sabato, Luglio 27, 2024

The Rambling Wheels – The Thirteen Women Of Ill Repute: la recensione

Parte il riff di Cassius (Versus The World) e sembra di capire fin da subito la direzione intrapresa da The Rambling Wheels per questo loro terzo album, The Thirteen Women Of Ill Repute: il giro di chitarra è infatti puro garage rock moderno e pulito, sulle orme dei Raconteurs e delle altre varie incarnazioni di Jack White. Poi entra la voce e la mente vola verso il disco americano degli Arctic Monkeys, quell’Humbug forse non amato da molti ma comunque foriero di ottimi pezzi come Crying Lightning.

La particolarità è che questi suoni non arrivano da Nashville o dal deserto del Mojave come quelli degli influenti musicisti citati, ma da Neuchâtel, cittadina svizzera che conta poco più di trentamila abitanti. In tempi di globalizzazione forse non ci si dovrebbe più stupire per queste stranezze geo-musicali, ma a volte il moto di sorpresa non può essere placato.

Lasciamo dunque che il suono americano svizzero di The Rambling Wheels venga a sorprenderci, e lasciamo che, una volta individuate le radici delle sgroppate chitarristiche e degli altri arrangiamenti, siano anche le canzoni a darci emozioni e a colpirci. Gli undici brani che compongono The Thirteen Women Of Ill Repute sono infatti praticamente tutti degni di attenzione e capaci di far dimenticare le chiare influenze citate, grazie a ottimi riff di chitarra e anche di piano, a ritornelli killer, come quello di My Lady ad esempio, e a soluzioni mai scontate e banali che a volte portano anche verso altri lidi sonori, vedi gli aromi wave di How It Blows Your Mind e in parte anche di Running After Time e quelli sfacciatamente pop di Dead On Time, oltre alle divagazioni sci-fi di Interstellar Riot.

The Thirteen Women Of Ill Repute merita dunque attenzione, sia da parte di chi ama le atmosfere regalate dal suono americano moderno, sia di chi apprezza il songwriting pop semplice e diretto ma ben costruito, che trova la sua sublimazione in Marylou, l’unica vera e propria ballata dell’album, non a caso scelta come singolo di lancio.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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