giovedì, Aprile 25, 2024

Big Hero 6: contaminazioni

Per il nuovo titolo d’animazione Disney, Big Hero 6,  è avvenuta una piccola ma significativa rivoluzione culturale. Per la prima volta si verifica una forte giustapposizione tra due mondi fino ad oggi dialoganti solo per affari: il Giappone e gli Stati Uniti, perché il risultato, se anche fosse messo in relazione con il recente Anime Expo, convention annuale che si svolge nel nord-america, risulterebbe molto meno convenzionale delle ibridazioni forzate che in contesti come quelli, nascono per garantire l’adattamento del merchandising ai diversi mercati nazionali.

Hiro e Tadashi Hamada, i due fratelli di Big Hero 6, vivono a San Fransokyo, la fusione di due città ‘fuori dal mondo’ (la capitale dell’hi-tech e il posto dove vivere, tra gattoni a pugno alzato e tram in salita). San Francisco rappresenta la città americana più europea, Tokyo la città giapponese più all’avanguardia. Finora un’alchimia così azzardata non era mai avvenuta (ricordiamo gli studi approfonditi ma monotematici su “Mulan” per l’Asia, “La bella e la bestia” per l’Europa classica e un qualsiasi film Pixar per le località americane) e il teatro degli scambi e delle influenze aveva alternativamente preso la forma dell’amore incondizionato di Osamu Tezuka per “Bambi”, o al contrario delle accuse di plagio rivolte verso la Disney per essersi pesantemente ispirata al Kimba dello stesso Tezuka per la realizzazione de “Il Re Leone”. Si potrebbe continuare su questa strada di reciproco “scambio”, ma quello che ci interessa raccontare in questo contesto, va oltre la citazione spicciola, come per esempio la presenza di Totoro tra il plotone di giocattoli posseduti da Bonnie Anderson in “Toy Story 3”

E ovviamente, non è la prima volta che la Disney adatta luoghi e radici culturali: già da Pinocchio, secondo classico prodotto dagli studios, le colline toscane diventano la Baviera tedesca. E così finisce che i due ‘genietti’ con i tratti orientali, si trovano nel bel mezzo di una trasformazione creativa complessa, che include il transito dall’immaginario Marvel a quello Disney e una saldatura tra il primo e la cultura dei Manga, già verificatasi in svariati contesti nelle pubblicazioni della nota casa editrice americana, compresa la miniserie Big Hero 6.

Asia e America sono equamente divisi nel calderone Disney, e le influenze presenti nel film sono così tante da non sapere dove iniziare. Già lo scriveva Michele Faggi nella sua recensione di Big Hero 6, Astroboy e altri imprestiti si fondono con l’incredibile Hulk e un campionario di eroi nerd. Come negli avvitamenti Tarantiniani, i fan del genere si saranno già sbizzarriti nel cogliere ogni rimando e citazione.

La Disney aveva in realtà già affrontato questo mash-up: risale ai primi anni del nuovo millennio il successo di “Kingdom Hearts”, videogioco che univa l’universo Square Enix della saga Final Fantasy con i personaggi simbolo dell’universo Disney: Pippo, Topolino e Pluto. La stessa  cosa è accaduta pochi mesi fa con “Disney Infinity: Marvel Super Heroes” la creazione di un nuovo universo videoludico tra action e adventure, che combina elementi narrativi arcade con la funzionalità dell’azione, facendo dialogare il mondo Disney con quello Marvel attraverso i superpoteri.

Azione e Role Playing sono quindi alla base di Big Hero 6, come stato dell’arte di una trasformazione riguardo alla quale abbiamo evidenziato solamente gli aspetti più importanti.

Nella sceneggiatura di Big Hero 6, il personaggio che rappresenta la cerniera tra i due mondi è quello di Fred, vero e proprio stereotipo dello spettatore. Fred rappresenta lo stesso universo “nerd” da cui ha origine, corto circuito tra la storia che vediamo e la vita esperita in un contesto cross-mediale (fumetto, videogioco, cinema), anche perchè gli sceneggiatori sanno benissimo a quale tipo di pubblico si riferisce il film quando strizza l’occhio ai Manga, action figures e graphic novels; Fred ha le caratteristiche di un nuovo Otaku transnazionale.

Nella contaminazione tra questi elementi, Big Hero 6 estende un concetto come quello dell’origine del male come conseguenza di un trauma presente in moltissimi fumetti della Marvel, lo estende perché nel tentativo di ammorbidirlo per un pubblico più giovane, lo rende più “umano”, spostando l’ago della bilancia a favore dell’idea secondo la quale “i buoni non sono sempre buoni e i cattivi non sono sempre cattivi”

La stessa figura del Nerd, punto di vista privilegiato del film, è il prototipo dell’outsider che viene accolto in un ampio contesto attraverso un procedimento inclusivo, creando così un ponte efficace tra realtà prima inaccessibili e allargando ai componenti più eccentrici l’abbraccio della famiglia;  basta pensare alla caffetteria, gli ambienti, l’università, il linguaggio, l’amore per la tecnologia, la zia di Hiro e Tadashi, quasi a ripercorrere i luoghi di certo cinema americano dagli anni 80 fino ad oggi.

Il “brodo” etnico è probabilmente mitigato nell’edizione italiana di Big Hero 6, che non può contare sulla voce del diciannovenne Ryan Potter, attore nippo-americano già Mike Fukanaga nella serie televisiva “ibridata” Supah Ninjas prodotta per Nickelodeon e che qui interpreta Hiro, modellato in parte sulle sue stesse origini. Un’attenzione che è stata estesa a tutti i personaggi a partire da Tadashi, la cui voce è quella del metà coreano e metà americano Daniel Henney, fino a Go Go Tamago, interpretata dalla bellissima Jamie Chung.

E se Beymax sembra sfuggire a qualsiasi collocazione, elevandosi ad icona transculturale, con quella morbidezza pacifica che potrebbe far pensare ad un giocattolo Pixar come ad una interpretazione libera di Doraemon, molte delle funzioni che include fanno pensare alternativamente alla grafica minimale di Hello Kitty, ad un Tekkaman demenziale oppure alla forza slapstick di Bumble B; punto di incontro di una fantasia multiculturale.

Elia Billero
Elia Billero
Elia Billero vive vicino Pisa, è laureato in Scienze Politiche (indirizzo Comunicazione Media e Giornalismo), scrive di dischi e concerti per Indie-eye e gestisce altri siti.

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