venerdì, Dicembre 6, 2024

Giuseppe Lanno, I could not love you enough. Il videoclip per Sondre Lerche in concorso ad Asolo Art Film Festival 2021: intervista

Giuseppe Lanno è uno dei registi di videoclip più sensibili del panorama italiano. Lo abbiamo seguito sempre con molto interesse per la sua capacità di allargare la cornice del video musicale verso altri mondi di sensibilità quasi cinematografica. Nel video realizzato per un fuoriclasse del pop europeo come Sondre Lerche mette ancora al centro una figura femminile, con la sensibilità che caratterizza tutti i suoi lavori. "I could not love you enough" è in concorso ad Asolo Art Film Festival 2021 nella sezione Videoclip curata da Michele Faggi. L'intervista al regista:

Giuseppe Lanno è un regista palermitano con base a Bologna. Negli ultimi anni ha realizzato numerosi videoclip, oltre a cimentarsi con il documentario. Entrambi gli ambiti gli hanno consentito di contaminare il linguaggio dei video musicale con intuizioni che provengono dal cinema sperimentale, dalla video arte, da un’attenzione specifica agli spazi architettonici e alla composizione dell’inquadratura, che a sua volta fa tesoro dell’esperienza con il cinema del reale per spingersi in territori più interiori. Al centro una galleria di straordinarie figure femminili, raccontante fuori dagli stereotipi di genere e affrontate con grande intensità.

Suoi i video per artisti come Beatrice Antolini, Carmelo Pipitone, Alfio Antico, Simona Norato, Giovanni Succi, Diana, suo quello per il progetto La Materia Oscura, di cui è anche titolare come musicista, suo il documentario in progress per Cesare Basile, ma anche il video più intenso tra quelli che costituiscono la videografia della talentuosa Cristallo, al Secolo Francesca Pizzo, intitolato Casa Di Vetro.

Uno dei suoi video più recenti, realizzato per un veterano del pop europeo come Sondre Lerche si intitola “I Could not love you enough” ed è una vera sorpresa, per qualità e forza ed è in concorso insieme ad altre 19 opere ad Asolo Art Film Festival 2021, nella sezione Film D’Arte / Video Musicali, curata da Michele Faggi per il Festival diretto da Thomas Torelli.

Il video è stato girato interamente in Lettonia, a Rīga – ci ha detto Giuseppe – Essendo stato girato in pandemia il video nasce dal quotidiano di chi lo gira e della protagonista nella condivisione dello stesso spazio e dello stesso tempo. I mezzi, quasi del tutto assenti, sono limitati alla videocamera, l’improvvisazione dei set a seconda della luce di quel determinato giorno. L’idea è stata concepita dopo numerosi e ossessivi ascolti, con uno “studio” del brano, come è nella mia personale prassi. Una volta discussa con Sondre Lerche, l’idea è stata nella nostra vita, nella nostra casa, nelle nostre passeggiate per giorni. Dei momenti di normalità sono stati trasformati in materiale, non sempre in modo consapevole. Una volta trovato il ritmo nel montaggio finale, il video è stato messo nelle mani di Dario Baldini che ha contribuito con la sua color, realizzata a distanza

Dopo il videoclip, l’intervista completa a Giuseppe Lanno

Puoi raccontarci la tua collaborazione con Melqart Production. Come é nata e come si é articolata.

Melqart Production è una realtà siciliana con cui ho cominciato il mio lavoro in maniera professionale. Ancora oggi collaboro e porto il nome pur non vivendo in Sicilia, come fossi una succursale con l’idea di promuoverne l’espansione. Francesco Murana, il fondatore, è la persona con cui mi sono formato e che continua il lavoro di Melqart con un occhio speciale.

Come si é delineata la collaborazione con Sondre Lerche?

Sono un fan di Sondre Lerche dai tempi in cui vidi una commedia dal titolo Dan in real life (2007, regia di Peter Hedges) in cui lui figurava come compositore della colonna sonora. Nel tempo ho ascoltato tutti i suoi dischi apprezzando la vena pop a mio parere molto sofisticata. Con l’avvento dei social è diventato più semplice anche mettersi in contatto con i propri beniamini. Su Instagram ho scritto a Sondre, prima solo per chiacchiere normali e poi per proporgli un videoclip. Avendo anche del tempo per dedicarmi a dei progetti personali, essendo in piena seconda ondata, gli ho proposto un’idea con script e moodboard e lui mi ha dato via libera. Ci siamo un po’ confrontati su un primo montaggio e poi abbiamo concluso col montaggio definitivo insieme al suo manager. Sondre è una persona dai modi davvero gentili.

Come hai lavorato allo sviluppo della sceneggiatura?

