Avec le Soleil Sortant de Sa Bouche – Zubberdust!: la recensione

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Prendete i Magma e… basta: prendete i Magma! Qualunque cosa vi vogliano far credere, il nuovo progetto di Jean-Sebastien Truchy dei Fly Pan Am è questo: un tributo alla band di Christian Vader (pure con neologismo per titolo) in chiave post-post-post-(e forse ancora una volta) post-rock, in piena variante Constellation. Un intermezzo che non è niente (poco necessarie registrazioni d’ambiente) ed una coda elettroacustica (anche questa, poco più che uno scherzo) per due composizioni dall’incedere tumultuoso che occupano più dei tre quarti del disco o, per meglio dire, che sono il disco praticamente tutto, suddivise rispettivamente in quattro parti (Face À L’Instant e Super Pastiche Fantastique/New Sun). L’approccio è quello afro kraut che interessò proprio i Fly nell’ultima parte della loro vita ma gonfiato a dismisura da tastiere plastiche in botta synth orchestra anni 80 (vagamente Supersystem) che producono un effetto realmente straniante. Così come stranianti (e non poco) sono i cori alla Orff, che davvero mimano in tutto i vocalizzi della band francese (in pratica, mancava solo che cantassero in kobaiano),  poggianti su questi tappeti ritmici infiniti da trance indotta, sempre un paio di spanne al di sopra delle righe. L’attacco è violento alla Ex e non cede più per tutta la durata dei due Carmina Burana, come in un rituale orgiastico, in loop perpetuo, che porta dentro di sé tutti gli Amoon Düül II degli ultimi quarant’anni. Criteri questi che, certo, dal vivo daranno dei bei risultati in quanto a coinvolgimento ma che su disco alla lunga rischiano il paradosso di tante musiche di oggi, cioè non tanto di annoiare, quanto di distrarre, di farsi ambiente. Di non riuscire a perdurare oltre la soglia dell’attenzione contingenziale all’ascolto.