sabato, Luglio 27, 2024

Venezia 68 – Orizzonti – I’m Carolyn Parker: The good the mad and the beautiful di Jonathan Demme (Usa, 2011)

Nato durante le riprese effettuate per la mini-serie documentaria Right to Return, realizzata in collaborazione con il Tavis Smiley Show della PBS, questo I’m Carolyn Parker si inserisce perfettamente nel percorso off di Jonathan Demme. Il cineasta americano é infatti passato dalla scuola cormaniana ai blockbuster premiati con l’Oscar senza mai trascurare una peculiare auto-produzione legata ai temi e ai personaggi che lo interessano personalmente, che da alcuni decenni si é riunita sotto il marchio della sua casa di produzione Clinica Estetico. Durante le sedute di riprese nella devastazione del Lower 9th Ward, quartiere di New Orleans alla foce del Mississippi particolarmente martoriato da Katrina, Demme si é visto balenare l’umanità strabordante di quella che definisce la sua “americana preferita”: Carolyn Parker, afro-messicana, ex cuoca di specialità creole, madre di tre figli orfani del padre deceduti in una rissa e autoimpostasi come portavoce della comunità di chi é rimasto senza casa dopo Katrina. Ultima ad abbandonare il quartiere durante il disastro, prima a ritornarvi subito dopo, Carolyn combatte con temperamento per ottenere la ricostruzione della propria casa e della chiesa della sua fomunità come le ha lasciate prima dell’evacuazione. Demme, mese dopo mese, torna da lei e dalla sua famiglia a testimoniare i progressi dei lavori, a provare le sue ricette cucinate dentro un container, a guardare le partite dei New Orleans Saints giocate nel Superdome dove la famiglia Parker si é ricongiunta con lo zio Raymond quando lo stadio era diventato un campo per rifugiati. Carolyn é un tassello fatto apposta per il mosaico di Americana collezionato dal regista, personaggi di genuina normalità dai difetti orgogliosamente lampanti, invischiati in un modo o nell’altro nella protettiva illusione del sogno americano di salute, ricchezza, egualità: dai radioamatori di Chroma Angel Chiama Mandrake al camionista ereditiere di Ho incontrato un Milionario, dal finto yuppie e dalla finta ribelle di Qualcosa di travolgente fino al meltin’ pot rappezzato di Rachel sta per sposarsi. Demme ne raccoglie la storia con la consueta spartana empatia, facendo precedere sempre la registrazione di un sorriso, di un eccesso di rabbia, di uno scambio di battute spontanee alla pulizia formale: cambi di formato, fuori-fuoco, movimenti bruschi, illuminazione precaria finiscono per diventare il ritornello estetico di un’affermazione d’indipendenza formale e contenutistica, come già accadeva nel documentario combattente The Agronomist. Passato per il Kodak Theatre e per i thriller fantapolitici, Demme non ha mai perso il gusto di un filmaking genuinamente autarchico.

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Alfonso Mastrantonio
Alfonso Mastrantonio
Alfonso Mastrantonio, prodotto dell'annata '85, scrive di cinema sul web dai tempi dei modem 56k. Nella vita si è messo in testa di fare cose che gli piacciano, quindi si è laureato in Linguaggi dei Media, specializzato in Cinema e crede ancora di poterci tirare fuori un lavoro. Vive a Milano, si occupa di nuovi media e, finchè lo fanno entrare, frequenta selezioni e giurie di festival cinematografici.

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