La quotidianità, l’intimità, sono argomenti per me di costante riflessione. Credo che ci si dovrebbe confrontare con grande attenzione con le proprie idolatrie giornaliere, con le proprie esagerazioni allo stesso modo in cui ci si dedica al proprio sentimento, alla propria capacità emotiva. Da qui l’idea di mostrare il quotidiano di un occhio che guarda e che reagisce. Vede l’idillio e vede la violenza o forse pensa di vedere. A volte una parola può sembrare uno strangolamento, un rifiuto come una morte. Di base credo che una relazione umana possa aprire uno sguardo, illudere dei sensi, raccontare.

Rita Tura, interprete del video di Giuseppe Lanno in uno scatto realizzato sul set


Puoi raccontarci qualcosa sulla location del video?

La location esterna è la Lettonia. Ci sono dentro delle vere passeggiate nei pressi dell’appartamento, ci sono boschi, il mar Baltico, il centro di Riga, i quartieri con i palazzoni sovietici. E’ un paese con una bassa densità demografica, è possibile camminare incontrando poche persone e questo consente anche di riprendere con molta calma. La location interna è l’appartamento, la casa. Il luogo in cui penso di più e decido di più. La vita in casa è oggetto di grande interesse per me.

Dettagli sul casting e sulla protagonista principale

La protagonista era per me già implicita nella creazione del video. Conosco Rita da otto anni e con le sue fattezze, i suoi modi, per me rappresenta la visione e la trasfigurazione di quel sentimento che metto in mostra nel video. Abbiamo ironizzato con i coltelli, le arrabbiature, le pose vere e quelle false, il nascondersi e il mostrarsi. Avendo già una quotidianità è stato (non sempre) semplice esagerare alcuni aspetti della vita quotidiana, i dolori possibili. Lei porta con sé il fascino di un pianeta lontano che può essere avvicinato. Una volta approdati sul pianeta si scopre sempre di più dove accamparsi e dove il territorio diventa ostile. Si vedono le proprie paure nella persona che si guarda. Ho già lavorato con Rita e pur non essendo lei un’attrice professionista, è molto attenta ai messaggi di una scena, ai cromatismi, all’estetica. E’ stata importante nel costruire anche alcune visioni, pur fidandosi di me.

I tuoi video sviluppano una poetica del quotidiano che si trasforma in altro. Trovi l’astratto in una sospensione spazio temporale senza forzare mai la cornice, ma esaltandone la forza espressiva. Puoi raccontarci come si verifica questo nel video di “I could not love you enough”?

Non so quanto sia facile rispondere a questa domanda, perché è ciò che tu hai letto nel mio percorso visivo. E diventa difficile rispondere perché è vero, esiste questa sospensione. Penso che la quotidianità sia un luogo con un tempo tutto suo, uno spazio con leggi fisiche particolari. Credo che la forza di gravità agisca diversamente e quindi tutto ha risposte da verificare nuovamente. Lo straordinario ha leggi più semplici molto spesso, essendo unico, paradossalmente lo viviamo con il criterio della sorpresa che per me è più ovvio. Un uragano è un evento talmente forte che è più semplice farne racconto. Questo vale per me. Nella quotidianità è più complicato astrarre e mi piace farlo, provarci. Sono molto legato all’ambito quotidiano della vita.

Rita Tura, interprete del video di Giuseppe Lanno in uno scatto realizzato sul set

L’attenzione al mondo femminile é una costante dei tuoi video…

Credo sia un modo, se vuoi banale, prima di tutto di entrare in contatto con il me al femminile. Non so se ho un’attenzione particolare. Le mie storie di amicizia, di lavoro, di famiglia, sono più legate alle donne che agli uomini. Forse questo mi ha reso più sensibile ad alcuni argomenti e ha creato una tendenza a riflettermi sulle donne. Provo un dispiacere profondo e anche tanto imbarazzo quando mi rendo conto di come i retaggi culturali ci influenzino nel nostro modo di interagire con le donne. Forse il punto è che cerco di avere attenzione.

Il colore mi sembra che sia una dimensione fondamentale nel video, attraverso la mutazione di texture e dominanti racconti quella del sentimento amoroso. Puoi soffermarti su questo aspetto e raccontarci il contributo del colorist Dario Baldini Macchia?

