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Carol di Todd Haynes a Cannes 2015: l’incontro con l’autore e il cast

Ambientato a New York nel 1950, Carol è il nuovo film di Todd Haynes, al centro la storia di due donne provenienti da un diverso contesto sociale. Therese Belivet, interpretata da Rooney Mara è una commessa ventenne che lavora in un negozio di Manhattan, nel sogno di una vita più soddisfacente. Incontrerà Carol (Cate Blanchett), una donna intrappolata in un matrimonio senza amore. Tra le due si stabilirà una immediata sintonia che diventerà sempre più intima. Quando Carol sarà libera dai confini del matrimonio, il marito (Kyle Chandler) metterà in discussione la sua bontà come madre dal momento in cui la relazione con Therese verrà alla luce. Lasciare i confort sociali di una vita casalinga consentirà a Carol di scoprire se stessa e un nuovo senso dello spazio insieme alla giovane donna.
Il film è scritto da Phyllis Nagy (Mrs. Harris) come adattamento del noto romanzo scritto da Patricia Highsmith e intitolato “The price of salt”

Per riprodurre la stessa atmosfera della New York descritta dalla Highsmith, Carol è stato filmato in Ohio, a Cincinnati, nel corso di 35 giorni. Le costruzioni ante guerra e gli appartamenti della città rispecchiano lo stile della New York del ’50, e hanno consentito di lavorare su un set naturale dal grande impatto realistico.
Secondo il produttore Stephen Wooley, Carol è molto fedele al romanzo, frutto di un’arte invisibile che riesce a restituire il senso e l’atmosfera delle pagine della Highsmith in termini visivi.
Anche in questo senso, la fotografia in Super 16 mm di Ed Lachman, fa pensare alle qualità cromatiche di un 35mm di quel periodo; “Todd e io abbiamo una relazione simbiotica – ha detto il noto direttore della fotografia, che con Haynes ha già lavorato per I’m Not there, Mildred Pierce e Far From Heaveninsieme abbiamo scoperto il linguaggio di questo film, che mi piace chiamare realismo poetico, in riferimento a certi fotografi della metà del novecento“. È un approccio questo, che ha consentito ai due di esplorare quell’allure poetica che circondava le cose in quegli anni, da un punto di vista soggettivo “la fotografia, racconta una verità psicologica – aggiunge Lachman nelle note stampa allegate al film – ecco perché con Todd cerchiamo di documentarci sempre sul contesto visivo che circonda la storia, implementando gli aspetti psicologici nel modo in cui la macchina da presa deve muoversi, nel modo in cui sono disposte le luci e nel modo in cui la scenografia e i costumi vengono scelti

La Blanchett, durante la conferenza stampa cannense, ha confermato questo approccio dicendo quanto il lavoro di Haynes in fase di pre-produzione sia fondamentale per l’immedesimazione nel personaggio e per la preparazione dell’attore, Haynes comunica infatti tutte le scelte e le ricerche visuali e come sarà il film a livello di atmosfera, offrendoti un senso “di quello che è intorno a te, piuttosto che quello che dovrai fare –  ha aggiunto l’attrice – quando conosci la messa in scena, quando sai come sarà l’inquadratura, è più facile portare dentro la giusta energia. Le fotografie realizzate da donne sulle quali si è basata la documentazione di Todd, tra cui il lavoro di Vivian Maier, sono diventate un riflesso esattamente come le fotografie di strada, in questo senso i riferimenti visuali sono stati l’ispirazione principale per questa particolare esperienza

In conferenza stampa ci si aspettava le solite domande gossippare e inessenziali, con i neuroni spediti temporaneamente in pensione, tant’è questo è il nuovo trend e la nuova scuola giornalistica, ormai allineata con le inutilities dei social network, anche quando queste vengono pensate a partire dal punto di vista dei  “professionisti”. Tra le domande ad alto tasso di inutilità è stato chiesto all’attrice australiana se la sua supposta relazione amorosa con alcune donne, come avrebbe dichiarato in una precedente intervista rilasciata a Variety, fosse stata un propellente importante per preparare il ruolo di Carol; la Blanchett ha detto che alla domanda posta da Variety, ovvero se avesse avuto relazioni con donne, aveva risposto di si, ma che la rivista si era dimenticata di stampare la parte più importante, ovvero che queste relazioni non erano di natura sessuale, ma al di là di questo, la domanda (di un giornalista italiano) le ha anche consentito di dimostrare la sua proverbiale intelligenza: “il punto però è un altro – ha aggiunto – nel bel mezzo del 2015, chi è interessato ad una domanda del genere?   Consideratemi pure una persona vecchio stampo, ma credo che il mestiere d’attore non consista nel raccontare un piccolo, noioso universo personale, ma nello stabilire una connessione psicologica con l’esperienza di un altro personaggio, così da poter presentare al pubblico qualsiasi cosa ad eccezione del mio mondo personale. La mia vita privata non interessa a nessuno, o forse si, ma io non ho alcun interesse a condividere le mie opinioni personali fuori da questo contesto. Quello che mi interessa è svolgere il mio lavoro d’attrice, essere un’attrice, e rendere tangibile qualcosa di bello insieme ad altre persone (N.d.a indica Todd Haynes)”

E a proposito di esperienza tangibile, a chi chiedeva ad Haynes come fosse riuscito a rendere l’immagine e il suono del suo film così pura, il regista americano ha ribadito quanto la documentazione fotografica sia stata importante per la resa del film, citando non solo il lavoro di Vivian Maier, ma anche quello di Ruth Orkin, Esther Bubley, Helen Levitt; è un tipo di sguardo che ha consentito ad Haynes di capire come guardare, come filmare attraverso il riflesso di una finestra, o semplicemente attraverso la testimonianza di un’esperienza ottica.

Sulla scelta di lavorare in modo sottile in termini di soggettività, Haynes ha detto quanto la differenza tra il libro e il film sia quella di aver privilegiato un punto di vista più complesso basato sullo scambio tra Carol e Therese, senza scegliere una delle due e cambiando la loro stessa prospettiva anche in termini percettivi, ripetendo uno stesso punto di vista con una diversa modalità, a questo proposito Haynes ha citato “Breve incontro” di David Lean, come riferimento specifico, in relazione al personaggio di Mark, e ad un cambiamento che viene testimoniato da una sequenza ripetuta, il cui punto di vista muta di senso.

La Blanchett ha anche detto che per prepararsi al ruolo, oltre al libro della Highsmith, ha letto moltissimi romanzi che raccontavano di relazioni tra donne, spesso scritti da outsider sempre intorno agli anni cinquanta e con un finale meno positivo di quello di “The price of salt”. In questo senso, ha detto l’attrice australiana “non c’erano gruppi di supporto in quegli anni, e l’isolamento di queste persone, era l’aspetto dominante

Sia la Blanchett che Haynes, si sono trovati d’accordo nel dire che niente e tutto è cambiato, perché la possibilità di realizzare film come questo, non garantisce una posizione centrale nel dibattito: “la relazione sessuale tra due donne è meno frequente nel cinema mainstream rispetto a quella tra due uomini – ha detto Haynes in conferenza stampa – La ragione per cui film come Brokeback Mountain oppure Milk hanno preceduto la realizzazione di un film come Carol è perché il pubblico maschile non ne veniva escluso. E il pubblico maschile è quello di riferimento per il marketing Hollywoodiano

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