venerdì, Aprile 19, 2024

Mud di Jeff Nichols: la recensione

Scorrazzando lungo i flutti del Mississippi che lambiscono torbidi la loro cittadina dell’Arkansas, il quattordicenne Ellis e il suo miglior amico Neckbone scoprono una vecchia barca incagliata su un albero, nella boscaglia di un atollo in mezzo al fiume. La giocosa scoperta si fa piu seria quando si imbattono nell’uomo che vive in quella barca, il vagabondo Mud, sulle prime amichevole e bisognoso d’aiuto ma che presto si scoprirà essere un ricercato per omicidio. Per Ellis la pericolosa ma eccitante amicizia col galeotto si inserisce tra le prime cotte e il divorzio imminente dei genitori (e relativo sfratto dal melmoso eden del fiume), facendo da spartiacque essenziale per la sua crescita e coinvolgendo presto pericoli inaspettati. Imparentato, anche solo per geografia e atmosfera, col Ciclo di Tom Sawyer di Twain, Mud sfrutta l’ambientazione fascinosa e ricca di suggestioni avventurose per costruire una storia di formazione di impianto canonico, non senza lasciar trasparire con leggerezza sottotesti misogini e incongruamente consolatori nella parte finale.

L’inquadratura che fa da colonna portante del film frontale rispetto agli occhi rivolti oltre la camera e spalancati di stupore del soggetto, perlopiù un adolescente alle prese con qualcosa di piú grande di lui, tratto stilistico tipico delle avventure di formazione adolescenziale e in particolare del cinema di Spielberg, che del genere ha saputo essere innovatore e maestro. Solo che la forza di ció che si scopre nascosto nel controcampo di quello sguardo, nel film di Nichols, risulta essere poco evocativo e in definitiva sopravvalutato dalle intenzioni del regista. I personaggi femminili risultano infedeli o dal giudizio eccessivamente severo verso i propri uomini, mentre lo stesso personaggio di Mud (terzo ruolo consecutivo da torbido redneck per McCounaghey dopo Killer Joe e Paper Boy) gode di una pretesa empatia da parte nel pubblico e dei personaggi dovuta ad una improbabile e approssimativa caratterizzazione di generoso povero cristo, mantenendo intatta la simpatia dello sguardo spettatorial anche nel finale nonostante sia in effetti un assassino impunito e causa di rischi e disagi per tanti intorno a lui. In definitiva Nichols, che con il precedente Take Shelter  si era guadagnato la stima dell’establishment indipendente americano, confeziona con Mud un prodotto che promette più di quello che mantiene, imbastendo una tensione e un’atmosfera interessante nella prima metà e ripiegandosi in seguito su uno svolgimento semplicistico e antiproblematico che lo riavvicina a più frusti prodotti americani per ragazzi.

Alfonso Mastrantonio
Alfonso Mastrantonio
Alfonso Mastrantonio, prodotto dell'annata '85, scrive di cinema sul web dai tempi dei modem 56k. Nella vita si è messo in testa di fare cose che gli piacciano, quindi si è laureato in Linguaggi dei Media, specializzato in Cinema e crede ancora di poterci tirare fuori un lavoro. Vive a Milano, si occupa di nuovi media e, finchè lo fanno entrare, frequenta selezioni e giurie di festival cinematografici.

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