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È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino: recensione, #Venezia78 – Concorso

È stata la mano di Dio è parte di un racconto di formazione, è un capitolo, un filamento. Strofa dopo strofa si infittisce l’elenco dei marginali. La recensione del nuovo film di Paolo Sorrentino, in concorso a #Venezia78

Set of "The hand of God" by Paolo Sorrentino. in the picture Filippo Scotti. Photo by Gianni Fiorito This photograph is for editorial use only, the copyright is of the film company and the photographer assigned by the film production company and can only be reproduced by publications in conjunction with the promotion of the film. The mention of the author-photographer is mandatory: Gianni Fiorito. Set della serie Tv "E' stata la mano di Dio" di Paolo Sorrentino. Nella foto Filippo Scotti. Foto di Gianni Fiorito Questa fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.

Non c’è manierismo, non c’è l’inerzia che travolge ogni slancio in avanti, c’è la gioia di guardare come la concepiva Walter Benjamin, Paolo Sorrentino si scopre, si mostra, trionfa.

È stata la mano di Dio è parte di un racconto di formazione, è un capitolo, un filamento. Strofa dopo strofa si infittisce l’elenco dei marginali, ognuno ha il suo spazio, lo sfortunato, l’escluso, il mite, la bistrattata, la prostituta ingiuriata.

Poi c’è Fabietto su un sentiero di ricerca senza parole, un’anima gentile, innocua che osserva ogni cosa, cercando da qualche parte il suo destino. Filippo Scotti è magnifico, il suo sguardo inquieto e curioso si apre su questa realtà così rumorosa rendendo tutto intimo e personale. Solo Toni Servillo riesce a togliergli la scena, interpretando suo padre, così indolente e poetico.

C’è una particolare empatia che lega i personaggi anche se ciascuno di loro si fa prendere dalle proprie fragilità, come se tutti i loro corpi pulsassero all’unisono, trasformandosi in un unico organismo dal cuore palpitante. Napoli è l’altra grande protagonista, chiassosa, tenera, esplosiva, tutto è palpabile, sembra di viverla, di sentire i profumi, i gas di scarico, osserviamo ogni scena con soddisfazione.

Maradona stesso diventa parte integrante del luogo, di ciò che abita la mente delle persone. L’idolo, l’uomo che ha reso fiero i napoletani, è lì anche lui, prima vagheggiato, sognato e poi in carne e ossa, un miraggio che si è fatto realtà, ma ciò che più interessa a Sorrentino è quanto quest’uomo abbia influito sulla vita di chiunque, di come abbia risvegliato l’anima di tutti.

È il punto di equilibrio in un mondo in cui le relazioni sono tutt’altro che semplici.
Maradona è ciò che il cinema diventa per Fabietto, un’evasione, un altrove dove ripararsi, la possibilità di rielaborare in forma autonoma i propri ricordi in un caleidoscopio di figure familiari che si arricchiscono di risonanze insolite.

È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino (Italia 2021 – 130 min)
Interpreti: Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Ciro Capano, Enzo Decaro, Sofya Gershevich, Lino Musella
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino
Fotografia: Daria D’Antonio
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Scenografia: Carmine Guarino
Costumi: Mariano Tufano

RASSEGNA PANORAMICA
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Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine
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