L’incontro tra Darren J. Cunningham, aka Actress e Suzanne Ciani genera una serie di domande sul dialogo potenziale tra due genealogie elettroniche distanti nel tempo, ma entrambe radicali nella ricerca sonora. Ciani è oggi considerata una delle figure storiche del sintetismo modulare, in particolare per la sua esplorazione sul Buchla nei decenni a cavallo fra anni Settanta e Ottanta, e per il suo percorso nel sound design, anche commerciale, che ha superato il confine tra musica d’avanguardia e cultura popolare. I suoi mondi sonori, spesso evocativi, fluidi, immersivi e con una forte sensibilità spaziale e dinamica si innestano con quelli di Actress, figura emersa dalla scena elettronica contemporanea britannica grazie ad un approccio polimorfo che sfrutta l’estetica del glitch, la deformazione di pattern ritmici minimali, per costruire una modalità espressiva basata sull’instabilità e l’imprevisto.
La capacità di interrompere flussi preordinati e attesi, ha consentito al musicista britannico di introdurre vere e proprie dislocazioni dell’andamento ritmico, in quella tensione vitale tra architettura formale e caos controllato.
L’idea di Concrète Waves, l’evento andato in scena il 17 di ottobre a Venezia presso il Teatro alle Tese, è quindi un tentativo audace di fondere due sensibilità apparentemente divergenti, sospese tra le atmosfere immersive ed atmosferiche di Ciani e l’espressività industriale e ritmicamente tesa a spezzare la rigidità dei mezzi di Actress, con i suoi groove asimmetrici.
In questo spazio di attrito e di complementarità c’è una comune messa in abisso delle categorie di riferimento, dall’ambient alla techno, da ciò che definiamo natura, anche nei suoni, e un ecosistema già irrimediabilmente tecnologizzato. L’ibridazione è affascinante e ci proietta verso nuove frontiere della musica dal vivo.
Concepita come una performance di 60 minuti secondo i principi di spazializzazione quadrifonica del suono come parte integrante della stessa architettura compositiva, elabora il movimento dei suoni nello spazio scenico mediante focalizzazioni di vario genere, che procedono lateralmente o secondo percorsi circolari.
Mentre i suoni di Ciani, fatti di onde e modulazioni lente, tendono all’espansione, la frammentazione operata da Actress, genera momenti di collisione e resa sinergica.
Il peso dell’improvvisazione informa tutta la metodologia performativa, perché la sinuosità del mondo sonoro creato da Ciani si presta al ripensamento in situ, mentre Cunningham in base alle proprie attitudini, costruisce paesaggi ritmici sottoposti a radicali mutazioni.
In questa dimensione, la quadrifonia non è più solamente canale tecnico, ma vero e proprio interlocutore, perché evidenzia gli spostamenti ritmici e tutti i flussi di tensione, letteralmente costruiti nello spazio, con agogiche dinamiche davvero sorprendenti.
L’andamento narrativo procede allora dall’emersione delle onde modulari create da Ciani, con riverberi e modulazioni armoniche che veicolano il senso di un’atmosfera sospesa.
Actress contamina questo non luogo con la concretezza materica dei ritmi irregolari, il metallo dei campionamenti, i micro-battiti che destabilizzano il flusso, creando una collisione aperta con il flusso in cui siamo letteralmente immersi.
La ricomposizione dei due elementi, in una dialettica simile a quella tra organico e inorganico, genera un paesaggio sonoro ibrido in cui la tensione ritmica si stempera verso una spazialità condivisa.
Le onde, secondo la metafora sonora e visuale allestita al Teatro Alle Tese, sono quelle che si infrangono sugli scogli. Ciani, collocata al centro di fronte ad Actress, occupa un desk enorme per le grandi dimensioni del Buchla. Il pubblico è disposto in circolo a 360 gradi, può quindi spostarsi per captare altre sfumature del suono dai diffusori e immergersi nel sistema delle luci. Queste sono proiettate tra il fumo denso e lattiginoso che avvolge i performer, per poi colpire quattro grandi fogli riflettenti, mossi da un impetuoso vento artificiale. I giochi luminosi sulle colonne architettoniche della struttura ospitante sembrano riflessi d’acqua. Il Buchla comincia proprio evocando il fragore del mare e su questo tappeto che imita i suoi della natura, Cunningham crea bassi profondi, mondi subacquei potenti che introducono il movimento sisto-diastolico di una danza trattenuta.
Lo spazio liquido di Ciani e quello fratto di Actress rivela una sinergia magica e a tratti inquietante, dove l’aurale diventa associazione visuale.
