These are powers – All aboard the future (Dead Oceans – 2009)

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Altro, altro, altro.
Si, altro! Ma cosa…altro?
Beh, di sicuro tutto ciò che non hai mai voluto chiedere alla tua insofferenza. Ciò che ti aspetteresti dagli ultimi spasmi convulsi del tuo lettore. Requiem della costruzione musicale. Ascoltando i These are Powers, un’idea di ”altro” comunque ti si materializza nelle orecchie.
La scena è sempre quella, non puoi sbagliarti. Si, infatti, la Grande Mela di Oneida e Gang Gang Dance, quella Brooklyn malata ed acida di White Magic, quella per intenderci delle arti visual e del big beat master assoluto della scena mondana dei club newyorkesi. Quel misto di elettronica deviata, noise e post-punk stratificato da tanta, troppa, troppissima marmellata.
Ma le atmosfere di All Aboard the Future sono anche quelle di uno scenario post-bellico di afflizione. Un drone aggressivo come il cane a cui rubi l’osso che ti morde le tempie. E vorresti che tutto finisse con un ukulele che ti intona la danza di benvenuto hawaiana. Ma non è così! Come una camula la voce di Anna Barie riprende il suo tormento assillandoti dietro i traumi noise di stampo post-industrial di Bill Salas (Knife Skills, ma va?) e le amnesie melodiche del basso di Pat Noecker (ex Liars, ricordate? Non avevamo dubbi!). Un disco che sa sicuramente di nuovo ma non per questo di innovativo. I sentieri già solcati dalle esperienze di The Can, Throbbing Gristle, Einstürzende Neubauten sono diventati ormai autostrade per l’industrial-noise degli stessi Liars da cui i nostri traggono linfa ma non emulazione. È troppa la voglia di essere avulsi da qualsiasi modello. Futurista, direi di no…futuribile, forse!

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