Rock Contest 2017 – Margo Sanda: il corpo e la voce, l’intervista

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Con un moniker che gioca con il suo nome di battesimo e omaggia l’immagine diafana e sfuggente di Dominique Sanda, indimenticabile interprete bressoniana in “Una Femme Douce“, Margherita Cappuccini, in arte Margo Sanda, pubblica il suo EP d’esordio intitolato “Delay” sintetizzando un anno di lavoro e consegnandoci un’elettronica che mette al centro la stratificazione vocale e l’arte del frammento.
Registrati tra Firenze, Brescia e Roma, i brani di Delay sarà possibile ascoltarli durante la prima eliminatoria del Rock Contest di Controradio, edizione 2017, prevista per il prossimo 24 ottobre, presso il Combo Social Club, a partire dalle 21:30

Per conoscere da vicino la sua musica e la filosofia che anima il progetto, abbiamo intervistato Margo.

Come nasce il progetto Margo Sanda e come mai hai scelto questo pseudonimo?

Il progetto Margo Sanda nasce all’inizio del 2016 a Firenze. Da qualche tempo sentivo il bisogno di provare a registrare dei brani sperimentando con i pochi strumenti che avevo a disposizione (una chitarra e un microfono) per creare un mondo sonoro che mi rappresentasse e che unisse le diversissime influenze musicali raccolte nel corso degli anni. Penso che dalla fusione di diversi generi e diversi stati d’animo possano nascere cose sempre nuove, generi nuovi anche se vogliamo, e questa cosa mi motiva ed emoziona moltissimo. Lo pseudonimo Margo Sanda nasce in parte dal mio nome, Margherita, e da quello dall’attrice francese Dominique Sanda. Volevo un nome in cui potessi ritrovare sia la persona che sono quotidianamente, ma anche qualcosa di alieno e nuovo.

Come si è sviluppato il tuo primo EP, ha avuto una lavorazione apolide, tra Firenze, Brescia e Roma. Come mai queste tre città?

I brani contenuti nel mio primo EP ‘Delay’ sono una selezione delle cose più significative da me prodotte nel corso di questo anno. Ci sono brani che sono stati creati proprio all’inizio, ed alcuni più recentemente. Si tratta della mia prima esperienza nel mondo della musica, per questo volevo pubblicare qualcosa che rappresentasse la crescita avvenuta nel corso del tempo piuttosto che un ‘concept’ album. Il tutto è iniziato nella mia camera a Firenze durante i 6 mesi in cui ci ho visssuto. E’ proseguito poi a Roma dove ho collaborato con FRNKBRT per alcuni mesi nel miglioramento della produzione di 5 dei 6 brani contenuti nell’EP. E si è concluso a Brescia che è la zona in cui sono cresciuta. Sono ‘tornata’ a casa per mettere in ordine tutto il materiale e finalizzare il lavoro in modo da pubblicarlo.

Margo Sanda, portrait

Il folk, l’elettronica, la psichedelia, la musica etnica e quella ritualistica. Elementi proteiformi da cui attingi per costruire la tua tessitura sonora, che mantiene al centro comunque le caratteristiche di un pop sognante e “corrotto”. Che ne pensi?

Penso che la musica che apprezzo di più in assoluto sia proprio quella che mantiene un ‘contenitore’ pop per sperimentare all’interno diverse vie, approcci, generi, mondi, frequenze. Lo penso perché si fa musica innanzitutto per se stessi, ma anche per gli altri e come quando si usano parole più semplici per spiegare un concetto complesso, così penso che sperimentare all’interno di un codice che la gente conosce già e comprende, sia un modo per permettersi libertà e allo stesso tempo venir ‘compresi’ più facilmente. A parte questo amo alla follia sia il pop di Beyoncè che la musica di Arca, Nihls Frahm, Brian Eno ad esempio, e niente, il resto vien da sé.

Come nasce un tuo pezzo?

Un pezzo nasce di solito da momenti in cui mi perdo ad improvvisare con la chitarra o con la tastiera attaccata a degli effetti ed inizio a sentire una frase o un loop che mi entra in testa e mi fa provare qualcosa.

