Bud Spencer Blues Explosion, la foto intervista @ Italia Wave 2010

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Michele Baldini e Elena Venturi (foto)  a Italia Wave 2010, con Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio aka Bud Spencer Blues Explosion, che ci introducono nel loro modo di intendere la musica.

 

Evitando di farvi ancora domande sul nome, perché ne ho già sentite un po’. Partirei col chiedervi come vi trovate a cantare i vostri pezzi in italiano, visto che i vostri riferimenti musicali sono tutti internazionali (soprattutto americani); si tratta di un adattamento metrico oppure cercate anche di dire qualcosa di importante, anche solo di vostro, di particolare?

E’ una questione prima di tutto di onestà. Non parliamo un buon inglese. Cerchiamo di sopperire questa mancanza cercando di dire cose importanti che riescono ad adattarsi bene alla traccia musicale.

Cose importanti tipo?

Partiamo principalmente dal quotidiano, il primo disco nasce sotto il segno della difficoltà, il bisogno di soldi, difficoltà di emergere, qualcosa che parli d’ amore anche, insomma il vissuto personale…

Come procedete alla composizione del pezzo?

In genere io porto un testo già adattato ad una musica (Adriano, ndr) e sottopongo il tutto a Cesare che comincia a lavorarci. Questo il primo passo. Il secondo, più importante, riguarda tutto il lavoro sull’ arrangiamento, il riprovare il pezzo finché non assume quel che di caratteristico che ce lo fa piacere. Poi ovviamente il lavoro di aggiustamento e assemblaggio è continuo.

Pensate quindi di restare in due ancora un bel po’?

Nel disco ci sono delle sovraincisioni, vedremo nel prossimo. Di sicuro durante i live è una dimensione che ci piace molto perché una volta raggiunta una certa intesa ciò ci permette di essere più liberi. Iniziamo sempre delle jam quando suoniamo che fanno divertire noi e spero chi ci viene ad ascoltare, per questo l’ inserimento anche di un terzo elemento potrebbe in un certo senso destabilizzare questo equilibrio che col tempo abbiamo raggiunto. Però vediamo.

 Siete principalmente una live band, che si esprime meglio sul palco che in studio. Come avete (se lo avete) cercato di rendere questo nel disco?

 

Vedi, intanto abbiamo all’ attivo soltanto un disco, che è un po’ l’ insieme di tutto quello che avevamo a disposizione, che per altro abbiamo registrato quando certo ancora non avevamo tutta questa esperienza dal vivo alle spalle. Nel prossimo cercheremo invece senz’ altro di rendere la vitalità che cerchiamo di sprigionare dal vivo. Stiamo infatti lavorando per questo. Vogliamo focalizzare l’ attenzione sulla nostra performance, più dinamismo, meno arrangiamenti.

Tu Adriano sei anche il chitarrista di Raf. Come ti trovi mettendo a confronto il mondo della musica Mainstream e di quella indipendente?

 

Di sicuro le due cose hanno in comune l’ aspetto della professionalità, che ad un certo livello è indispensabile. Se la musica dev’ essere un mestiere allora va fatto sempre al meglio delle proprie potenzialità, aldilà dell’ ambiente in cui suoni. Mentre molto diversi sono alcuni contesti. La gente che viene a sentire Raf non è di certo la stessa che viene a sentire i BSBE e anche le emozioni e le vibrazioni trasmesse sono molto diverse. Talvolta nella musica mainstream devi prediligere alcuni aspetti più “nobili” nel senso che hai molta più responsabilità verso l’ artista con cui suoni e il pubblico che hai davanti. Nel contesto indipendente hai molta più libertà. Amo comunque fare entrambe le cose.

Bene, progetti per il futuro? A parte l’ album che intuisco sia in cantiere, è prevista un’ uscita?

 

Per ora no, e ci piace essere liberi di farlo uscire quando ci piacerà veramente e sarà effettivamente pronto per uscire. Il bello di lavorare con una etichetta piccolissima è proprio questo, che non ci sono pressioni e questo ti permette di fare le cose con più calma e quindi meglio. Per adesso abbiamo date fino a settembre e poi torneremo con più determinazione in studio.