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Dolor Y GLoria, una passione ancora accesa: Pedro Almodovar racconta il suo film a Cannes 2019

Dolor y gloria, la conferenza stampa con Pedro Almodovar, Antonio Banderas e Penelope Cruz a Cannes 2019

[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#ff9d35″ class=”” size=””]Una serie di eventi portano Salvador (un regista ormai al tramonto) ad incontrare delle vecchie conoscenze. Alcune in carne e ossa, mentre altre soltanto nei suoi pensieri. Sua madre, il suo primo amore e alcuni attori con cui ha lavorato in un periodo più colorato della sua vita. Pedo Almodovar presenta a Cannes 2019 il suo nuovo film, Dolor Y Gloria, interpretato da Antonio Banderas e Penelope Cruz[/perfectpullquote]

Una domanda per Antonio Banderas, Pedro Almodovar e Penelope Cruz: il film parla anche di dipendenza. Qual è la vostra?

Almodovar

“Una mia possibile dipendenza è quella di dormire almeno otto ore al giorno. Anche se pensandoci bene la più grande ossessione è quella di girare un film. Spero in continuazione di poter realizzare un nuovo film, anche perché l’idea di non riuscire più a creare qualcosa di nuovo mi spaventa molto.”

Antonio Banderas

“Come sapete ho avuto dei seri problemi al cuore ultimamente. Uscito dall’ospedale ho deciso che in un modo o nell’altro avrei percosco un cammino per ritrovare me stesso. Dolor y Gloria infatti mi ha aiutato moltissimo in questo mio percorso. Quindi posso dire che la mia ossessione attuale è quella di essere un Antonio Banderas nuovo.”

Penelope Cruz

“Dopo le prime riprese del film, mi sono resa conto di quanto ogni singola inquadratura potesse essere in realtà l’ultima. Nel momento in cui ho avuto questo pensiero mi sono sentita letteralmente persa. Mi sono chiesta: dove posso andare senza il cinema? Il cinema è la mia vita. Per me la parola cinema è sempre stata sinonimo di avventura dove si ricomincia e si impara sempre da zero. Ecco perché il cinema è la mia ossessione.”

Una domanda per Almodovar. Perché il titolo Dolor Y Gloria? Si potrebbe dire che nel film si tratti più di dolore piuttosto che della gloria?

Pedro Almodovar

“Credo che la gloria possa essere a volte un ostacolo e a volte una fonte di motivazione. Nel film mostro una persona che vive in un passato magnifico, appunto pieno di gloria. In qualche modo ho voluto relativizzare il dolore del protagonista. La gloria è rappresentata dal luogo in cui vive. Una casa di lusso che però continua a ricordargli il suo passato felice e pieno di successi.

Una mia ambizione è sempre stata quella di rendere I film il più vicino possibile alla mia personalità e mi rendo conto che a volte questa scelta può rappresentare un grande rischio. Nel mio caso il successo mi ha regalato la possibilità di poter realizzare i miei film, e allo stesso tempo, assumermi i rischi e le mie responsabilità. Ecco il senso del successo per me.”

“Ovviamente ieri sera è stato un grande successo. Ma i miei problemi in quanto persona rimangono sempre gli stessi nonostante la splendida serata . Il successo in questo caso può fare ben poco.”

Antonio Banderas

“Per quanto mi riguarda i premi non mi interessano. Ma i mesi in cui abbiamo girato il film sono sicuramente stati i migliori della mia vita, ed è un’esperienza che nessuno potrà togliermi, questo è il vero successo” afferma quasi in lacrime l’attore.

Una domanda per Pedro Almodovar: Dolor Y Grloria è un film ricco di emozioni. Fino a che punto si può parlare di realtà o di finzione?

“In Dolor y Gloria c’è una sottile linea che separa la realtà e la finzione. Io non ho mai vissuto in una grotta, ma so cosa significa vivere in condizioni precarie. I miei genitori erano immigrati e io personalmente ho vissuto questo evento con gli occhi di un bambino di nove anni. Credevo di vivere nel far west ed era bellissimo il mondo visto dai miei occhi. Vivevo in una vita parallela a quella reale, collezionando immagini di cinema.”

“Il film non parla letteralmente della mia vita. Ovviamente alcuni eventi non sono reali, mentre altri invece lo sono. Ed è proprio qui che la finzione entra in gioco. Ho cercato di raccontare una storia simile alla realtà, ma che allo stesso tempo ne prendesse le distanze.”

Per Almodovar. Si può parlare di autofinzione?

“Non bisogna prendere il film alla lettera, altrimenti il protagonista si chiamerebbe Pedro.
C’è una scena che però ritengo molto importante nel film e che potrebbe riassumere il mio pensiero. C’è una discussione molto accesa tra madre e figlio, dove la prima dirà di non sentirsi fiera del secondo. Il figlio cercherà di scusarsi per ciò che ha fatto, ma dall’altra parte arriva solo silenzio.
Ovviamente non ho mai avuto una discussione così con mia madre nel corso della mia vita. Tuttavia durante le riprese ho avuto l’esigenza di girare una scena di questo tipo e soltanto alla fine mi sono reso conto di quanto fossero importanti quelle immagini per me me e per il film.
Queste particolari scene rappresentano per il mio vissuto qualcosa di fondamentale: il modo in cui mi sentivo giudicato da bambino. Ero guardato in modo strano, senza alcun tipo di legittimazione. Quello che vedevo negli sguardi degli altri -e sapete bene quanto possa essere importante per una bambino- era uno sguardo di rifiuto. È stata un’esperienza difficile tanto quanto quella di una madre che guarda in modo sbagliato il proprio figlio. Sono stato sicuramente un bambino forte, ma è anche vero che è stata un’esperienza che mi ha segnato profondamente.”

Almodovar, ci sono altri progetti in cantiere per I prossimi anni?

“Il fantasma di non riuscire più a fare film è molto presente nella mia vista e il miglior modo di difendersi è scrivere sempre. In questo momento sto scrivendo i miei prossimi due progetti che spero vivamente di realizzare. Inoltre ho sempre paura che questa mia passione possa in qualche modo finire, ma per il momento vi assicuro che è più forte di sempre.”

 

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