martedì, Marzo 19, 2024

Videomusic – I nostri anni ottanta di Clive Griffiths: recensione

Il volume di Clive Griffiths sulla storia di Videomusic è un magmatico flusso che replica quello della messa in quadro quotidiana dell'emittente a partire dal 1984. Divertente, irriverente e dettagliato, descrive la prassi, tecnica e creativa, di una straordinaria avventura dell'ingegno.

Dovessimo definire con una categoria l’attività e l’importanza di Clive Griffiths nella televisione degli anni ottanta, VJ sarebbe quella di maggiore pertinenza, ma anche la più angusta. Il ruolo svolto all’interno di Videomusic, una delle prime televisioni tematiche europee a trasmettere video musicali, è stato centrale non solo per l’introduzione di un nuovo modo di presentare e raccontare un’intera generazione, ma soprattutto per quella ventata di anarchia slapstick che insieme a Rick Hutton, dipingeva con colori pop tutto quello che girava intorno al panorama musicale internazionale.
Se altri VJ storici come Johnny Parker, Tiziana Cappetti e i successivi Claudio De Tomasi, Elisa Jane Satta, Attilio Grilloni, Lorenzo Scoles, ridefinivano la professione giornalistica di settore con parametri nuovi e solo intravisti in Italia nelle reti generaliste, Clive sparigliava le carte con una forza ludica che in qualche modo ha contagiato tutte le modalità di conduzione dell’emittente, sospesa tra nuovi codici e una qualità artigianale che non ha avuto eguali nel contesto globale.

Il volume pubblicato per Eclettica, nella collana Giradischi, è un documento assolutamente imperdibile da questo punto di vista, perché con approccio diaristico e un flusso imponente di memorie disseminate per 400 pagine, ci permette di navigare nella prassi lavorativa di una realtà che si reinventava tutte le volte in base all’ostacolo da superare.

La cronologia segue undici anni di vita dell’emittente di Marcucci e Stefani, offre la stessa sensazione di messa in quadro quotidiana dell’intero flusso, per evidenziare naturalmente i videoclip, gli eventi musicali, i format e le uscite discografiche più significative.

Clive tritura cultura popolare, tecnologia, dispositivi ormai parte di un modernariato affascinante, ma allora fondamentale per definire ciò che in termini di fruizione dialogava con le rotation della grande M Verde.

Tutto quello che Sammy Barbot, Stafania Rotolo e Carlo Massarini erano riusciti a catalizzare per target e con risultati diversi, con Videomusic diventa sistemico ed espanso.

Nata nel 1984 con una piccola squadra di lavoro, sfruttando la presenza nazionale del circuito Elefante nell’era in cui l’interconnessione non era concessa e le syndication televisive si creavano con nastri preregistrati forniti ai segmenti locali di un network, istruiti per l’emissione sincronizzata, VM trasmette da Palermo a Pordenone. Le 24 ore giornaliere sono in realtà sei realmente prodotte e spalmate quattro volte, dove ai videoclip si alternato format diversi per scongiurare il rischio che la ripetizione sia percepibile.

La collina del Ciocco, il centro turistico allora gestito dai Marcucci ad un tiro di schioppo da Lucca, accoglie lo staff e gli studi dell’emittente, in un paesaggio rustico separato dal mondo, tra i conforts del villaggio e un clima vacanziero da estate perenne.

Ogni pagina del volume dedicata ad un videoclip che ha fatto la storia del formato, oltre alle informazioni produttive, a quelle di costume e di ricezione, contiene riferimenti precisi che contestualizzano la rotazione con le strategie di acquisizione e con una serie di eventi che Videomusic ha contribuito a creare.

Tra questi, il festival del videoclip di Saint Tropez, il primo nel suo genere se si esclude quello di Cervia, che Clive racconta con quella capacità di amplificare la mitologia di un’epoca con il gusto dell’aneddotica.

In questo senso il volume è densissimo, perché non si limita affatto alla fisiologia della playlist, snocciolando al contrario tutte le metamorfosi produttive dell’emittente, inclusi gli accordi con i discografici, il costo dei video musicali, il primo agreement con l’Associazione Fonografici Italiani, il ruolo fondamentale di Pier Luigi Stefani nel concretizzare idee e portare a casa risultati, spesso aggirando i niet di un sistema refrattario ai nuovi modi di fare comunicazione e promozione.

Il tono ludico, spesso sferzante e irriverente che Clive infonde alla scrittura è quello che conosciamo molto bene e che lo colloca in una dimensione immaginale tra VJ e personaggio. Questo contribuisce a definire in modo preciso i confini di una vera e propria avventura dell’ingegno non conforme agli standard di quegli anni, spesso basata su equilibri illuminanti e sorprendenti, tra carenza di mezzi ed enormi potenzialità del linguaggio.

