The Sonics – This Is The Sonics: la recensione

2991

49 anni non sono pochi, nel rock’n’roll sono anzi quasi il doppio della vita media di chi si immola ai suoi demoni nel corso del ventisettesimo anno d’età.
C’è chi invece ha deciso di invecchiare serenamente e di tornare ad incidere un disco proprio dopo 49 lunghi anni: i Sonics, gente che negli anni Sessanta aveva capito perfettamente cosa dovesse essere il rock’n’roll e come lo si dovesse suonare, basti pensare a due brani monumento come Psycho e Strychnine.
Proprio a causa della perfezione dei brani di allora e del lunghissimo tempo trascorso dagli anni ruggenti il mio approccio all’ascolto non è stato ottimista, ma contraddistinto dal timore di una prova incolore da parte di dinosauri imbolsiti, come già accaduto purtroppo in molti altri casi.
Sono però bastati i primi secondi di I Don’t Need No Doctor a farmi ricredere e a trasportarmi nuovamente nel mondo Sonics, cioè il mondo del rock’n’roll più puro e selvaggio, capace di unire i ritmi indiavolati di Jerry Lee Lewis a una grezzezza sonora che ancora non aveva nome e che qualcuno poi chiamerà punk.
Quindi sì, incredibilmente i Sonics sono ancora loro, con la voce di Jerry Roslie più matura ma comunque capace di graffiare, la chitarra di Larry Paripa che viaggia oggi come ieri a mille e il mitologico sax di Rob Lind a rendere unico ed inconfondibile il sound, con la nuova ma certificata sezione ritmica formata da Freddie Dennis (ex dei Kingsmen) e Dusty Watson (al lavoro con Dick Dale, tra gli altri).

Tra i dodici brani del disco non ce n’è uno in cui la tensione cali, l’adrenalina del rock’n’roll scorre sempre nelle nostre vene, raggiungendo i picchi in brani killer come Sugaree, in cui si capisce meglio che altrove il debito chitarristico verso il signor Chuck Berry, Look A Little Sister, con il suo finale travolgente in cui Jerry lancia anche qualche urlo degno dei bei tempi, I Got Your Number, dove il sax domina come nelle hit anni sessanta, o Livin’ In Chaos, che dovrebbe essere messa nelle enciclopedie per far capire cos’è un pezzo garage.

Gli inventori e i padroni del garage rock sono quindi tornati e non ce n’è per nessuno, tutti gli imitatori e gli epigoni emersi in queste cinque decadi non possono che inchinarsi e ancora una volta ascoltare per cercare di imparare quello che i Sonics hanno nel DNA.