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Une dernière fois di Olympe de G.: recensione

Olympe de G. racconta il sesso di Salomé a 69 anni. La donna ha deciso di farla finita, per non lasciare che il declino abbia la meglio, ma prima di questa scelta estrema, decide di sperimentare e coronare il sogno del miglior rapporto sessuale mai compiuto. Une dernière fois, visto al Torino Film Festival 2020

Une dernière fois è il lungometraggio erotico di Olympe de G. e ha come protagonista Salomè, una donna di 69 anni che dopo un’esistenza pienamente felice ha deciso di morire prima di perdere il controllo del proprio corpo e della propria vita. Organizza allora alcuni appuntamenti con uomini e coppie, perché vuole decidere quale sarà il suo ultimo rapporto sessuale.

Une dernière fois la recensione del film di Olympe de G. presentato al Torino Film Festival 2020

Olympe de Gouges, pseudonimo di Marie Gouze, alla fine del ‘700 scrisse alcuni dei testi portanti del primitivo movimento femminista; con lo stesso nome d’arte la regista francese Olympe de G. ha firmato diversi film porno, anche per Erika Lust, regista e produttrice paladina di una pornografia etica e femminista. L’ultima sua opera, Une dernière fois, è stata presentata fuori concorso al Torino Film Festival 2020.

È un film erotico a tutti gli effetti, con scene di sesso esplicito e genitali in azione. L’idea di Olympe de G. è di offrire alla rappresentazione erotica una dimensione autoriflessiva.
Gli incontri di Salomè, più o meno felici ma non del tutto soddisfacenti, sono filtrati dall’occhio della videocamera dell’amica Sandra, che sulla decisione di Salomè sta realizzando un documentario. Questa mediazione permette a Olympe de G. di raccontare l’approccio alla rappresentazione del sesso, in bilico tra intenzioni di realismo e concessioni alla stereotipia.

Da una parte Olympe/Sandra vuole centrare il suo discorso sulla conquista dello spazio di rappresentazione del desiderio, accettato solo quando stereotipato, spostando la percezione su una donna anziana. Lo si vede quando la videocamera si sofferma sulle imperfezioni del corpo umano, accentuate dalla povertà dei mezzi di ripresa, e sul volto di Salomè durante i rapporti, così lontano dalle smorfie cui la pornografia mainstream ci ha abituati.

Contemporaneamente il piccolo catalogo di persone e situazioni incontrate dalla donna rispettano la canonizzazione porno secondo alcune categorie di genere diventate oggetto di consumo specializzato: black, coppie, mature, voyeur, lesbo… questa contraddizione non è affatto consolatoria, perché consapevole e ironica, e sembra una piena presa di coscienza sulle difficoltà di emanciparci dalle norme in cui tutti siamo immersi.

Quando alla fine del film, per l’unica volta Olympe de G. rompe il gioco del finto documentario mostrando l’ultima volta di Salomè da un punto di vista nuovo, quello esterno di una cinepresa extradiegetica, si assiste ad un’incongruenza compromettente, che sfugge alla problematizzazione che la regista fa del suo lavoro.

Nel momento in cui Salomè giunge al rapporto sessuale che sta cercando, la videocamera dell’amica cade inquadrando il tappeto. Scegliere arditamente di raccontare l’apice del film senza mostrarlo, ma solo attraverso i suoni avrebbe rappresentato la definitiva presa di coscienza dell’impossibilità per un occhio meccanico di guardare davvero al di là dei canoni sociali senza portarsi dietro alcune scorie.
Ma al di là di questo, dopo aver giocato con i limiti del cinema (pornografico e non solo) Olympe de G. vuole evidentemente farsi apologeta del suo mestiere e dichiarare che sì, si può rappresentare la sessualità in un modo diverso e limpido.

Forse non è del tutto vero e quelle ultime inquadrature dall’alto così pulite sono un’illusione, ma Une dernière fois è un bel film e Olympe de G. ha tutto il diritto di costruirla.

Une dernière fois di Olympe de G. – Francia 2020 – 70 min
Interpreti: Brigitte Lahaie, Alexandra Cismondi, Philippe Sivy, Arsène Laclos, Francis Mischkind, Misungui Bordelle, Rico Simmons, Heidi Switch, Mélodie Giraud
Sceneggiatura: Olympe de G.
Fotografia: Kevin Klein
Montaggio: Aurelie Cauchy e Louis Macera

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Marcello Bonini nasce a Bologna nel 1989. Insegnante, fa il montatore per vivere. Critico Cinematografico, ha scritto per diverse riviste di cinema e pubblicato una raccolta di racconti. Fa teatro e gira cortometraggi.
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