Brisa Rochè – All Right Now (Discograph,2010)

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Immaginate di avere in mano una vecchia radio cercando, con furente edonismo, di scegliere le frequenze più adatte al campionario di ascolti legati a voi come il vostro vecchio, affezionato ed ormai infeltrito orsetto Teddy. Una dopo l’altra, le tracce di questo All right now godono in brochure di quella erudizione quasi mistica che basta, da sola, a ben disporre all’ascolto proprio come quelle frequenze. Le note del tormentone che, in coda alla festa, fanno balzare in piedi anche i più refrattari al ballo. Non che qui ci sia qualcosa di particolarmente danzereccio, intendiamoci, ma è così azzeccata la formula derivativa, satura di continue sollecitazioni, che sovente, durante l’ascolto, si rimane coinvolti in un gioco pressappoco simile a: indovina chi? Complesso, pertanto, trovare una definizione appropriata per la musica di questa talentuosa cantautrice, intrisa com’è di influenze e stereotipi d’ogni dove ma, Brisa Rochè ha eleganza e raffinatezza endemiche tali da permetterle di non involvere in un grottesco ed infruttuoso panegirico del modernariato. “Crossover” piuttosto, magnificamente esibito con un inconsueto senso di adeguatezza. Due culture, quella americana di nascita, e quella francese d’adozione, che giammai nessuno penserebbe di miscelare in un’unica personalità, egemoni come sono l’una indistintamente dall’altra. Eppure in Brisa riescono a convergere fluidamente sia le rudi sterpaglie rock californiane che gli incantati e serafici paysages francesi, secondo un filo conduttore che si era già mostrato vincente dopo gli ottimi The Chase e Takes. Art rock ricco, consapevole, suggestivo, quasi irriverentemente proteso verso manierismi mai fini a se stessi perchè sempre inseriti nell’economia di una forma canzone tipica, anche quando sfidano trent’anni di buona musica mettendo insieme il pop europeo colto e raffinato à la Stereolab (Bloom, Past Contemplative, Mile Stride, You’re wrong) con l’irruenza dei Pixies (Stone trade) o quando maltrattano la popwave anni ’80 con il chiavistello de base mal Blonde Redhead e lo stesso mandrino che le The Organs utilizzerebbero scardinando i Tuxedomoon (Open your lock, Penetrate, Hard as love). Referenzialità non speciosa ma intraprendente. Nancy Sinatra e Bjork, Mamas &Papas e Charlotte Gainsbourg, Cardigans e Lovers Love Haters. 60’s. 70’s. 80’s. 90’s. Oggi. Tutta roba marca, insomma!