Home Cannes 2012 Le Grand Soir di B. Delépine/ G. Kervern a Cannes 2012

Le Grand Soir di B. Delépine/ G. Kervern a Cannes 2012

L’abbiamo apprezzato zelante e irrigidito nella divisa di Niente da dichiarare? (Boon, 2011), abbiamo tifato per lui quando, da timido patologico, corteggiava la sua Angélique in Emotivi anonimi (Améris, 2010), adesso, in Le Grand Soir , sfoggia una “mise” da punk londinese e non vediamo l’ora di gustarci la sua cresta. Consacrato in patria dal Premio Jean Gabin (2002) e dal Premio Magritte (2011), Benoît Poelvoorde ha conquistato da tempo anche la scena internazionale. Nel film di Benoîte Delépine e Gustave Kervern, che sarà presentato a Cannes all’interno della rassegna Un Certain Regard, veste i panni del punk più vecchio d’Europa, figlio ribelle dei gestori del ristorante “La Pataterie”, situato all’interno di un centro commerciale. A tentare un riavvicinamento è il fratello minore, uomo retto e modesto che l’improvviso licenziamento e un divorzio imminente spingono a un atto di ribellione. Lo interpreta un altro grande nome del cinema francese, Albert Dupontel, noto al pubblico per il versatile talento e già attore per la coppia Kervern-Delépine in Avida (2006) e Louise- Michel (2008). “Le Grand Soir” è l’espressione che in francese indica un cambiamento in cui tutto è possibile, una rottura drastica con il passato: quella  dei due fratelli ricongiunti è una sorta di rivoluzione che li porta a stravolgere gli schemi socialmente precostituiti. L’analisi del sociale attraverso un registro comico-satirico è il marchio di fabbrica dei due registi, da anni impegnati in una collaborazione che dal piccolo schermo è sfociata nel cinema. A partire da Aaltra (2004), primo lungometraggio, realizzato con un budget ridotto, Kervern e Delépine hanno messo a punto una formula personale e inconfondibile che alla comicità accompagna un’attenzione consapevole alla realtà contemporanea, dal precariato (Aaltra) all’opportunismo (Avida), dalla perdita del lavoro (Louise-Michel) alla sua logica alienante (Mammuth, 2010). L’umorismo sferzante che li contraddistingue li ha portati a sperimentare incursioni nel noir, nel surreale e, naturalmente, nel road movie, genere-emblema di trasformazione e rottura. Cannes torna ad accoglierli per la seconda volta dal 2006 e c’è da scommettere che anche stavolta faranno molto parlare di sé.

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