Bubblerock Is Here to Stay, Vol. 2: The British Pop Explosion 1970-73: approfondimento

Il Bubblerock inglese dei primi anni 70. Uno dei periodi più prolifici e compulsivi nella produzione pop britannica. Dagli Hotlegs, quelli di Neanderthal Man, fino alle gemme più sconosciute, bizzarre e oscure. 79 tracce in 3 CD su label Grape Fruit, con distribuzione Cherry Red. Leggi l'approfondimento e guarda il video con il pre-ascolto.

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La prima compilation Grape Fruit dedicata all’esplosione del pop britannico di cinquant’anni fa, Cherry Red l’ha pubblicata nel 2020. Era un vastissimo compendio di musica pop dei primi anni settanta che chiariva la linea di una contaminazione feconda, quella tra le sonorità più glam dell’hard rock coevo, con il pop melodico del decennio precedente. Musica dalla vocazione radiofonica, emerge spesso nello spazio circoscritto del singolo, documentando un’ipertrofia che non sempre centra l’obiettivo in termini di ricezione e successo. Ecco perché il lavoro enciclopedico fatto da Cherry Red mette insieme una selezione magmatica e altrimenti inaccessibile di brani dimenticati, artisti bruciati nell’arco di un paio di brani, prodotti creati dall’industria della comunicazione, pseudonimi che nascondono lo stesso team creativo, per raggiungere gli spazi radiofonici disponibili.

Bubblerock is here to Stay, VOL 2 – Video Unboxing e pre-ascolto


Un percorso che continua nel Volume due di questa amplissima ricognizione, con altri 79 brani distribuiti su 3CD, dove le bizzarrie si sprecano, dal glam al vaudeville, dal pop psichedelico alle incursioni fuzz.
Una storia difficilmente sintetizzabile e fortemente disorganica nella sua episodicità.
Viene in aiuto il curatissimo booklet che accompagna i CD, un sostegno storico di 47 pagine illustrate, dove ciascuno dei quasi ottanta brani della compilation, viene trattato dettagliatamente.

Si parte con “Shake A Tail Suzy” di Barry Green, lanciato come idolo glam-pop con “Dancin’ (On a satuday night)“, brano scritto insieme a Linsey de Paul e pubblicato dietro il moniker di Barry Blue. Il brano nella raccolta è un raro singolo pubblicato in formato flexi e distribuito come disco promozionale per pubblicizzare le motociclette della Suzuki. La già citata Linsey De Paul è presente con “sugar me“, anche questa scritta insieme a Green. Il brano si piazzò nella top five britannica ed ebbe un successo anche maggiore in altri paesi europei.
Altro collezionista di hits è Jonathan King, di cui viene selezionata “It’s a tall Order for a Short Guy“, brano che veicolava l’album Pandora’s Box. Tra gli esempi di formazioni nate come esperimenti da studio, The Brotherhood of Man, combo messo insieme dal produttore Tony Hiller e costituito da cinque animali da session dalla grande esperienza. Debuttano nel 1969 e l’anno successivo conquistano la top ten con “United We stand“, il brano presente nella compilation, ricco di armonizzazioni e un incedere orchestrale tipico del pop anni settanta.

Sul solco di Mamas and The Papas, The Beach Boys e The Association, 22nd Street sono uno dei progetti che non decollano e che caratterizzano molte delle rarità presenti in questa capillare e peculiare raccolta. “Sunny Sleep late” è il loro singolo di debutto, una cover dal primo album degli Sweet che non riesce a piazzarsi e che prelude ad un precoce scioglimento.

Non mancano numerose starlette della terra d’Albione, tra cui la caldissima Coldagh Rogers, di origini irlandesi, con le gambe assicurate per un milione di sterline e precocissima nell’industria discografica, grazie alla tutela del produttore Shel Talmy, che la lancia nel firmamento radiofonico sin dalla tenera età di quindici anni. “Everybody go home, the party’s over” è un lussurioso brano pop di matrice orchestrale, che in parte ricorda le incursioni meno soul di Dusty Springfield, e che non ebbe successo come altri singoli dell’artista irlandese. Dal nostro punto di vista è una delle numerose perle da riscoprire che il cofanetto contiene.

Tornano anche gli Hotlegs; presenti anche nella compilation precedente, sono uno degli pseudonimi dei più noti 10CC di Kevin Godley e Lol Creme, che con “Lady Sadie” ripropongono l’hard rock muscolare e demenziale che li aveva resi famosi con Neanderthal Man, hit da prima posizione anche nel belpaese.

Tra oscurità e fulgore, Bubblerock è un must have per chi vuole approfondire un periodo furibondo e compulsivo nella produzione discografica britannica degli anni settanta, ma anche una raccolta di gemme pop da riscoprire, tra genio e sregolatezza Kitsch

Bubblerock Is Here to Stay vol 1 sul sito Cherry Red (FUORI CATALOGO)
Bubblerock is Here to stay vol 2 sul sito Cherry Red