Liars – Milano – Music Drome 18 Novembre

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liars_live_paul_drake.jpgI Liars sono la salvezza del rock.
Nel panorama attuale, saturo di proposte dalla scarsa originalità e revivalismi all’acqua di rose, rappresentano l’unico punto di riferimento possibile per il pubblico indie. Forti dell’autorevolezza che deriva da una proficua – seppur relativamente breve – carriera musicale, sono giunti al traguardo del quarto album mantenendo una credibilità che di per sé è già ammirevole. Tanto più va reso loro merito se pensiamo che, nonostante la vena più accessibile dell’ultimo lavoro omonimo, il grosso della produzione targata Liars segue l’esempio di esimii iconoclasti del passato quali Pop Group, This Heat, Einsturzende Neubauten e Swans ed è ancora capace di instillare nell’ascoltatore un tangibile senso di minaccia.
Con queste premesse le aspettative nei confronti della loro performance al Music Drome di Milano, una delle quattro date italiane a supporto di “Liars”, erano altissime. E, fortunatamente, sono state pienamente soddisfatte.
I tre musicisti newyorkesi/berlinesi dal vivo sono capaci di sprigionare un’incredibile violenza: la pura fisicità della loro proposta sonora è a tratti così intensa da risultare quasi intimidatoria.
Il primo a salire sul palco è il polistrumentista Aaron Hemphill. L’aria dimessa di Aaron e del nuovo acquisto recentemente aggiuntosi ai membri effettivi del gruppo per supportarli nel corso del tour, due passa in secondo piano quando imbracciano le chitarre e si lanciano in una introduzione rumorista degna dei migliori Sonic Youth. Ben presto si unisce a loro il corpulento batterista Julian Gross che ha l’aspetto di quanti sostenevano, trenta anni or sono, di aver trovato in India il loro Vero Sè: barba e capelli incolti, camicia psichedelica e sguardo perso nel vuoto. Su una base di percussioni tribali parte il catacombale riff di Hold it and it will happen anyway, da They were wrong so we drowned, ed ecco che l’istrionico ed altissimo frontman Angus Andrew entra in scena vestito di un elegante completo bianco. Degno erede del Nick Cave periodo Birthday Party, il nostro trascina il pubblico in un furioso sabba intriso dei mostruosi feedback generati dagli amplificatori. Il gruppo continua alternando le cupe cantilene del secondo e terzo album agli esperimenti sulla forma canzone tratti da Liars. Di quest’ultimo vengono preferiti i titoli maggiormente rappresentativi del nuovo corso, quasi a voler bilanciare l’ostilità della produzione precedente. La parodia electropop di Houseclouds e il garage alla Jesus and Mary Chain di Freak Out e Pure Unevil (dove Angus imbraccia il basso), seppur godibilissimi su disco, dal vivo risultano leggermente sotto tono. Sarà che la raffinatezza non è proprio la caratteristica principale dei Liars ma, di fronte ai loro più violenti attacchi sonori, le canzoni “normali” non possono reggere il confronto. In effetti i momenti migliori sono quelli in cui Hemphill percuote selvaggiamente un secondo set di percussioni per generare, insieme a Gross, la spaventosa base ritmica caratteristica di quel capolavoro che è Drum is not dead. Andrew, perfettamente padrone della propria voce, passa da bassi sepolcrali ad un malefico falsetto, spingendosi spesso e volentieri fino all’urlo di matrice punk. Tra le sarabande poliritmiche di Drum and the Unconfortable Can, Let’s Not Wrestle Mt. Heart Attack e il mantra di A Visit From Drum c’è spazio perfino per un momento di rilassamento con la dolcissima The Other Side of Mt. Heart Attack. Ma la tranquillità dura solo un attimo perché subito dopo Angus urla “Thank you, we are Liars from Los Angeles!!!” – siglando la natura ormai apolide del progetto – e il gruppo attacca l’ossessivo riff techno-metal di Plaster Casts of Everything. Potrebbe essere una chiusura di concerto in grande stile, senonchè il pubblico in delirio reclama il doveroso bis. Alla lirica e cadenzata Be Quiet Mt. Heart Attack! segue una violentissima versione di Brocken Witch, il cui funk destrutturato segna effettivamente l’uscita di scena del gruppo. I Liars, dal vivo, sono un’esperienza esaltante a cui è impossibile restare indifferenti: il rischio, semmai, è quello di rimanere disorientati quando la musica finisce.

La foto live dei Liars è di Paul Drake ed è prelevata dall’archivio fotografico della band presente nel loro sito ufficiale