mercoledì, Ottobre 16, 2024

Nicole Willis & The Soul Investigators: Funk in ogni stile, l’intervista esclusiva

Happiness In Every Style è il nuovo disco di Nicole Willis & The Soul Investigators, il terzo frutto della collaborazione tra la cantante di origine statunitense e la soul-funk band finlandese, la certificazione che il soul ha ormai fatto breccia ovunque nella vecchia Europa, dall’Italia di Luca Sapio, accolto in casa Daptone, fino all’estremo nord passando per la Germania di gruppi come i Mighty Mocambos e naturalmente l’Inghilterra.

In questa terza prova Nicole e i suoi sodali giocano con più o meno tutti gli stili della black music, passando da momenti più sostenuti e ballabili ad altri più atmosferici e romantici, per un viaggio musicale intrigante e denso di classe che ovviamente non esclude il sudore. Abbiamo raggiunto Nicole prima della sua partenza per le prime date di supporto al disco.

Ci siamo fatti raccontare qualcosa sulla genesi dell’album per capire la connessione tra una terra come Finlandia e la musica soul. Ecco cosa ci ha raccontato.

Inizierei l’intervista chiedendoti qualcosa sul nuovo disco che hai fatto con i Soul Investigators, Happiness In Every Style. Penso che il titolo sia una buona descrizione del disco, perché avete lavorato su diversi stili di r&b, soul e funk e anche perché credo che chi l’ascolta provi felicità. La prima domanda è quindi sulla varietà di stili sonori che avete usato: siete partiti con l’idea di provare cose diverse o è il risultato di quanto fatto in studio?

Le canzoni sono il risultato di una settimana o poco più in studio, in cui abbiamo fatto delle sessioni di scrittura. Era un nuovo modo di lavorare per noi nel senso che prima non avevamo mai jammato e scritto i testi nelle stesse sessioni. Solitamente scrivevo i testi durante delle sessioni vocali separate dalla band quindi questa volta è stato un lavoro più organico. Il fatto di aver esplorato molti generi è dovuto alla versatilità dei Soul Investigators, li ho lasciati guidare e ho seguito un po’ la loro guida.

Nicole Willis & The Soul Investigators “One In A Million” – Official Video

E riguardo la felicità. Perché hai scelto di sottolinearne l’importanza fin dal titolo?

Se ascolti il testo di Let’s Communicate un verso è “Happiness in every style”, da lì viene il titolo. La canzone è una specie di supplica per una connessione intima, per un dialogo.

Paint Me In A Corner e One In A Million sono usciti su 7” negli scorsi mesi, prima del disco. Credi ancora nell’importanza del vinile? E perché avete scelto quelle canzoni per pubblicizzare il disco?

È interessante che tu dica che l’uscita dei singoli serve a pubblicizzare il disco, comunque abbiamo scelto dei singoli pensando attentamente e sentivamo che questi in qualche modo ci rappresentassero o rappresentassero l’album. Per quanto riguarda il vinile il suo ritorno sulle scene è una bella cosa. Mi sono sempre piaciuti i dischi, abbiamo parlato del suono del vinile durante tutti gli ultimi vent’anni e ora è di moda, è divertente!

Una delle mie canzoni preferite sul disco è Let’s Communicate, con le sue vibrazioni jazz-dance. Puoi dirci qualcosa di più sulla canzone?

Certo, come dicevo prima è una supplica per una connessione più intima, per un dialogo. La band con la sezione fiati ha fatto un lavoro incredibile. La sento come una traccia molto legata all’etichetta Soul Jazz. Mi ricorda anche la Banda Black Rio dal Brasile. Sono molto orgogliosa di quella canzone.

In Open Sky, trovo che la band sia davvero eccezionale. Come avete lavorato per ottenere un’atmosfera così densa nella canzone?

