PVT – Church With No Magic (Warp, 2010)

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Dopo gli esempi dei MGMT (Management) e !!! (chk chk chk) anche i PVT (che si chiamavano Pivot) sono passati, ma non per scelta artistica bensì di copyright, all’ acronimo. Ebbene, a due anni di distanza, dall ultimo e già di per sé sorprendente O Soundtrack My Heart, la formazione capitanata dai fratelli Pike (australiani, ma con sede legale a Londra) tira fuori un perla da annoverare tra i migliori dischi del 2010. Dieci tracce che non lasciano una minima parte al caso, all’ improvvisazione, all’ estemporaneità e allo stesso tempo restituiscono vita, spessore, sudore anche laddove ci sono i campioni e non chi suona. Le influenze fanno capo principalmente a Jarre, Vangelis, financo David Sylvian e i Japan. Atmosfere a metà tra l’ incubo e il sogno, arrangiamenti elettronici “pesanti”, sintetizzatori quindi in primo piano, accompagnati per contrasto da un impianto ritmico compresso e aggressivo, “storpio” e rock, in un insieme che acquista potenza e incertezza, un sound profondamente contemporaneo che però non è la novità più esclusiva di questo Church With No Magic, costituita invece dall’ uso delle voci. Il singolo Window è il massimo esempio di quanto rivoluzionaria sia stata la scelta di inserire uno strumento vocale all’ interno della musica dei PVT, strumento perché oltre alla melodia portante del pezzo (per altro splendida) concorre a formare i rullanti, i levare del charleston e, opportunamente effettato, da ambiente. Tra le altre traccie da segnalare la numero 4, Crimson Swan, cupa e apprensiva, quasi un omaggio al dark degli anni d’ oro,  e la numero 2 Light Up Bright Fires, quella che più agisce in continuità con la storia recente del gruppo, la più acida ed epilettica. E’ comunque l’ intero lavoro che non ha e non dà punti di riferimento precisi, per scegliere il pezzo che possa meglio rappresentarlo, tanto è il merito di aver selezionato una playlist perfetta, anche se gli stessi autori hanno tenuto a precisare che non si tratta di un concept. E’  un album che spezza il fiato ad ogni ripresa, crea ansia, sovrastimola, ma inevitabilmente costringe all’ ascolto, alla ricerca di continue soluzioni e sorprese di cui i PVT sono prodighi dall’ inizio alla fine, senza stancare, senza scadere nella noia. Un disco forse malsano, che ci racconta la malsanità del mondo, un disco anche ironico perché gioca con i suoni, con le suggestioni, con gli stili. Il talento dei PVT è in questo cristallino e il loro modo di far musica acquista con Church With No Magic una inconfondile personalità.