sabato, Aprile 20, 2024

Bad Apple Sons – My Dear No Fear: Pure Fucking Armageddon

I Bad Apple Sons sono in quattro: uno è alto, uno è napoletano ma non lo da a vedere, uno è molto giovane, uno aveva i riccioli ma ultimamente si rasa a zero. A volte, quando i nostri turni in sala coincidono, li sento provare attraverso la parete. In confidenza, i Bad Apple Sons provano a volumi proibitivi. Il che mi porta a domande del tipo: avranno già sviluppato l’acufene di stadio avanzato? Cosa pensa il vicino della loro musica? Come ha fatto il gatto a diventare così grasso? I Bad Apple Sons un tempo si vestivano tutti uguali, con le giacchette nere e le camice sgargianti, ma io sono contento che non lo facciano più. Almeno si smarcano dall’etichetta di “Bad Seeds de no’attri”. Poi sembrano finalmente persone normali.

Comunque, dato che la parete intuba un po’ e che di recente i nostri hanno suonato poco dal vivo, alle mie orecchie My Dear No Fear suona praticamente inedito. Un brano storico (Cowards) è stato riarrangiato per l’occasione, e anche quella parte di Stop Shakin’ Rope in cui sbraitano “Water! Water! Water!” mi sembra di conoscerla. Ma nel complesso l’album è una piacevole sorpresa. Con l’orgoglio del fratello maggiore (come età direi che più o meno ci siamo) posso affermare che i Bad Apple Sons sono finalmente diventati ometti responsabili. Non che abbiano smesso di saccheggiare il peggio del peggio degli anni ’80. In My Dear No Fear ho avvertito una pesantezza quasi metal di scuola Touch and Go/Swans e i riverberi di Siouxsie and the Banshees a supportare la retorica da maledetti che tanto piace loro. Ma stavolta tutto è miscelato in maniera più omogenea, così che le singole influenze si perdono in un mare di rimandi. Per dire, il rispetto incondizionato che Biancalani nutre verso Nick Cave è tutt’ora palese, ma fortunatamente quel maledetto spilungone ha smesso di scimmiottare il tono cavernoso del maestro, liberando la propria voce da vincoli che non avevano ragione di esistere. Ed anche a livello strumentale i quattro sono più sciolti, più coraggiosi, inclini spesso e volentieri a divagazioni che rifuggono i canonici 4/4. Hanno persino infilato un singolo bomba (Tempest Party), che è sempre cosa buona e giusta. Insomma, tutti questi sbrodolamenti sono funzionali a trasmettere il concetto che My Dear No Fear è un album di tutto rispetto. Ma il punto non è questo. Il punto è che i Bad Apple Sons dal vivo sono Pure Fucking Armageddon. Ed è così che ve li dovreste godere anche voi. Andate in pace, che tra poco sono in tour.

My Dear No Fear è la prima uscita dei Bad Apple Sons sotto “Chic paguro“, la factory creativa che ha inaugurato le sue attività recentemente. Il video teaser allegato a questa recensione è di Angelica Gallorini

 

 

Federico Fragasso
Federico Fragasso
Federico Fragasso è giornalista free-lance, non-musicista, ascoltatore, spettatore, stratega obliquo, esegeta del rumore bianco

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