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Laurie Anderson a Venezia 74: La Camera Insabbiata, un progetto di cinema VR

Mi sembra un sogno che diventa realtà. Perché [la Realtà Virtuale] sintetizza quello che ho sempre cercato di fare attraverso tutte le forme che ho utilizzato. Musica, scultura, cinema. Liberarmi completamente del corpo”.

Laurie Anderson è eccitata quando presenta alla stampa il suo nuovo progetto condiviso con l’artista transmediale Taiwanese Hsin-Chien Huang. Le due installazioni ancora in corso al MASS MoCA, il museo d’arte contemporanea del Massachussets, sfruttano la tecnologia VR (n.d.a. Virtual Reality) consentendo ai visitatori la visita degli ambienti virtuali con un set di occhiali e cuffie. Nel primo dei due ambienti,”Aloft“, le pareti di un aeroplano si dissolvono lentamente lasciando i passeggeri ad una libera fluttuazione tra le nuvole. Una serie di oggetti cominciano a muoversi tutt’intorno, tra questi: un corvo, un fiore, una conchiglia, un cellulare. Ognuno di questi può essere afferrato e trattenuto. Ed è proprio in questo momento che la voce di Laurie Anderson emerge come storyteller oppure citando alcuni frammenti letterari, fino a quando l’oggetto trattenuto non viene rilasciato nuovamente al suo viaggio aereo. “The Chalkroom” è la seconda installazione ed è costituita da testi di canzoni e frasi disegnate con un tratto bianco su pareti nere.

Laurie Anderson – The Chalkroom

Sand Room, il nuovo progetto di Laurie Anderson condiviso con Hsin-Chien Huang e già tradotto come “La camera insabbiata“, è uno dei titoli della nuova sezione dedicata dalla 74/ma mostra internazionale del Cinema di Venezia alla sperimentazione VR. Sulla carta sembra prendere le mosse da “The Chalkroom” visualizzando spazi interattivi che possono essere esplorati volando o scivolando. Le pareti sono costituite da grandi lavagne riempite con lettere e testi.

Dopo l’esperienza del 2016 con “Jesus VR”, Michel Reilhac, che ha programmato la sezione Venezia VR insieme a Liz Rosenthal di Power to the Pixel, ripropone il VR Theatre con 50 posti e il nuovo spazio presso il Lazzaretto Vecchio, collegato da un servizio navetta dedicato che consentirà di accedere all’isola e a ben 4000 metri quadri di installazioni. 

In quella della Anderson c’è una stanza dove qualsiasi visitatore può cantare la propria canzone, creando una scultura a partire dalla voce. Sempre all’interno della stessa è possibile vedere le sculture dei visitatori precedenti; toccandole, si ascoltano la canzoni che le hanno materializzate. 

VR è una tecnologia di solito utilizzata per il gaming e per alcuni sparatutto avanzatissimi – ha dichiarato Laurie Anderson prima dell’installazione programmata per il MASS MoCA e normalmente ha un’estetica molto chiara, brillante, visibile. Al contrario abbiamo cercato di realizzare qualcosa che facesse emergere le ombre e l’oscurità

Non è la prima volta che Laurie Anderson tenta la strada della tecnologia VR, la prima intuizione viene condivisa con il direttore dell’Artangel di Londra, Michael Morris, collaboratore dell’artista americana sin dai tempi di “O Superman”. Il progetto embrionale era dei primi anni novanta e avrebbe coinvolto anche Peter Gabriel. Non fu sviluppato per le limitazioni tecnologiche, ma il loro interesse per la simulazione virtuale è confermato dal progetto di Christine Whittaker intitolato Passage e parte del grande allestimento “Real World Barcellona” ideato nel 1992 dalla Anderson insieme a Gabriel e Michael Morris. La tensione verso la tridimensionalità è chiarissima in moltissime delle sue Performance da Delusion all’esperimento ologrammatico su tre dimensioni di “From The Air” , parte della prima mostra di pittura della Anderson intitolata “Boat” e allestita alla Vito Schnabel Gallery di NY nel 2012.  Già per Boat la Anderson definiva la dissoluzione del corpo come obiettivo perseguito per descrivere il fluttuare di una coscienza “bodiless” ed espansa: ” Boat parla del corpo: il corpo che si dissolve, il corpo che lascia segni, il corpo su scala ridottissima, disegnare e cancellare il corpo. Avrei potuto chiamare l’intero progetto “Corpo” invece di “Boat”, ma in quel caso non avrebbe suggerito con la stessa efficacia il modo in cui noi cerchiamo di fluttuare in un vasto luogo mutevole

Laurie Anderson – Delusion

Per Laurie Anderson la realtà virtuale è il coronamento di un percorso che ha sempre messo al centro una sintesi complementare tra corpo pulsante e battito microfonico, device elettronico e danza, drum-machine e corpo, stand-up comedy e interattività. Questa tecnologia spinge l’arte della Anderson alla formulazione di storie intorno a quei focolari elettronici adesso pienamente partecipativi. Un viaggio tra gli oggetti e i pensieri che non la coinvolge direttamente come performer, stabilendo una comunicazione intima tra la sua voce e il fruitore. 

Laurie Anderson – La Camera Insabbiata

Laurie Anderson ha collaborato a più riprese con Hsin-Chien Huang; il loro primo esperimento condiviso, il CD-ROM interattivo Puppet Motel, risale al 1995. Lo spirito era molto simile a quello di “The Chalkroom” e “La camera insabbiata”, dove l’esplorazione di stanze virtuali, la materializzazione e la creazione di segni, gli oggetti da spostare e modificare, coinvolgevano il fruitore in un’esperienza scopica e creativa allo stesso tempo. La musica era ancora al centro, tradotta dal designing di Hsin-Chien Huang in una forma permeabile che superava la dimensione chiusa del brano. Con la nuova tecnologia VR le ultime barriere compositive tra artista e fruitore sembrano dissolversi totalmente e la “canzone” diventa un soggetto nomade tra espressione personale e segno, scultura e simulazione tattile, presenza e assenza. 

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