Durante l’esperienza veneziana mi è venuto in mente lo slogan di una serie quadrifonica lanciata dall’RCA tra gli anni cinquanta e sessanta. “The Sound Your Eyes Can Follow”, oltre alla retorica commerciale che solleticava un’espansione delle facoltà percettive, sottintendeva che il suono potesse avere una traiettoria percepibile e che, perciò, la sua spazialità diventasse parte integrante della fruizione estetica. Esquivel ne fu un esempio paradigmatico, perché dietro l’apparente “facilità” lounge, costruiva strutture timbriche e posizionamenti nello spazio che portavano l’ascoltatore a “vedere” con l’udito.
Questa dimensione, da sempre cara anche alla musica acusmatica, diventa oggi pienamente operativa in Concrète Waves, dove la quadrifonia non è un effetto scenico, ma un principio strutturale della composizione. La musica non “sta” più su un palcoscenico frontale, ma si muove, avvolge, attraversa, circumnaviga. In questo modo genera non solo un’esperienza immersiva ma un vero e proprio cinema senza immagini, in cui l’ascoltatore costruisce interiormente uno spazio visivo, con le sollecitazioni pre-formali dei fenomeni luminosi.
Nel caso specifico di Ciani e Actress, l’incontro fra due modalità di costruzione sonora opposte ma complementari esalta proprio questa qualità visuale; la prima lavora utilizzando una sintassi morbida, dalla qualità quasi acquatica, fatta di aperture e riverberi che evocano traiettorie continue.
Actress invece procede per fratture, spezza la continuità delle linee, introduce il glitch e l’errore per generare spostamenti improvvisi che agiscono come veri e propri tagli di montaggio, jump cuts, zoom ex abrubto, stacchi violenti.
La dialettica tra queste due modalità può dunque essere letta come una forma di montaggio audiovisivo ricondotto alla sua dimensione puramente immaginale, dove il suono anela alla luce o al buio, con la sollecitazione a seguire la traiettoria attraverso tutti i sensi, tanto da trasformare l’ascolto in esperienza cinetica, dove lo spazio viene disegnato.
E se Vivian Sobchack nella sua raccolta di saggi nota come “Carnal Thoughts: Embodiment and Moving Image Culture” si opponeva alla tradizione teorica che ha spesso considerato il cinema esclusivamente come un medium ottico-voyeuristico, fondato sulla distanza e sullo sguardo, rivelando così una nuova esperienza di fruizione cinematografica incarnata, ossia corporea e multisensoriale, l’esperienza veneziana di Ciani/Actress ci guarda e ci tocca coinvolgendo quella percezione tattile, uditiva ed infine cinestetica che come teorizzava la teorica statunitense, si rivolge ad un soggetto sensibile, non solo a un occhio distante.
Ciani espande lo spazio come una marea lenta, questa entra sottopelle, vibra nel diaframma, sposta il nostro respiro. Le fratture ritmiche e glitch di Actress interrompono il flusso agendo come fenditure percettive. Il corpo percepisce l’attrito, il cambio di direzione, lo scarto improvviso. Ciò che sprigiona dalla collisione è un’esperienza aurale che si comporta come un fenomeno percettivo pieno.
La combinazione tra i suoni concreti della tecnologia che ci circonda e l’energia delle onde rivela allora un discorso estetico coerente con molti nodi contemporanei, che non riguardano solo gli aspetti tecnici della sound art immersiva, ma toccano il nostro stesso modo di abitare mondi destinati a ibridarsi con maggiore intensità e coraggio.
Se le ondulazioni continue prodotte da Ciani introducono qualità meditative oltre la realtà frenetica esperita, la destabilizzazione urbana di Actress interroga quello stesso desiderio di connessione con l’altrove, attraverso un processo di elaborazione dei suoni, incorporati nella nostra esperienza situata.
Questi due mondi si sono in realtà rivelati intercambiabili nella produzione più recente dei due artisti, perché nel caso di Actress, non è raro l’inserimento di zone di stasi e microvarianti, mentre Ciani nel concerto di un anno fa alla Grace Cathedral di San Francisco, aveva rivelato una grande capacità dinamica, con numerose infrazioni allo stato di quiete tipico della sua ricerca sonora.
L’interazione e l’intercambiabilità dei due elementi si è rivelata davvero peculiare nel concerto veneziano, dove l’elettronica immersiva diventa archeologia del futuro.
E proprio in questo senso, nella riuscita delle transizioni e nella forza dei momenti di collisione, si gioca tutta la magia di un evento che rimette continuamente in discussione la nostra posizione nello spazio dell’esperienza.






