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The House of branching love di Mika Kaurismäki: la recensione

Scene da un matrimonio nella Finlandia colorata e chiassosa di Mika Kaurismäki che, in La casa degli amori stabili (The house of branching love), mette in scena crisi e redenzione di una coppia borghese, con toni che variano dalla commedia degli equivoci alla gangster story. Se l’equilibrio della mistura talvolta vacilla, ironia e cinismo intervengono a tempo debito per risollevare le sorti di un intreccio che – come spesso accade nelle opere dei fratelli Kaurismäki – non ha bisogno di cedere al realismo. Una prostituta muore, cadendo da un balcone. La sua amica prende i soldi e scappa. In un’altra casa una coppia sta esalando l’ultimo respiro: dopo anni di umiliazioni e tradimenti il rancore ha preso il sopravvento. Juhani e Tuula hanno ormai deciso – consensualmente, si fa’ per dire – di seppellire la loro unione. Per ironia della sorte Juhani è un consulente matrimoniale, impiegato statale mite e pigro, che si rifugia in cucina per sfuggire alle sfuriate di una moglie in carriera che ormai detesta. Al fondo rimane un nodo, un punto di non ritorno che ha ingrigito il loro amore, rendendo Juhani indifferente e Tuula isterica, e chiudendo ciascuno in un guscio di intolleranza e disprezzo. Attorno al nucleo di una coppia in rovina – che si autodistrugge quotidianamente fra dispetti e insulti – si agita un universo di esseri strani e pericolosi: vecchi mafiosi e ragazze disinibite, madri spietate e protettori, poliziotti e farfalloni. Per comodità e convenienza Juhani e Tuula scelgono di condividere la stessa casa fino a nuovo ordine, stilando un decalogo per sopravvivere alle angherie quotidiane. Naturalmente i codicilli verranno presto accantonati, per lasciare il posto all’orgia delle provocazioni reciproche. Dopo alcune disavventure, Juhani decide di vendicarsi della moglie, chiedendo aiuto al fratello, un losco individuo che gestisce un traffico di ragazze e gli procura un’amante a pagamento, la splendida Nina che, nel volgere di poche ore, si installa nella grande casa fuori Helsinki condivisa dalla coppia. Per tutta risposta, Tuula telefona a un amante occasionale, invitandolo a diventare il suo compagno ufficiale. Ragazza frivola con ciccione mansueto, donna bruttina con stallone in vacanza. La coabitazione a quattro, fra scambi di coppia e ripensamenti, è ulteriormente complicata dall’arrivo dei rispettivi amici, mentre la povera Nina si ritrova a essere oggetto del fuoco incrociato di forze dell’ordine e malavita organizzata. I tasselli, che la sceneggiatura ordinatamente dispone all’inizio, si compongono a poco a poco in un quadro che subito esplode, tradito dalla vivacità di sentimenti e passioni imprevedibili e violente, che smentiscono a poco a poco tutti i piani e gli inganni orditi dai protagonisti: Juhani vorrebbe provocare la reazione di Tuula, ma finisce per innamorarsi di Nina; Tuula vorrebbe rifarsi una vita, ma si ritrova travolta dalla gelosia per Juhani; i cattivi  Wolffi e Yrsa rimangono sconfitti a causa delle loro stesse macchinazioni. Parafrasando Shakespeare – citato dall’improbabile seduttore Pekka – tutti finiscono davvero per somigliare a “poveri attori che si agitano e si pavoneggiano per un’ora”. Tanto rumore per nulla: come in una commedia del bardo, dopo tanti strepiti e malintesi, tutto ritorna nei ranghi e la coppia scoppiata ritorna sui propri passi, mentre altri amori – più “giusti” e più stabili, per quanto possono esserlo i legami di coppia – fioriscono, completando il mosaico e rimettendo al loro posto le figurine impazzite. Nel frattempo lo spettatore, come il vicino di casa curioso e silente, osserva divertito la rappresentazione, una commedia umana che ha il ritmo della pochade e che scivola via leggera fino al prevedibile lieto fine.

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