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Educazione affettiva di Federico Bondi e Clemente Bicocchi: la recensione e l’incontro con gli autori

È la complicità e il divertimento, inteso come partecipazione ad un gioco collettivo, uno degli aspetti più importanti che ha animato la lavorazione di “Educazione Affettiva“, lo ha detto chiaramente Federico Bondi durante l’incontro stampa di presentazione del film, sottolineando come l’unico approccio possibile per il progetto condiviso con Clemente Bicocchi, fosse quello di creare un punto di vista fluido, costantemente messo in discussione nella relazione complice tra realtà filmata ed esperienza. Una vitalità già presente in “Mar Nero”, opera che alimentava la sua forza proprio dal crocevia tra storia personale e racconto di viaggio, confondendo affabulazione ed autobiografia. E in questo senso, il progetto nato in seno all’attività formativa della Scuola Pestalozzi di Firenze, è qualcosa di più rispetto ad un documento sulla vita di una quinta elementare, proprio perché seguendo gli stimoli e le indicazioni emotive dei ragazzi coinvolti, delinea il processo della scrittura nel suo farsi, testimoniando quel passaggio dall’infanzia all’adolescenza come se fosse un vero e proprio racconto di formazione.

Sono quindi gli spazi di condivisione, i materiali, la musica di Morricone scritta per “Nuovo Cinema Paradiso”, la cui visione viene inserita nelle attività didattiche, le lezioni di “Educazione affettiva” come dimensione relazionale e sopratutto la gita scolastica, luogo diverso dalla protezione dell’aula, dove l’emotività dei ragazzi e il loro scambio con gli insegnanti viene messo alla prova in un rapporto più ampio con gli elementi della natura.

Un contesto delicato, dove la presenza autoriale poteva correre il rischio di organizzare il materiale secondo un indirizzo preciso, accentrando il flusso creativo e in qualche modo irregimentandolo; al contrario Bondi/Bicocchi rimangono su quel confine tra invisibilità e presenza, sguardo oggettivo e assimilazione di tutti i punti di vista,  da quelli dei ragazzi fino al percorso didattico impostato da Matteo Bianchini, uno degli insegnanti della scuola, che insieme a Graziano Giachi, Letizia Franciolini  e Paolo Scopetani, ha partecipato alla sceneggiatura del film.

Ne viene fuori l’immagine di una scuola possibile, che individua nel processo creativo l’aspetto più importante dell’educazione affettiva, intesa non solo all’interno del rapporto di relazione, ma anche come azione, produzione, operare in un contesto collettivo per “commuovere lo spirito”.

Il riferimento non è semplicemente etimologico, ma coinvolge anche la prassi filmica; prima di tutto nel lavoro di squadra, che Bondi ha descritto come vera e propria ossatura del film, materia prima fornita dai ragazzi stessi, “storia di amicizia che coinvolge un gruppo e che ci ha condotti verso la realizzazione di un film corale dove ad emergere non è un punto di vista univoco“; in secondo luogo per il modo in cui la scrittura cavalca questi continui slittamenti di senso trasformandoli in un processo di scrittura in continua trasformazione, non ci riferiamo semplicemente alle occasioni formative che diventano di volta in volta segni ed elementi del discorso, ma anche al rapporto tra materia diegetica ed extradiegetica, basta pensare alla musica composta per il film da Marco e Saverio Lanza, conosciuti con l’acronimo di PASTIS, dove il passaggio dal gioco collettivo dei bambini al suono è elaborato con gli stessi processi creativi che animano le loro performance tra immagini e musica, con tutti gli elementi in campo, dagli strumenti al materiale audiovisivo, parte integrante del discorso musicale complessivo; nel caso di “Educazione affettiva” sono i rumori ambientali, il battito delle mani, gli elementi della natura, la relazione dei ragazzi con gli oggetti, a mutare progressivamente nel flusso ritmico trasformando in colonna sonora gli elementi dell’esperienza auditiva documentata.

Alla fine. l’occhio non mantiene più il distacco iniziale” ha detto Clemente Bicocchi “perché diventa parte del contesto, si tratta di un grado di penetrazione nella storia che richiede tutto il tempo dell’ascolto, e che progressivamente si trasforma in un rapporto di scambio che non limita il punto di vista a quello degli autori e dei formatori. In questo senso è stato molto importante mantenere il punto di vista dei ragazzi, anche in termini di altezza; mettersi al loro livello

E come ha evidenziato Enzo Coluccio, produttore del film, quello che colpisce in “Educazione Affettiva”, al di là delle occorrenze didattiche e formative legate alla Scuola Pestalozzi, sono tutte le dinamiche legate all’infanzia, come momento di grande creatività.

Un gioco libero, poetico e indiretto, in senso Pasoliniano.

“Educazione Affettiva” esce domani, 3 febbraio 2015 nelle sale toscane. La prima è prevista per le ore 21:00 allo Spazio Alfieri di Firenze alla presenza degli autori e dei formatori che hanno partecipato alla realizzazione del film. A seguire un secondo spettacolo alle 22:30. Il film, oltre alla programmazione all’Alfieri, entrerà nel circuito delle sale Toscane e sarà proiettato contemporaneamente anche nelle scuole. Le date per ora confermate sono quelle al Cinema Comunale di Pietrasanta il prossimo 23 Febbraio e al Cinema Comunale di Cavriglia il 27  febbraio. Il film sarà programmato anche all’Istituto Stensen di Firenze durante il marzo del 2015.

 

 

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