sabato, Maggio 4, 2024

Ermanno Olmi: E’ necessario abbattere tutte le chiese, che siano religiose, culturali o laiche e riscoprire la nostra libertà

Dopo la calorosa accoglienza alla 68ma edizione della Mostra Del Cinema di Venezia esce domani nelle sale Il villaggio di cartone ultima opera di Ermanno Olmi (Palma d’oro a Cannes, nel ’78, con L’albero degli zoccoli; e Leone d’oro a Venezia, nell ’88, con  La leggenda del santo bevitore) autore di autentici capolavori come Il posto e Il mestiere delle armi e di numerosi documentari. Lo abbiamo incontrato in occasione della conferenza stampa romana.

Sbaglio o quattro anni fa aveva annunciato il suo ritiro dal cinema di finzione?

E’ stata una disgrazia per me e per voi (ride). Da tempo avevo il desiderio di realizzare un documentario lungo le coste del Mediterraneo, alla scoperta di quei luoghi che ospitarono le grandi civiltà, ma una caduta mi ha costretto a letto per  70 giorni e così grazie ad un portatile ho iniziato a scrivere questa sceneggiatura (ndr: avvalendomi della consulenza di Gianfranco Ravasi e Claudio Magris) e  rendomi  conto che anzichè andare alla ricerca di radici perdute potevano essere loro a venire verso di me. Da qui l’idea della chiesa come raduno di culture diverse. E’ stupido pensare di poter bloccare i flussi migratori, ed è necessario  comprendere che questo fenomeno è piuttosto la premessa per una nuova civiltà e pertanto una occasione di rinascita.

La pellicola si apre con l’immagine di una chiesa che sta per essere smantellata sotto lo sguardo sconfortato di un anziano parroco, per tanti anni a capo della struttura. Un’immagine dolente, specie per un credente. Quale chiesa viene dichiarata ormai dismessa, quella costituita dai noi cristiani o quella ufficiale, gerarchica?

Noi abbiamo avuto sempre questa tendenza a trovare rassicurazioni presso istituzioni o gruppi di forza. La stessa Borsa di Milano non è una chiesa con a capo il Dio-denaro? Sono strutture presso le quali troviamo rassicurazione, perché ci permettono di non decidere, di non assumerci responsabilità. E’ necessario abbattere tutte le chiese, che siano religiose, culturali o laiche e riscoprire la nostra libertà, anche se questa è spesso  sinonimo di solitudine. La democrazia nacque 2700 anni  fa, ma se ci guardiamo intorno non esiste un solo paese al mondo dove ci sia una forma di democrazia partecipata  e non  partecipativa.

Prima diceva che la libertà si paga spesso con la solitudine. Lei nel mondo del cinema italiano si sente solo?

Se lei parla dei miei colleghi cinematografari le posso dire che mi sento in splendida compagnia. Piuttosto non ho mai praticato il cinema ‘di Roma’, legato ai partiti o alla chiesa, e anche quando apparteneva alla sinistra scelsi di essere indipendente, rimanendo spesso solo. Ma se non siamo disposti a pagare questa tassa morale, saremo sempre sudditi di queste ‘chiese’.

 Come è nata la collaborazione con Gianfranco  Ravasi e  Claudio Magris in questo progetto?

Sono grandi amici e persone verso le quali nutro profonda stima e rispetto. Mi sono confrontato con loro, raccontandogli il soggetto, mostrandogli la sceneggiatura, lo abbiamo commentato insieme e ho avuto il conforto della loro partecipazione. E’ stato un bel confronto.

Nel  film vi è una scena emblematica in cui un braccio meccanico strappa il crocefisso lasciando l’altare spoglio, una scelta piuttosto estrema…

Volutamente estrema. In  quell’istante il vecchio Prete, di fronte allo scempio della sua chiesa avverte l’insorgere di una percezione nuova che lo sostiene. Gli pare che solo ora,quei muri messi a nudo rivelino una sacralità che prima non appariva. Da questo momento di sconforto dove tutto pare inesorabilmente e miseramente avviato alla dissoluzione avrà invece inizio una resurrezione in spirito nuovo della missione sacerdotale. Così la chiesa si fa nuovamente Casa di Dio  e rifugio per i meno fortunati. Troppo facile inginocchiarci di fronte a una crocifisso,che è solo un simulacro di cartone. Bisogna invece accogliere chi soffre come gli extracomunitari, gli emarginati e i drogati. E la stessa chiesa Cattolica dovrebbe ricordarsi più spesso i dettami del cristianesimo.

 

 

Claudia Fratarcangeli
Claudia Fratarcangeli
Claudia Fratarcangeli, laureata in Storia e critica del cinema, ha studiato come attrice frequentando varie accademie private, recitato in diversi cortometraggi, film indipendenti, spettacoli teatrali.

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