Au.ra – Jane’s Lament: la recensione

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Gli Au.Ra vengono da Sidney, sono formalmente in due (Tim Jenkins e Tom Crandles) e debuttano il 3 marzo 2015 con Jane’s Lament per la Felte records, dopo aver lanciato il progetto con il singolo You’re on my mind, brano che evoca le atmosfere più luminose del pop psichedelico inglese di 25 anni fa, quello che veniva veicolato da etichette come la Creation e band come gli Slowdive. Ma l’universo di Jenkins / Candles non è semplicemente “shoegaze”, prima di tutto perché l’evanescenza dei suoni tende a smorzare qualsiasi tipo di tensione, favorendo un approccio meditativo e visionario e incamerando moltissime influenze anni ’80, dai primi Aztec Camera fino ai Sad Lovers and Giants più pop, e in certi casi i Felt più wave e meno influenzati dai Television, sopratutto per alcune parti di chitarra che ricordano i suoni di Maurice Deebank

Cronometrici e minimali, basano la loro strategia sulla costruzione di un tessuto sonoro stratificato che, a dispetto della struttura pop alla base di buona parte delle composizioni, conduce l’ascolto altrove, costringendo a concentrarsi sull’intarsio, sulle parti elettroniche, sugli interventi di tastiera o sul rumore che emerge dallo sfondo; in questo senso, Jane’s Lament ha due anime; una più strettamente nostalgica e citazionista, l’altra in grado di smarcarsi dal passato per utilizzare suoni riverberati, loop chitarristici e feedback saturi in una direzione quasi ambient ed evocativa.