giovedì, Maggio 16, 2024

Woody Allen: la mia Roma? Tutto merito del cast

Fino a un certo punto abbiamo pensato che non potesse girare film lontano dalla sua Manhattan. Poi sono arrivate pellicole ambientate a Londra, Parigi, Barcellona e ora Roma, prossimamente si dice Copenhagen. Come sceglie questi luoghi e quali stimoli creativi riceve da queste città europee?

Anzitutto questa storia di Copenhagen è un vero e proprio mito, non so come sia uscita fuori, ma è una fandonia. Non ho mai parlato con nessuno di Copenhagen, non conosco nessuno di Copenhagen e non è mai stata nemmeno discussa la possibilità! È molto facile dirigere in città come Roma, Parigi, Londra, Barcellona. Queste città non sono così diverse nella loro anima da New York City. Non riuscirei a lavorare allo stesso modo in altri posti, rurali o desertici ad esempio, non sono il mio soggetto ideale. Queste città in cui ho lavorato sono invece molto simili, l’estetica può essere completamente diversa, ma in se stesse sono molto vicine a New York per energia e stimoli culturali. Sono città in cui è facile vivere e trovare cose da raccontare.

Sono trent’anni che lei viaggia alla media di un film l’anno. Per lei fare cinema è sempre un’esigenza artistica o è anche un po’ una terapia psicanalitica?

Per me fare un film l’anno è anzitutto una distrazione, mi consente di essere costantemente ossessionato da problemi che o sono in grado di risolvere o, in caso contrario, non hanno una ripercussione così negativa sulla mia vita. Al massimo faccio un brutto film, che non è poi la cosa peggiore al mondo. Essere impegnato in un film mi consente di distrarmi dal resto e di non rimaner lì a pensare, a riflettere, a rimuginare su quanto siano tremendi i problemi della vita che non posso risolvere. Oltretutto girare mi consente di stare in compagnia, di lavorare con persone stupende come Penélope, Alec e tutti gli altri.

Dopo Scoop aveva dichiarato che non sarebbe più tornato a recitare, cosa le ha fatto cambiare idea?

Non ho mai dichiarato di non voler più recitare. Sono ben felice di recitare a condizione che ci sia una parte adatta a me. Man mano che invecchiavo c’erano sempre meno ruoli adatti a me. Quando scrivo un film se c’è una parte che posso recitare sono felice di farlo. Ma non voglio forzare la cosa: sono troppo vecchio per recitare il giovane innamorato, ma quando arriva una parte come quella di questo film sono più che contento di interpretarla.

Che ne pensa del doppiaggio? Lei ha sicuramente visto i grandi film italiani in lingua originale e al contempo sa che gli italiani sono i più grandi doppiatori. Potendo scegliere preferirebbe far sentire al pubblico italiano la sua voce? È principalmente un’esigenza commerciale?

Non mi piace affatto il doppiaggio, non lo amo. Ogni volta che mando i miei film in Europa cerco sempre di ottenere delle copie che siano sottotitolate, ma incontro una certa resistenza perché alcuni paesi europei non sono abituati a ciò, lo spettatore preferisce il film doppiato. Per l’orecchio e l’occhio americano è una cosa strana, spiacevole. D’altra parte devo dire che i miei film sono arrivati in Italia anno dopo anno e il mio doppiatore [Oreste Lionello], che purtroppo non è più tra noi, dandomi la voce mi ha reso un eroe. Mi ha dato la sua voce, ma sono diventato famoso io, la gente ha amato me grazie a quello che lui ha fatto. Anche tutti i complimenti che sto ricevendo qui mi lusingano, certo, ma il segreto di un regista è sapersi dotare di attori di talento, che sappiano fare il loro lavoro. Il trucco è scegliere un cast di attori validi, lasciarli recitare ed essere se stessi, quello che erano prima che tu li incontrassi; se dedichi tempo al casting, alla scelta, e lasci l’attore andare senza un eccesso di istruzioni, di indicazioni, loro fanno il lavoro e tu diventi grande. Quanto al doppiaggio, se gli italiani avessero sentito la mia vera voce forse non sarei così amato come mi amano oggi; forse sì, ma non ho prova del contrario. La mia fortuna è avere attori come Penelope, Alec, Jesse e gli altri, grandissimi attori che mi rendono un grande. Mi sento molto fortunato. (continua alla pagina successiva…)

Redazione IE Cinema
Redazione IE Cinema
Per contattare la redazione di Indie-eye scrivi a info@indie-eye.it Oppure vieni a trovarci attraverso questi profili: Indie-eye Pagina su Facebook | Indie-eye su Twitter | Indie-eye su Youtube | Indie-eye su Vimeo

ARTICOLI SIMILI

CINEMA UCRAINO

Cinema Ucrainospot_img

INDIE-EYE SU YOUTUBE

Indie-eye Su Youtubespot_img

FESTIVAL

ECONTENT AWARD 2015

spot_img