venerdì, Marzo 29, 2024

Almanya – La mia famiglia va in Germania di Yasemin Samdereli, la conferenza stampa

Dopo gli applausi all’ultimo festival di Berlino e il boom di incassi in patria, con oltre 11 milioni di euro al box office, Almanya – La mia famiglia va in Germania, uscirà nelle sale il 7 dicembre (il 6 a Milano)distribuito da Teodora Film e Spazio Cinema. Il film segna l’esordio al cinema delle giovani sorelle Yasemin e Nesrin Samdereli, rispettivamente regista e cosceneggiatrice, che hanno voluto raccontare in forma di commedia  – una sorta di “on the road” a metà tra East is East  e un film di Fatih Akin  – i loro ricordi di ragazze tedesche di origine turca. La pellicola, brillantemente multiculturale, racconta la storia della  famiglia Yilmaz, emigrata in Germania dalla Turchia negli anni ’60 e ormai giunta alla terza generazione. Il capofamiglia Huseyin è riuscito finalmente a realizzare il suo sogno di comprare una casa in Turchia e chiede a figli e nipoti di accompagnarlo fin lì per ristrutturarla. Malgrado lo scetticismo iniziale, la famiglia al completo si mette in viaggio e alle nuove avventure nella terra di origine si intrecciano i tragicomici ricordi dei primi anni in Germania, quando la nuova patria sembrava un posto assurdo in cui vivere (“I tedeschi sono bizzarri: adorano un uomo appeso a una croce, mangiano il suo corpo e bevono il suo sangue alla domenica;si cibano di carne di maiale e vanno in vacanza a Mallorca”). Lungo il tragitto, però, vengono a galla molti segreti del passato e del presente e tutta la famiglia si troverà ad affrontare la sfida più ardua: quella di restare unita.

Il cinema tedesco e turco  tendenzialmente racconta storie drammatiche. Secondo lei il successo del suo film è dovuto al fatto che tratta temi sicuramente importanti e degni di attenzione ma  in chiave ironica?

Sicuramente e ne ho avuto conferma dai feedback ricevuti da molti spettatori  al termine delle proiezioni. Il successo del film è dovuto al fatto che i turchi si sono visti rappresentati finalmente come persone normali, né vittime né carnefici, mentre i tedeschi hanno visto per la prima volta la loro cultura filtrata attraverso gli occhi degli immigrati. Negli anni ottanta uscì un film molto drammatico (Yasemin) in cui un padre turco trattava sua figlia in modo repressivo e molti pensavano che anche io e mia sorella subissimo dal nostro lo stesso trattamento e non importava che noi negassimo dicendo che lui era molto tollerante, la gente  non ci credeva. Purtroppo ancora oggi alcune persone vogliono ancora pensare che  i milioni di Turchi che vivono in Germania siano tutti uguali, con famiglie conservatrici pronte a punire la figlia innamorata del ragazzo sbagliato. E’ anche per questo motivo che volevamo girare una commedia che raccontasse la storia di persone normali come quelle in cui siamo cresciute. Tempo fa io e Nesrin abbiamo iniziato a notare che molte persone trovavano divertenti i racconti della nostra infanzia, racconti di due bambine di origine turca nate a Dortmund: basti pensare che lei frequentava la scuola cattolica, passando tutti i mercoledi a cantare inni in Chiesa, mentre io suonavo il flauto in una banda. E c’è ancora chi crede che noi turchi non ci siamo dati da fare per integrarci! In ogni caso quello dell’integrazione è un tema fondamentale oggi e il nostro film affronta delle domande chiave: perché siamo qui, come tutto è cominciato e cosa significa essere “stranieri”; in tal senso è emblematica la frase a suggello del film : “Noi siamo ciò che non sarebbe mai accaduto se non fossimo mai esistiti”.

Ci racconti della collaborazione con sua sorella alla stesura del film.

