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Frères ennemis di David Oelhoffen – #venezia75 – Concorso: recensione

David Oelhoffen esordisce alla 75° Mostra del cinema di Venezia con il suo Frères ennemis (Close Enemies il titolo internazionale), un poliziesco “alla francese” (polar), ambientato nei dismessi quartieri periferici parigini. In questa zona di profondo degrado, che nella mentalità dei francesi dovrebbe corrispondere al “Bronx” del Paese, regna la criminalità, in particolare lo smercio costante di droga. Alta nella zona è la presenza di immigrati algerini e marocchini e proprio da questi paesi provengono le famiglie dei protagonisti, Manuel (interpretato dal pluripremiato attore belga Matthias Schoenaerts) e Driss (Reda Kateb). I due uomini sono cresciuti insieme, ma il legame d’amicizia tra loro è andato perduto non appena hanno intrapreso strade non solo diverse, ma diametralmente opposte sotto un punto di vista non solo professionale ma soprattutto morale. Manuel è entrato nel giro del commercio di droga in cui lavora assieme all’amico Imrane, mentre Driss è entrato nelle forze dell’ordine, per combattere quello stesso ambiente afflitto dal narcotraffico nel quale entrambi sono cresciuti.

A separarli ci sono anni fatti di scelte e amicizie sbagliate, ma è Driss a sentire il peso di una vita dedicata ad opporsi a tutto ciò che ha costituito il suo passato, affetti compresi. Manuel si è costruito una famiglia e non permette al suo lavoro di interferire con la sfera degli affetti; dall’altro lato, lavorare in polizia ha condannato Driss ad una vita di solitudine, nella quale gli è persino negata l’approvazione dei genitori (il padre come l’intero quartiere non gli perdona la scelta di entrare in polizia). È un tragico evento a riunire infine i due: durante un’operazione illecita portata avanti da Manuel e Imrane, questi si trovano coinvolti in una violenta sparatoria. Imrane muore, mentre Manuel riesce a salvarsi; è da questo momento che torneranno ad intrecciarsi le vite del criminale e del poliziotto che può salvarlo dal mirino dei sicari, che lo cacciano senza sosta per la città.

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Frères ennemis è nella sostanza un buon film drammatico, un film che racconta con brutale umanità gli effetti di un violento ma inevitabile scontro tra poli opposti della società. Una storia dai ritmi serrati, in cui la tensione crescente non si concede pause e non lascia tregua al protagonista costretto a vivere uno stato costante di minaccia che si percepisce nello sguardo dell’attore. A rendere ancora più aspro il tono di un film già di per sé molto cinico e brutale è un montaggio che interferisce con lo scorrere dell’azione, inserendo tra un inseguimento e l’altro scene nelle quali si approfondiscono i rapporti tra protagonisti e affetti; il bacio disperato alla ex-partner di Manuel, il tentativo di Driss di approcciare il padre per un saluto, ancora una volta negato: l’emotività crea affinità tra personaggio e spettatore ed è sempre un importante ingrediente in film di questo genere, una lezione che Oelhoffen ha certamente appreso come dimostra l’esasperante ritmo del suo film. Per quanto riguarda la regia, siamo di fronte a un film che ricrea efficacemente la ruvida atmosfera del polar (genere che ha raggiunto massima dignità nella filmografia di Jean-Pierre Melville) con l’aggiunta di un importante aspetto sociale, legato alla problematica dell’alto tasso di criminalità nei periferici quartieri parigini, che offrono a Oelhoffen il loro lato più spietato.

Le foto del film

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