Buildings – Melt Cry Sleep (Double Plus Good Records, 2012)

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Parte l’attacco di Rainboat, brano che apre le danze di  Melt Cry Sleep, e la mazzata che si riceve in pieno volto ci catapulta in un salto temporale manco fossimo dentro “Ritorno al futuro” direttamente agli anni ruggenti della Amphetamine Reptile, della Dischord, della Touch & Go. Insomma, all’epoca del noise rock feroce, bastardo e senza compromessi. Il trio di Minneapolis da alle stampe il seguito di Braille Animal affidandosi alle esperte mani di Bob Weston, e ciò che ne vien fuori è un massacro sonoro perpetrato a colpi di Jesus Lizard, Cows, Fugazi e Unsane. Fieramente alt-rock, i nostri la mettono tutta sul piano della forza e non concedono il minimo spazio alla melodia. Il pozzo nero di nichilismo di cui è intriso l’album può ricordare quello in cui, a metà anni ’80, erano sprofondati i Black Flag di Greg Ginn: emblematico in tal senso è un brano come I Don’t Love My Dog Anymore, in cui la furia del primigenio hardcore californiano incrocia le traiettorie dissonanti e maggiormente articolate del rifferama di Duane Denison. Quando riprendono fiato è solo per poter ripartire ancor più a mille di prima, basti ascoltare gli stop and go che lacerano Mishaped Head. Album che ai neofiti potrà risultare forse indigesto e un tantino monocorde, ma che regalerà soddisfazioni a chi ha amato i gruppi citati sopra, in particolar modo i primi: ecco, forse il difetto che si può muovere ai Buildings è proprio quello di finire per assomigliare troppo alla band di David Yow. Però, ne converrete, meglio assomigliare ai Jesus Lizard che ai Darkness…