Redsolution – Invisible Songs (Irma Records, 2012)

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Redsolution è un nickname che poco suggerisce anche ai fedeli ascoltatori della bolognese Irma Records, label impegnata dalla dance di casa nostra fino alla Steve Rogers Band, ma non c’è da farsi intimorire. Alessandro Rossi, l’artista e compositore dietro questo progetto, è un navigato autore e tiene alto il nome dell’etichetta in cui si trova, a colpi di chill-out, bossa, funk e altro. Si legge nella biopic come sia il jazz il filo conduttore comune: in effetti queste undici tracce sono composte da strumenti e soprattutto strumentisti legati necessariamente all’esperienza jazz che nel tempo ha incontrato vari stili grazie agli innovatori che tutti sappiamo. C’è da dire che in molti pezzi il trait d’union diventa la chitarra, fulcro di tutte le canzoni, in particolare Diving Into Your Eyes, singolo con una entrata in stile Hotel California ma che si risolve nella più piacevole delle armonie. Ma non c’è solo questo; e mi riferisco al latin brasileiro con toni da Jamiroquai di La Circumvalla, questo fa pari con la smunta apertura funk-soul di You Day and Night, Children in the Sand, colma di pathos, e anche qui la chitarra è bastevole per tutti, Gate 74 (I Still Believe) evoca, forse involontariamente, gli episodi solisti di Stewart Copeland nella soundtrack di Spyro the Dragon per poi uscire da quel sapore new age e ritornare in un funk zoppicante. Redshift potrebbe essere portato alla ribalta dall’ultimo Silvestri, se duettasse con i Gotan Project. Insomma, le influenze e i risultati più disparati, all’insegna di linee melodiche e armoniche non scontate. Per sorpassare il muro della chill-out da aperitivo basta mettere un pò di cuore, e su questo ci siamo in toto.