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She’s Funny That Way di Peter Bogdanovich la conferennza stampa a Venezia 71 (film fuori concorso)

Bogdanovich she's funny that''s way

“Amo sentir ridere la gente, ricordo Cary Grant quando un giorno mi disse di andare al Music Hall, di salire in galleria e di mettermi semplicemente ad ascoltare le persone che ridevano, perché ridere fa bene al cuore” – Peter Bogdanovich – racconta il suo ritorno al cinema con “She’s funny that way” in Conferenza stampa a Venezia 71.

Secondo me – continua il regista – Hollywood ha preso la direzione sbagliata realizzando solo cartoni animati, kolossal e progetti a grandissimo budget, io amo i piccoli film, amo il cinema indipendente che ancora è possibile realizzare grazie a persone come Holly Wiersma e Logan Levy che hanno reso possibile questo film. Ho imparato a fare cinema da Roger Corman, rubando scene e location, e New York è un luogo eccezionale, fantastico per girare un film. Abbiamo girato il film molto velocemente, in soli ventinove giorni e di questo devo ringraziare innanzitutto i produttori ed il cast. Far ridere la gente è il regalo più grande che un regista possa fare al proprio pubblico.

Qual è stata la genesi di questo progetto?
Diciamo che questo film – racconta Peter Bogdanovich – è nato molto tempo fa, verso la fine degli anni ’90. Nel 1979 con Saint Jack, avevamo vinto il premio della critica, proprio qui, al Festival di Venezia. Per realizzare quel film avevamo utilizzato delle vere escort che avevamo ingaggiato appositamente, tutte mi avevano mostrato la volontà di voler smettere con quel mestiere, così le abbiamo scritturate per il film e dopo le riprese le abbiamo aiutate a cambiare vita. Ripensandoci, anni dopo, mi è sembrato interessante scrivere una storia che partisse da quell’idea. È stato un piacere lavorare su questo progetto con la coautrice Louise Stratten.

Signor Wilson, il personaggio che interpreta in “She’s funny that way” ha delle somiglianze con quello interpretato sempre da lei in Midnight in paris di Mr. Woody Allen. Quell’esperienza ha in qualche modo influenzato la sua interpretazione in questo film?

Owen Wilson: In quell’esperienza ho appreso molto, e credo di avere attinto dalle sensazioni che provavo sul set di Allen. Lui e Peter Bogdanovich sono due persone estremamente eleganti, hanno un’aria da signori. È veramente piacevole lavorare con loro, perchè sanno sempre dove guidarti e ti comunicano calma. Comunque se devo confrontare i due personaggi che ho interpretato, uno è scrittore, l’altro regista, e ciò fa già capire abbastanza delle loro personalità e differenze.

New york in questo film ha un’aria molto vintage, classica. Ci può parlare di questa scelta?

Kathryn Hahn: il film è ambientato ai nostri tempi, ma la nostalgia aleggia su tutto il lungometraggio. Le immagini e i personaggi, tutto è romantico e nostalgico, molto idealizzato. C’è un sapore di ricordi che provengono dall’infanzia di Peter, lui è nato a New York.

Peter Bogdanovich: Secondo me questa città ha una magia tutta sua. Non è cambiata come tanti affermano; si, vengono demoliti palazzi e ricostruite strade, ma lo spirito della città è rimasto intatto. Vengo da Broadway, prima di dirigere film lavoravo lì, per me, assieme alla città, è una fonte di ispirazione ricchissima, è magico girare lì.

She’s Funny That Way di Peter Bogdanovich – Usa, 93′ – Owen Wilson, Imogen Poots, Jennifer Aniston, Rhys Ifans, Kathryn Hahn

Sinossi:
She’s funny that way racconta la storia di Arnlod (interpretato da Owen Wilson), un ricco e famoso regista di spettacoli teatrali che arriva a New York per lavorare alla sua ultima opera di Broadway che avrà come protagonista sua moglie (interpretata da Kethryn Hahn). Arnold appena arrivato nel suo albergo decide di passare la serata in compagnia della giovane escort Isabella (interpretata da Imogen Poots) alla quale donerà una ricca somma di denaro ad una precisa condizione, Isabella deve smettere di fare la escort e dedicarsi al sogno della sua vita, fare l’attrice.

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