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Domani è un altro giorno di Simone Spada: recensione

Domani è un altro giorno è un film che esiste oltre alle ragioni di strategia commerciale solo grazie al lavoro dei propri attori protagonisti. Sono loro l’unica caratteristica italianizzante capace di smarcare questo remake del film spagnolo-argentino “Truman – Un vero amico è per sempre” dalla scansione chirurgica della fotocopiatrice. Il film diretto da Simone Spada è infatti tanto forte ed evidente nella serietà del calco dell’originale che anche l’impostazione tonale italiana, quella singolarità di un certo cinema drammatico così versata nell’utilizzo della comicità per sviscerare il tragico, è minima al confronto della pratica mimetica in cui concentra la propria azione. Le interpretazioni di Marco Giallini e Valerio Mastandrea sono elementi interni di questa cornice banalizzante che contravvengono alla regola e portano la loro misura personale nel gioco ripetitivo, innescando un investimento emotivo non indifferente e valorizzando questa operazione cinematografica altrimenti inscatolata nella propria furba lungimiranza.

Il positivo del film appartiene alla loro presenza in coppia o in solitaria, all’unione delle tecniche recitative e alla chimica percepibile in certe declinazioni dello sguardo, in certe posture, in certi fenotipi emotivi esaltati dallo schermo. La storia dei due amici Giuliano e Tommaso e di Pato, cane del primo, in un momento decisivo della vita per Giuliano è in questo senso una piattaforma narrativa perfetta per utilizzare la relazione attoriale dei due ai fini della rappresentazione di un’amicizia capace di emozionare per intensità e coinvolgere per senso dell’autenticità. La sincerità della prova di Giallini e Mastandrea rintraccia nella trama scopiazzata una filigrana tragicomica libera dal patetismo e dalla scorciatoia emozionale, agganciata ai loro volti accartocciati e al vibrato delle loro voci borbottanti, e quindi agile a scartare lo spesso muro di indifferenza suggerito da una regia muta e poco ispirata, competente ma incapace di generare trasporto o anche solo di incitarlo.

È sempre e solo la combinazione tra il mutismo rognoso di Mastandrea e l’esuberanza sorniona di Giallini a fare cinema valido, il ritmo in levare del primo e il lavoro del secondo sul corpo a inventare un equilibrio tra commedia e dramma fatto di segni fisici sfuggenti all’arco drammatico prevedibile, momenti di sollievo comico inclassificabili e frammenti di verità tragica misurata con cura. L’emozione nasce dalla percezione della loro partecipazione, del momento cinematografico prodotto dai loro incontri, scontri e ritorni, e dalla sensazione di un’amicizia vera esistente oltre le regole dello schermo e la chiusura frettolosa della storia. Domani è un altro giorno è quindi il risultato ottenuto da due attori in grado di sollevare una storia freddamente impostata dietro la macchina da presa con la spinta delle espressioni, con la forza gravitazionale propria dei volti e del linguaggio del corpo, capace di trasformare l’atto in gesto e di lasciare un segno superiore alla qualità del film.

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