Scrivere la sceneggiatura di questo film è stato un lungo e difficile processo e se non l’avessimo affrontato insieme ci saremmo arrese. Grazie a questa esperienza siamo diventate un buon team, anche lavorando separatamente su diverse scene (anche per ragioni logistiche poiché io vivo a Berlino e lei ad Amburgo). Generalmente sappiamo entrambe quali sono gli elementi fondamentali che una determinata scena deve contenere e vediamo come ciascuna delle due la sviluppa, poi ce la inviamo, ci confrontiamo, c’è uno scambio molto produttivo. Cerchiamo in tal modo di giungere ad una versione, quella definitiva che vada a soddisfarre le nostre aspettative e a comunicare il messaggio che desideriamo. In questo caso abbiamo dovuto stendere diverse versioni del copione, proprio perché – come dicevamo prima – in Germania c’è una tradizione di film a tematica “turca” essenzialmente drammatica e le compagnie di distribuzione erano spaventate dal fatto che la nostra fosse invece una commedia! E’ stato entusiasmante inoltre poter inserire nel film molti aneddoti della nostra infanzia,ad esempio il nostro ardente desiderio del natale. Per noi era una tortura vedere i nostri amici tedeschi mostrare orgogliosamente i loro regali e raccontarci le tradizioni natalizie, con l’albero,tutto quel buon cibo, etc. Una volta abbiamo costretto nostra madre a organizzare una festa di Natale, ma il risultato è stato un flop totale!

Quali sono i suoi registi di riferimento?

Sono una grande fan dei classici, da Lubitsch a Chaplin. Adoro Woody Allen, soprattutto quello degli inizi. Senza trascurare Bergman che può essere stato per me una fonte di ispirazione indiretta. E’ difficile tuttavia  dire se c’è qualcuno che mi abbia influenzato e perché.

Nel film vediamo una famiglia turca con i propri valori e le proprie tradizioni trapiantata in Germania. Ci parli delle famiglie del suo paese d’origine, delle loro tradizioni.

Sicuramente  la cultura turca reputa la famiglia un elemento portante della società, la famiglia turca è per antonomasia molto unita e numerosa, ma credo che questo sia un aspetto che la Turchia condivide con tantissime altre culture. Al contempo  penso che anche in Turchia oggi stiamo assistendo ad un fenomeno che si verifica un po’ ovunque, una disgregazione della famiglia.. per esempio non è più usuale, abituale che la famiglia turca viva nello stessa casa o nello stesso palazzo; dunque è una struttura familiare che sta  diventando molto più labile. Se tuttavia raffrontiamo la famiglia tedesca e quella turca sicuramente quest’ultima è ancora un po’ più unita ma credo che tra cinquant’anni anni le famiglie turche si troveranno ad affrontare le stesse problematiche che quelle tedesche vivono oggi.

Secondo lei il multiculturalismo è finito?

Oggi in Germania è in corso un intenso dibattito su come risolvere la questione dell’integrazione. Si svolgono discussioni infuocate sui lampanti deficit culturali dei Gastarbeiters (lavoratori ospiti), sui loro presunti comportamenti antisociali che sfociano nella violenza o in fenomeni come i delitti d’onore. A volte il multiculturalismo sembra essere finito ma quello che troviamo nei titoli dei giornali è solo quello che non funziona. Almanya – La mia famiglia va in Germania ci ricorda che questi lavoratori stranieri erano stati invitati dal governo tedesco e che hanno dato un enorme contributo alla stabilità economica del paese. Avevano il diritto di restare e i loro figli e nipoti sono cittadini tedeschi a tutti gli effetti. Questo è quanto dice il nostro film: siamo qui e per noi è giusto così.

Claudia Fratarcangeli
Claudia Fratarcangeli
Claudia Fratarcangeli, laureata in Storia e critica del cinema, ha studiato come attrice frequentando varie accademie private, recitato in diversi cortometraggi, film indipendenti, spettacoli teatrali.

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