Il demo era ancor più incredibile, se puoi crederci. Penso che quella sia una delle poche canzoni in cui la band ha registrato una traccia e poi io ho aggiunto il testo in un’altra sessione. I Soul Investigators sono esperti nel creare quella vibrazione soul strappalacrime, è la loro caratteristica! Per quanto mi riguarda, la canzone mi suggerisce una certa nostalgia di casa, per una casa che in realtà non esiste più. È una canzone profonda, su più livelli.

Nicole Willis - foto di J. Tenor
Nicole Willis – foto di J. Tenor

Sembra strano trovare una soul band così capace in Finlandia, che solitamente e forse con una buona dose di pregiudizi, è percepita come luogo freddo popolato da gente fredda. Cos’hai pensato la prima volta che hai sentito i Soul Investigators? E come spieghi la differenza tra la loro musica e il loro luogo di nascita?

Ovunque tu andrai nel mondo troverai gente che feticizza dei generi musicali, perché è quello che facciamo quando amiamo davvero qualcosa. Quindi è possibile trovare i Soul Investigators a Matinkylä. Non direi che la Finlandia sia davvero un posto freddo anche se l’inverno è terribilmente lungo e non direi nemmeno che i finlandesi sono persone fredde, si avvicinano maggiormente ad un popolo delle foreste, anche quelli che vivono in città.

La tua musica è spesso definita come “retro-soul”. È una definizione che ti piace? Quando la sento mi viene da chiedermi “perché non si usa anche per altri generi il prefisso retro- oltre che per il soul?”. Tu che ne pensi?

Finché si interessano a definirla in qualche modo io sono felice. Bisogna usare delle parole, bisogna descrivere la musica, è una cosa che attira l’attenzione della gente e noi dipendiamo dalla promozione che viene fatta alla nostra musica. È la vita!

Negli anni Novanta hai lavorato con diverse etichette e scene, per esempio con l’etichetta trip-hop Mo’ Wax o con l’act elettronico Leftfield. Cosa hai imparato da queste esperienze così varie?

A lavorare e a continuare a lavorare, sopratutto. E a prendere il controllo della tua situazione e della tua creatività perché quello che fai deve essere la tua arte, non del produttore, dell’etichetta o di nessun altro.

Nicole Willis - Foto di Mikko Ryhanen
Nicole Willis – Foto di Mikko Ryhanen

Chi sono le tue cantanti preferite? E cosa cerchi di prendere da ognuna di loro?

A 51 anni non ho cantanti preferite. Ho la mia vita e la mia famiglia e ascolto la musica che ascoltano i miei figli cercando di essere positiva verso di essa e di godere delle cose che loro amano in quelle tracce. Cerco di capire cosa ci sia di buono in questa musica giovane e impertinente! Ed è buona, ed è anche un amalgama di generi e culture, come è sempre accaduto. Quindi c’è questo, non scelgo di fare quel genere di cose ma le abbraccio per la mia famiglia. Cerco di avere abbastanza tempo libero per mantenere corpo e mente vigorosi e passo molto tempo passeggiando col mio cane Louis. Ho smesso di cercare di prendere qualcosa da qualcuno molto tempo fa. Venti anni fa ascoltavo tantissimo Chaka Khan. Lei è ancora eccezionale a prescindere dal fatto che io la ascolti o meno. Chi altri? Evelyn Champagne King, Stephanie Mills, Joyce Sims, poi mi piace Alice Smith. Amo sempre Minnie Ripperton anche se non posso cantare in quell’estensione o pretendere di avere quel tipo di capacità. Sto bene con le mie doti. Mi piacciono Cat Power e Nick Cave, e anche Thom Yorke. I miei vecchi preferiti sono Dionne Warwick e Neil Young.

State pianificando un tour? Cosa dobbiamo aspettarci dai concerti?

Iniziamo il tour questa settimana in Francia. Sono davvero impaziente, è passato un po’ dagli ultimi concerti che abbiamo fatto, perché nel frattempo dovevamo preparare l’album e la sua uscita. Mi mancherà la mia famiglia ma andrà tutto bene. Io e la band abbiamo fatto molte prove e pensiamo di poter fare qualcosa di magico. Speriamo nella magia quindi.

 

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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