Shearwater – Animal Joy (Sub Pop, 2012)

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Primo album su Sub Pop per gli Shearwater di Jonathan Meirburg, responsabile assoluto di suggestioni, temi e concept della band ormai dal 2006, quando Will Sheff abbandonò il progetto per tornare a concentrarsi tout court sui suoi Okkervil River, a sua volta lasciati dallo stesso Meirburg solo due anni dopo. Animal Joy giunge in una fase di transizione per il gruppo, segnata non solo dal cambio di etichetta e di produttore (Danny Reisch ha preso il posto dell’inappuntabile John Congleton), ma anche dalla conclusione di una trilogia a sfondo epico-naturalistico sigillata dallo scorso The Golden Archipelago (preceduto dagli ottimi Palo Santo e Rook), che abbinando sontuosità negli arrangiamenti e una buona dose di staticità, non andava tanto in cerca di un’empatica interazione con l’ascoltatore, quanto di un apprezzamento contemplativo della sua precisione e limpidezza. A mo’ di ripartenza Meirburg ha voluto recuperare per questo nuovo album un vigore primordiale, animalesco per l’appunto, tentando di mescolare alla formula un po’ compilativa dei testi nature-oriented, un piglio pop rock che non ci si stanca di paragonare a certi Talk Talk, ma che, paradossalmente, fatica ad ingranare, e cui forse avrebbe beneficiato la bella energia dell’album strumentale Shearwater is Enron (ascolta via Bandcamp ), che raccoglieva materiale per lo più live e sfoderava impreviste sferzate elettroniche, oltre che elettriche. In Animal Joy, a fianco di una generale compattezza che non snatura l’approccio concept-uale dei nostri, si finisce per correre spesso sul crinale del prevedibile. Animal Life parte bene, ma si stempera su soluzioni adult-pop un po’ stucchevoli. Con il bel singolo Breaking The Yearlings fa la sua comparsa un benefico piglio alternative, tra riff più taglienti e una punta electro, ma fatta eccezione per le inquietudini world di Insolence, la tensione finisce per perdersi in arrangiamenti troppo sornioni per lasciare il segno. You As You Were cerca un climax musicale e tematico (“I am living the life” ripete glorioso Meirburg su un piano martellante): con suoni più  melodrammatici che liberatori. Le percussioni di Pushing The River riprovano a far fuoriuscire istinti primordiali, ma in chiusura ci si lascia ormai più cullare dalla suadente voce di Meirburg che smuovere in cerca di immedesimazioni. Animali osservati da molto lontano, energie troppo poco palpabili perché Animal Joy possa andare sottopelle.

Produced by Danny Reisch & Shearwater | Mixed by Peter Katis | Music by Jonathan Meirburg, Kimberly Burke, Thor Harris | Words by Jonathan Meirburg | Photography by Khan/Selesnick