Seefeel – s/t (Warp, 2011)

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Se nel recondito di ognuno di noi esistesse una porzione più o meno destinata a quelle che potrebbero essere le sensazioni del risveglio postatomico, credo proprio che questa andrebbe sincronizzata con la musica dei Seefeel. Di loro se ne erano perse le tracce ben 15 anni orsono dopo il lungimirante Ch-Vox promesso alla Rephlex di Richard D. James (Aphex Twin) ma che di fatto seguiva le precedenti pubblicazioni con l’autorevole Warp.
In questi anni tuttavia, tranne qualche sparuta rentrée,  nulla aveva fatto intravedere la probabilità di bissare quei tiepidi fasti, fino a che Steve Beckett e Rob Mitchell, in occasione proprio del ventennale dell’etichetta inglese, hanno pensato bene di far reincontrare Mark Clifford e Sarah Peacock. Meeting maturato con l’ep Faults che, anticipando di qualche mese questo omonimo full lenght, ha già contribuito ad aperitivizzare il loro pubblico. Così galeotta fu la reunion e chi la organizzò, potremmo dire, visto che non v’è nulla in questo disco che non acquieti la mia smania invereconda di non cedere alle solfe rimestate. Neanche gli apparentemente insipidi inserts strumentali (On-on one, Step up, Step down) riescono a fornire una valida alibi alla catarsi che ne deriva. Né tantomeno i molossici guitar textures, vibranti in corpo fino allo sfinimento. Si ragioni sul genio fulgido e marcescente di Dead Guitars piuttosto che sul primitivismo di Gzaug o ancora sui momenti (più inconsciamente pop) di Faults in cui s’intravedono i droni ciclici di Trentemoller e gli asfittici glitch  Autechre senza aderire mai ad una trama sterile ma, soprattutto, senza assuefarsi tout-court al classico ed indistinguibile assetto shoegaze del quale, i nostri, devono comunque considerarsi pionieri. Sway, come Making e Rip-Run condividono una batteria minimale e spirali lisergiche devastanti, rese attraverso sontuosi bassi bristoliani. Chiudono Airless e Aug 30 mentre chitarre e voci perse negli echi non sembrano faticare affatto per determinare la loro bellezza nell’algido iperuranio. All’alba, operosi ed abili omini rimetteranno tutto a posto dopo i guasti della notte.