Dario Baldini, detto Macchia, è mio fratello. Siamo cresciuti insieme ai tempi dell’università. Abbiamo messo mano alle prime camere, ai primi software, creando video ironici. Poi realizzare video è diventato il nostro lavoro. Ci siamo sempre confrontati anche nei momenti di lontananza, vivendo in posti diversi. Negli ultimi anni Dario si è dedicato all’attività di colorist oltre che DOP, a mio parere con grande sensibilità. Per me è difficile restringere il suo contributo a quello di colorist perché con lui discuto le immagini ancora prima che esistano. Ma in questo caso specifico lui ha visto il materiale già montato e ha lavorato su qualcosa di già costruito. Abbiamo lavorato a distanza nel pieno delle ondate covid. In generale mi piace molto lavorare sulle texture e sui fondali, lo faccio nei miei ritratti che sono seriali e molto codificati, questo si estende poi a questo video in modo molto forte. Mi interessa che ci siano sensazioni legate ai colori perché spesso succede molto poco nei miei video (per me nel senso migliore della cosa) e preferisco sottolineare con questo altro livello piuttosto che inserire altri elementi gestuali o narrativi. Dario ha potenziato i colori e le texture già presenti, ha manipolato le immagini in modo che il colore corrispondesse a ciò che volevo dire in quel frame. Ha saputo dare rilievo alle mie intenzioni. Ha detto, col suo linguaggio, il suo punto di vista. Mi ha fatto delle proposte, ci siamo allineati subito. Inoltre il mio materiale, in questo caso, era spesso molto istintivo ed estemporaneo. Dario ha donato coesione e ha contribuito al racconto.

Rita Tura, interprete del video di Giuseppe Lanno in uno scatto realizzato sul set

Due parole sullo stato dell’arte del videoclip per te, come autore e come spettatore e un’impressione a caldo sull’inserimento nella sezione videoclip curata da Michele Faggi per Asolo Art Film Festival 2021

L’arte del videoclip, come in generale quella del cinema, ha la qualità intrinseca di poter essere realizzata secondo l’unica discriminante davvero importante: l’idea. Vedo videoclip molto complessi, ma assolutamente irrilevanti e videoclip semplici ed efficaci. Qualche giorno fa, in albergo, con indole masochista ho deciso di guardare l’intera Top 20 di MTV con i relativi videoclip. Alla fine ho provato grande imbarazzo per molte delle cose viste. Gli unici degni di nota (non certo dei capolavori) erano Industry Baby (Lil Nas X, Jack Harlow) e NDA (Billie Eilish). E stiamo parlando dei video che dovrebbero corredare le canzoni più ascoltate al mondo. In questo senso ammiro molto Billie Eilish che ha idee molto precise sui suoi video, ha un suo immaginario e lo porta avanti dirigendo con grande intuito tutto quello che produce anche in termini visivi. Credo che il videoclip sia troppo spesso qualcosa di unicamente promozionale, che pur essendo realizzato bene, non sia necessario. Se un videoclip non aggiunge niente al significato della canzone (fosse anche un’estensione estetica) è qualcosa che non ha senso di esistere. A volte siamo pagati per fare cose di cui il mondo non ha bisogno, ne sono certo. Sono abbastanza fortunato da poter dire che questo mi succede raramente. Sono molto felice di far parte di questa selezione perché ha preso in considerazione un lavoro molto personale che risponde a criteri intimi e questo mi dà la sensazione che ci sia grande sensibilità da parte del Festival. Mi inorgoglisce che un lavoro così spontaneo sia intercettato, mi rende speranzoso.

Rita Tura, interprete del video di Giuseppe Lanno in uno scatto realizzato sul set

Giuseppe Lanno, Biografia artistica

Giuseppe Lanno nasce a Palermo nel 1989. Nel 2008 si trasferisce a Bologna, città in cui studia cinema presso il DAMS. Successivamente, nel 2012, si trasferisce a Los Angeles dove si specializza in sceneggiatura presso il Film Connection Institute. Dal 2013 inizia a lavorare attivamente su progetti video di vario genere, sia personali che su commissione, instaurando però un intenso rapporto con il mondo della musica come regista di videoclip e documentari. Con uno di questi (AUDIOGHOST68’) apre nel 2016 l’edizione di Artecinema al Teatro San Carlo di Napoli. Collabora con artisti di rilievo nazionale (Iosonouncane, Dimartno, La rappresentante di lista, Cesare Basile, etc.) e grandi teatri italiani (Teatro Massimo di Palermo, Teatro Arena del Sole, Teatro Manzoni, Angelica Teatro San Leonardo, etc), lavorando spesso a eventi culturali di natura isttuzionale e indipendente. In ambito fotografico realizza shooting per artisti per la loro promozione, reportage di eventi, spettacoli teatrali e musicali oltre ai propri progetti personali di ritrattistica. Vive e lavora attualmente a Bologna.

Filmografia selezionata videoclip

Canarie – Mettimi un dito in bocca

Cristallo – Casa di vetro

Lanno – La materia oscura

Alfio Antico – Pancali cucina

Diana – Ottanta

Simona Norato – Onde Di Brave figlie

Carmelo Pipitone – Le mani di rodolfo

Beatrici Antolini – I’m the pilot

Simona Norato – scegli me trai bisonti

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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