Clive racconta anche le difficoltà iniziali legate alla titolazione dei video, spesso acquisiti senza informazioni utili e quindi da implementare. Aneddoto e prassi si intrecciano nella straordinaria gaffe legata alla rotation del video di Diamond dei Viva Verdi, il cui album di riferimento, per un equivoco legato ad un’espressione idiomatica inglese, diventa “Puliscimi il Culo, Giovanni“, generando un polverone diplomatico con Claudio Cecchetto.

Videomusic in questo senso assorbe la linfa e gli stimoli dell’esistente sul piano internazionale anche per quanto riguarda i format e i contenitori di informazione e divulgazione musicale, ma ne riproduce i risultati con il proprio linguaggio specifico, ideando concept originali e spesso capaci di piegare il linguaggio televisivo in termini confidenziali e conversazionali.

Heavy Con Kleever è uno egli esempi che coinvolge direttamente Clive Griffiths. La trasmissione, a partire dal giugno del 1984, intercetta il successo della nuova ondata Heavy Metal britannica degli anni ottanta, e apre un varco entro un palinsesto già occupato massivamente dai derivati della New Wave. L’idea di Clive è quella di aprire le porte alle produzioni italiane e dalla trasmissione partono una serie di direttrici stimolanti che consentono la realizzazione di interviste di altissimo livello, l’emissione di musica dal vivo, l’organizzazione di un festival come Heavymas, allestito a Pistoia, dove i talenti migliori del Metal italiano trovano una casa.

Il volume definisce tutto quello che usciva dalla fucina Videomusic, dai talenti alle idee, dai volti ai Vj, ma anche le influenze centrifughe che dalle scene locali, comunicavano con stimoli più ampi. Tra questi, il ruolo di Marco “Orea Malià” Zanardi, hair stylist e look artist bolognese che con il suo salone in via Ugo Bassi definisce parte di quell’immagine, nazionale e internazionale, che caratterizza le forme, i colori e le intuizioni cromatiche dei corpi che passano per Videomusic. Clive gli dedica due pagine intense e non banali, che raccontano meglio di ogni altra cosa il transito di energie creative che si muoveva intorno, fuori e al centro dell’emittente toscana.

Negli interstizi di questa storia magmatica senza limiti potenziali, emergono le incursioni di Rick & Clive sotto il segno della follia, che diventa spesso parodia pungente e sollecitazione politica. “La pace è fragile” è una piccola rubrica che vede i nostri nel ruolo di soldato e sergente e che in qualche modo corona l’impegno di Clive per la riduzione del servizio di leva obbligatoria.
Sconfinamenti ancora possibili di un’irraggiungibile stagione creativa.

Videomusic i nostri anni ottanta di Clive Griffiths (2022)
Editore: Eclettica, collana Giradischi
Pagine: 400 pagine
Prezzo Consigliato: 29,30 Euro sul sito dell’editore
Acquista il volume sul sito dell’editore

Rivivere gli anni Ottanta senza rimpianti, ma ricordando che erano anni felici.
Perché c’erano la Lira italiana, un paninaro dietro ogni angolo e tutte volevano sposare Simon Le Bon.
E perché furono gli anni di Videomusic.
Frammenti di una vita vissuta all’insegna della musica visiva, in una decade musicata dai
Depeche Mode, dagli Spandau Ballet, da Madonna, dagli Europe e da George Michael,
dall’Heavy Metal alla musica dark. Capelli cotonati, cassette registrate e computer di casa.
Un commovente percorso guidato da un iconico protagonista della prima televisione musicale, insieme ai suoi
compagni di viaggio…Luca Carboni, Alex Britti, Righeira, Marco Baldini, Mixo, Ligabue, Gazebo, Emilio Cavallini, Linus, Savage, Maurizio Solieri, Andrea Pazienza, Alex Peroni, Nicola Savino, poeti, look-artist, fotografi, registi e la squadra di Videomusic.

400 pagine di storia della musica e del costume, centinaia di immagini, aneddoti, documenti, interviste.

Nato nel Sussex, Inghilterra, Clive Malcolm Griffiths – meglio conosciuto come Clive – è
noto per Videomusic, dalla sua nascita fino al 1990, e per il suo corso radiofonico di inglese a
suon di musica. Da Radio Monte Carlo alle scuole superiori di tutt’Italia, “Speak Easy” – con
Clive in bombetta – ha intrattenuto circa 600.000 studenti.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker, un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana e un Critico Cinematografico iscritto a SNCCI. Si occupa da anni di formazione e content management. È un esperto di storia del videoclip e del mondo Podcast, che ha affrontato in varie forme e format. Scrive anche di musica e colonne sonore. Ha pubblicato volumi su cinema e new media.

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