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Pasolini di Abel Ferrara, la conferenza stampa a Venezia 71

In “Pasolini”, Abel Ferrara ci racconta le ultime ore di vita del grande scrittore e regista italiano  prima della sua  morte avvenuta la notte fra l’uno e il due novembre 1975 . Un film onirico e visionario, un intreccio di realtà e immaginazione interpretato dal suo attore feticcio Willem Dafoe

“Non ho mai detto di sapere chi avesse ucciso Pier Paolo, chi ha scritto questa bugia?” Esordisce così in conferenza stampa Abel Ferrara, rispondendo alla domanda riguardante la sua dichiarazione di qualche mese fa, a proposito della sua nuova opera. “Ho solo cercato di parlare della sua vita e del suo lavoro. Citando Pasolini stesso:”ciascuno riflette la propria vita”, questo è lo spunto da cui sono partito per sviluppare il film.”

Quest’anno ricorrono i 50 anni dall’uscita de “Il Vangelo secondo Matteo”, ha colto in qualche modo alcuni punti di contatto tra questa pellicola e il suo film?

Abel Ferrara: la tradizione del cinema è sempre la stessa, ci sono sempre stati dei film  controversi, molto spesso visti  in modo negativo che hanno portato a critiche che puntavano a distruggere quelle opere e i loro autori, come fossero roghi di libri.

Ninetto Davoli:  Pier Paolo è sempre stato nel mirino dei critici e delle critiche della gente verso la sua vita. Ha avuto qualcosa come 33 denunce, ma non si è mai fermato davanti a nessun ostacolo, come un cavallo coi paraocchi. La sua forza è stata il modo reale in cui scriveva e faceva film. Ha sempre messo la gente di fronte a cose che spaventavano.

– I lavori di Pasolini sono stati un grido contro il fascismo culturale. Ha fatto il film con questo spirito contro un periodo che sente troppo politically correct?

A.Ferrara: Credo che crescere omosessuale in un mondo prebellico, vivere in una salò tutti i giorni fino al ’45, e poi cadere vittima del consumismo americano abbia richiesto a lui e a quelli della sua generazione una forza sovrumana per andare avanti, derivata dal loro essere profondamente individui. Avrebbe potuto essere qui ancora oggi a far film. È questo che ho cercato di esprimere.

 -Signor Davoli, qual’è  la motivazione fondamentale che l’ha portata ad interpretare il suo personaggio nel film di Ferrara?  Come ha affrontato la  sceneggiatura?

N.Davoli: Ho affrontato la cosa in modo meraviglioso. Abel voleva fare questo film da almeno vent’anni. Ci siamo incontrati un paio di anni fa e lui mi fece un quadro generale dell’opera, dopo aver trovato un punto di incontro accettai. Lavorare con lui è fantastico, anche se come me, Abel è un pò strano (ride) Non ha voluto rappresentare tutto Pasolini ma solo alcuni aspetti della persona, perchè per raccontare tutta la sua storia servirebbero dieci film. Abel ha avuto l’idea di ricreare un film nel film (con la ricostruzione immaginifica di “porno-teok kolossal N.D.R.) e lo abbiamo fatto. Speriamo di aver agito bene e rispettato quello che avrebbe voluto Pier Paolo.

-Nel film si parla in due lingue: la scelta è stata fatta per facilitare l’attore Willem Dafoe o è un modo per comunicare la diversità linguistica e intellettuale dell’autore rispetto a chi lo circonda?

A.Ferrara: Bisogna pensare alle cose pratiche, era necessario che Willem Dafoe parlasse inglese, conosce l’italiano ma male, come me. In ogni caso non vedo Pasolini nella lingua, è un artifizio per fare nostro questo film. Mi interessa cosa esprimono le azioni, non il linguaggio.

-La scelta di Maria Callas come accompagnamento musicale non è casuale, come mai proprio la cavatina di Rosina?

Fabio Nunziata: La Callas faceva parte della vita di Pasolini, ma la musica è stata scelta guardando ai suoi film. Tutte le musiche del nostro film sono prese dalle sue opere, poiché volevamo manifestare le emozioni e i sentimenti della sua vita come lui le esprimeva nei suoi film. Abbiamo cercato di restituire un certo tipo di verità attraverso la musica.

 

 

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