Quanto è importante per te la voce usata come strumento? E nello specifico, preferisci le storie oppure evocare sensazioni rispetto alla narrazione complessiva?

Ho iniziato a cantare un anno e mezzo fa, non lo avevo mai fatto prima, ma dal primo pezzo che ho fatto ho voluto subito, senza pensarci, che ci fosse la mia voce. Sopratutto nei primi brani la utilizzavo per la maggior parte come uno strumento simile ad altri, realizzavo alcuni strati di cori, alcuni loop costituiti da frasi, in modo che si fondessero con tutto il resto. Nell’ultimo periodo la utilizzo in modo più tradizionale, come voce principale. Penso che quello che faccio sia molto più vicino all’evocazione di sensazioni piuttosto che al racconto di una storia. In un solo brano parlo di qualcosa mediante una frase, che spesso è il frammento di un racconto che proviene da un’esperienza, e nella frase seguente parlo di un’altra cosa ancora.

Margo Sanda: “Delay”, il CD

Vuoto è l’unico pezzo con un titolo in italiano ma è comunque cantato in inglese. Puoi spiegarci il motivo e la collocazione centrale nell’EP?

‘Vuoto’ è la prima cosa che mi è venuta in mente quando dovevo salvare il progetto del brano in Logic. Quella era la sensazione in quel momento, ed il titolo mi è uscito spontaneamente in italiano, così come quando scrivo, altrettanto spontaneamente uso di solito la lingua inglese. 

Il video di More che hai realizzato insieme a Marcello Rotondella è molto interessante. Prima di tutto, perché hai scelto un’ambientazione così particolare. Sembrano le cave di Bauxite ad Otranto….

Il video per ‘MORE’ l’abbiamo girato presso le cave di bauxite di Spinazzola in Puglia. Sono molto simili a quelle di Otranto. Eravamo alla ricerca del colore rosso e di un’ambientazione in qualche modo aliena.

Margo Sanda – MORE – Dir: Marcello Rotondella & Margo Sanda

Come mai la scelta di non apparire mai in primo piano se non attraverso dettagli che tagliano il volto, oppure inquadrata di spalle. Sembra che la dimensione performativa e rituale del corpo in relazione allo spazio e ai colori, sia l’interesse del video, per quali motivi?

Iniziando a fare musica mi sono resa conto nel tempo che la danza è per me uno dei modi di rappresentarla e sentirla più coinvolgente ed emotivo. Non ho mai ballato prima, i movimenti nel video sono stati improvvisati al momento ascoltando il brano in sottofondo. Seguendo lo stesso discorso dei testi, nel video volevo rappresentare delle sensazioni più che una trama. Semplicemente ho pensato che il mio corpo dovesse esser il mezzo per portare sullo schermo ciò che provavo riguardo al brano; il mio corpo, la sua relazione con lo spazio e non la mia identità.

Chi ha disegnato la copertina del disco? C’è un’attinenza tra i temi delle canzoni e quelli del videoclip?

Ho realizzato personalmente la copertina per il disco. Margo Sanda per me non è solo un progetto musicale, ma anche visivo, e ho sempre desiderato che la relazione tra le immagini e le canzoni provenisse dallo stesso nucleo. I temi di tutti i brani contenuti nell’Ep si intrecciano a vicenda. Appartengono al periodo di questo anno appena passato.

Il rock contest è il concorso nazionale per talenti emergenti più importante e già questo potrebbe determinare una scelta, ma la nostra domanda è; cosa ti aspetti da questa kermesse?

Questo è il primo contest a cui parteciperò, quindi è un po’ la prima presentazione del mio progetto a livello ampio. Sono molto curiosa di scoprire gli altri progetti che si stanno muovendo in questo momento in Italia, spero di trovare persone che hanno voglia di creare qualcosa di nuovo ed inaspettato.

Margo Sanda in rete

Ascolta i brani di Margo Sanda sulla pagina dedicata del Rock Contest 2017