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Le fidèle di Michaël R. Roskam: la recensione

Auto veloci. Una banda di cani sciolti dal buon cuore ma senza il senso della misura. Rapine in banca. È un favoloso inganno Le fidèle del belga Michael R. Roskam. Sei pronto a divertirti, a sentire quella adrenalina a cui ti ha abituato Michael Mann e invece ti trovi travolto in un melodramma noioso e soffocante.
Il regista non si accontenta, sembra voler provare tutto, nell’arco di 130 minuti si abbandona a ogni genere, dal gangster movie, alla tragedia shakespeariana. Dopo un inquietante preludio, un ragazzino in fuga da un padre brutale che minaccia di farlo attaccare dai suoi cani rabbiosi, siamo scaraventati nella quotidianità dei due protagonisti. Su un circuito da corsa Bibi e Gigi si incontrano, quando lei toglie il casco, lascia cadere la zip della tuta, lui se n’è già inspiegabilmente innamorato. Funzionano, lui un criminale sotto mentite spoglie, lei una pilota di corse automobilistiche di buona famiglia.
La prima ora trascorre tra ripetute menzogne, banche svaligiate e il colpo al portavalori sull’autostrada che andava evitato. La polizia identifica la banda, Gigi finisce in galera. Bibi non si lascia scoraggiare dalle evidenti avversità. Roskam cambia marcia, non resta concentrato su questo amore travagliato, non ci spiega perché una ragazza come Bibi abbia deciso di buttare la sua vita per stare con un uomo che ha appena incontrato e l’ha ingannata dal principio. È giusto secondo lui procedere in sottotrame sfilacciate e caotiche. Il film diventa un triste dramma carcerario, niente più corse ad alta velocità, ma facce pallide, tute da ginnastica sgualcite, il progredire di un orribile malattia, l’entrata in scena della malavita albanese.
A questo punto lo spettatore perde ogni speranza, il regista evoca la carta del supplizio, ma chi guarda anche sotto ricatto non riesce a versare una lacrima perché la trama cade a pezzi. Gigi e Bibi diventano vittime non del destino ma di una sceneggiatura che non regge. La simpatia e la pietà che i due bravi attori, Adèle Exarchopoulos e Matthias Schoenaerts, a fasi alterne hanno cercato di mantenere scadano, si perdono in questo miscuglio nel quale non si trova alcun appiglio.
Roskam si è assunto dei rischi ma ha lasciato il suo film privo di ogni forza vitale.

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