venerdì, Marzo 29, 2024

Living Ringers – su The Prestige di Christopher Priest

I write in the year 1901. My name, my real name, is Alfred Borden. The story of my life is the story of the secrets by which I have lived my life. They are described in this narrative for the first and last time; this is the only copy. […] My deception rules my life, informs every decision I make, regulates my every movement. Even now, as I embark on the writing of this memoir, it controls what I may write and what I may not. I have compared my method with the display of seemingly bare hands, but in reality everything in this account represents the shuffling walk of a fit man.

Christopher Priest, The Prestige, Tom Doherty Associates, New York, 1995, pagg. 31, 36.

priest.jpgBritannico, classe 1943, Christopher Priest è prima di tutto un grande appassionato di fantascienza. Nei panni di lettore, saggista e congressista ha analizzato i mondi letterari di Brian Aldiss, Roger Zelazny, J.G. Ballard… ed è anche vice-presidente onorario della H.G. Wells Society. Come autore, il suo intento è sempre stato di svecchiare il genere SF e proiettarlo in una dimensione schiettamente mentale. Le opere degli anni ‘60 e ‘70 rivelano più di un punto di contatto con la letteratura di Stanisław Lem, in particolare la fascinazione per le isole e la risoluzione “cerebrale” degli intrecci. Per quanto i panorami da lui descritti appartengano ancora al campionario della fantascienza classica (terre desolate, il wild blue yonder, pianeti sconosciuti), il tutto si gioca nel cervello dei protagonisti e fa leva sulla loro identità, spesso duplice… o duplicata a mo’ di clone. The Affirmation (1981), storia di un romanziere in crisi che scambia la finzione letteraria con la realtà, ottenne i primi importanti riconoscimenti e aprì un nuovo ciclo nella carriera del suo autore, il cui approccio fantascientifico si farà sempre più astratto. La freddezza del tocco, il lessico forbito, la precisione scientifica della scrittura e della costruzione del plot fanno di Priest una sorta di Cronenberg della letteratura.

I romanzi di Christopher Priest s’imperniano sugli inganni della memoria e sul frazionamento dell’identità. Il doppio, inteso sia come doppelgänger, sia come realtà vs. virtualità (o allucinazione), è il tema principale. In passato, Priest ha fatto spesso ricorso agli universi paralleli, come in A dream of Wessex (1977), romanzo di storia alternativa. Le narrazioni di Priest pongono costantemente il dilemma tra verità e menzogna, un dilemma accentuato dall’uso, a volte ambiguo, della prima persona. L’Io narrante, di solito al di sopra di ogni sospetto e ricettacolo della fiducia del lettore, diventa uno zoppo tanto menzognero quanto incredibilmente paziente, perché votato a una missione: stupire. Christopher Priest ha al suo attivo due raccolte di racconti (Real-Time World e An Infinite Summer) e undici romanzi pubblicati a partire dal 1970: Indoctrinaire, Fugue for a Darkening Island, Inverted World, The Space Machine, A Dream of Wessex, The Affirmation, The Glamour, The Prestige, The Quiet Woman, The Extremes, The Separation. In The Prestige, così come o in The Separation (2002) il coté fantascientifico è ridotto al minimo e si opta per un approccio storico: The Prestige è ambientato per la massima parte a cavallo del XX secolo; The Separation, durante e dopo la seconda guerra mondiale. Priest è anche autore del libro tie-in per il film eXistenZ (1999), da una sceneggiatura di David Cronenberg, e di alcune sceneggiature sotto gli pseudonimo di John Luther Novak o Colin Wedgelock. L’unico testo di Priest disponibile sul mercato italiano è Esperienze estreme (The Extremes), pubblicato da Fanucci nel 2002.

priest2.jpgNell’autunno del 2006 è uscito il film The Prestige, di Christopher e Jonathan Nolan, con Hugh Jackman, Christian Bale, Scarlett Johansson, Michael Caine e un redivivo David Bowie, prestigioso deus ex machina con tanto di accento mitteleuropeo. Priest ha curato personalmente l’adattamento del romanzo, concedendosi qualche licenza semplificatoria. Come The Affirmation, anche The Prestige è costruito secondo la logica delle scatole cinesi. Sono cinque le parti che compongono il romanzo, tutte di taglio diaristico. Il titolo di ogni sezione, con l’eccezione della prima e dell’ultima, riporta il nome del narratore. Facciamo quindi la conoscenza di Alfred Borden, Le Professeur de Magie, intento a scrivere le sue memorie; sfogliamo il taccuino di Rupert Angier, detto The Great Danton, e ci imbattiamo negli appunti di sua moglie Kate. Le 360 pagine del testo offrono al lettore una trama di ampio respiro, che non risparmia nulla della vita dei due protagonisti / antagonisti. Chi ha visto il film sa che Borden è l’autore dell’incredibile prestige The Transported Man e che Angier, pur di eguagliarlo, si rivolge al mad doctor – realmente esistito – Nikola Tesla, il quale provvede a confezionargli una macchina ad alimentazione elettrica destinata a sconvolgere la vita di tutti i protagonisti del romanzo. Discendenti compresi.

priest1.jpgThe Prestige è davvero un’opera di legerdemain su carta. L’autore dimostra di conoscere tutti i trucchi del mestiere: un’ambientazione impeccabile, psicologie mai tagliate con l’accetta, passaggi plausibili, suspense sotto controllo e inflitta con chirurgica precisione. Dimostra, Priest, ma non ostenta, complice una prosa avvolgente e misurata che pare scaturire da un gioco di mimesi col suo modello principe, H.G. Wells. A differenza del film, la trama di The Prestige arriva fino ai giorni nostri, s’intreccia con un’inquietante “Rapinosa chiesa di Gesù Cristo” e s’immerge nelle catacombe di una ricca famiglia inglese. Ciò che i fratelli Nolan ottengono in sala con un’ultima inquadratura sferzante e la canzone Analyse di Thom Yorke, i “fratelli” Priest lo raggiungono con tutta calma, mediante una progressione narrativa inarrestabile e una firmetta da parte del lettore in fondo al consueto Patto di Sospensione dell’Incredulità – che è come il Pact of Aquiescent Sorcery sottoscritto silenziosamente dal pubblico degli spettacoli di magia, pena l’impossibilità di divertirsi. Poi, naturalmente, sorge il sospetto che una storia del genere non possa essere farina di un sacco solo. Ce ne vogliono almeno due. Ma Priest non bara: il suo unico segreto (di Pulcinella) è essere padre di due gemelli.

Simone Aglan-Buttazzi
Simone Aglan-Buttazzi
Simone Aglan-Buttazzi è nato a Bologna nel 1976. Vive in Germania. Dal 2002 lavora in campo editoriale come traduttore (dal tedesco e dall'inglese). Studia polonistica alla Humboldt. Ha un blog intitolato Orecchie trovate nei prati

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