in macchina. Parte dei testi riflette il periodo pre-partenza, sono stati concepiti in America. Un’esperienza come questa ti dà l’opportunità di concentrare tutto in poche settimane e mantiene una freschezza legata al momento. Spesso quando si lavora ai dischi degli Akron/Family il processo è davvero lungo, ci si concentra per un sacco di tempo, ci sono momenti di buona e momenti di blocco, ma si è sempre concentrati su quello. È ottimo, ma a volte si perde una prospettiva più… immediata. Capisci che intendo? I primi cinque dischi di Bob Dylan son stati registrati in manciate di giorni…
MS: E son venuti decisamente bene.
SO: Oppure iniziava una jam sulla strada per lo studio… Molti dei miei dischi preferiti hanno avuto una gestazione simile. Catturano il momento, le impressioni estemporanee dei musicisti coinvolti, magari mantenendo qualche piccolo errore. Suonano umani. (continua alla pagina successiva…)