giovedì, Novembre 7, 2024

Indian Wells – Before Life: il video di Gianvito Cofano

Il ciclo della vita nel bel video di Gianvito Cofano per Indian Wells. Before life inizia con uno splendido fuori fuoco di un minuto e mezzo. L'emergere di una nuova vita tra meraviglia e paura. Il video e il racconto del making of

Gianvito Cofano, parte del team AcquaSintetica insieme ad Alberto Mocellin, è un artista residente a Fasano, in Puglia e che si è legato molto alla proteiforme creatività musicale della sua terra negli ultimi otto anni. Sono nate numerose collaborazioni, l’avvicinamento al mondo dell’advertising e altri progetti, tutti animati da una ricerca specifica sul piano formale e visuale, che esce dal solco della videomusica di consumo.

Su indie-eye abbiamo parlato del loro lavoro per i video di Certi Giorni (Ernia) e di Una Buona Storia (Bautista).

Indian Wells è invece un producer calabrese dal grande talento, al secolo Pietro Iannuzzi, secondo alcuni “italiano per caso”, considerati il respiro e le ambizioni internazionali della sua produzione, in circolo dal 2012 con il primo album “Night Drops“.

Before life, promosso in anteprima streaming lo scorso 18 maggio per promuovere il nuovo dodici pollici dell’artista calabrese, è stata scritta qualche mese prima che nascesse sua figlia.
Il video di Gianvito Cofano si interroga sui sentimenti contrastanti che animano l’amore parentale, tra attesa, appartenenza e paura.

Il ciclo della vita che comincia con un bellissimo fuori fuoco di un minuto e mezzo. Una dimensione molto interessante, perché dialoga con l’invisibile, con l’informale e soprattutto, con l’ipovisione. “Before life” è fino a un certo punto un video “ipovedente”, rispetto all’ipervisione che anima forse il 70 per cento dei videoclip contemporanei, soprattutto in Italia, che come sappiamo, è un paese generalmente connesso a codici espressivi vecchi di quarant’anni.

Dopo la clip, una conversazione con Gianvito Cofano sul making del video

Indian Wells – Before life – Dir: Gianvito Cofano (AcquaSintetica)

Before life, il making del video di Indian Wells raccontato da Gianvito Cofano

Il concept e l’idea, come è stata discussa insieme a Indian Wells e da dove sei partito

Pietro mi disse di aver scritto “Before Life” prima della nascita di sua figlia. Ci teneva molto che il video fosse legato a questo. Abbiamo parlato di quello vuol dire diventare genitore, e ho notato quanti pensieri comporti, ma anche attenzione, immaginazione. Come se quello che pensavi fino a quel momento non valesse più niente, tutto deve esser rivalutato. Un nuovo inizio fatto di immaginazione e tanta paura. Dall’altra parte c’è la neonata, che invece inizia a percepire la realtà, l’immaginazione forse non è neanche iniziata, mancano le immagini, le sta ancora creando.

Considerato che la canzone è divisa nettamente in due parti, ho pensato che mi sarebbe piaciuto raccontare queste visioni. Pietro era molto contento dell’idea, forse più per fiducia, perché sospetto che non abbia capito bene cosa volessi fare, era molto complesso spiegare questo trip visivo. Viva la fiducia.

Un minuto e mezzo abbondante di intro fuori fuoco. una scelta rischiosa e potente allo stesso tempo

Rischioso se lo si ragiona in termini di intrattenimento. Io volevo provare a far vivere quel momento in cui l’astratto, la luce, diventano forma. C’è bisogno di tempo per dare valore a quella scoperta, oltre al fatto che la percezione del tempo, quando si è appena nati, non esiste. Che poi, parliamo di un minuto e mezzo, non è assurdo come un minuto è mezzo sia considerato un azzardo?

Siamo d’accordo, è del tutto assurdo che un minuto e mezzo di fuori fuoco sia considerato un azzardo, ma la nostra riflessione partiva da due assunti. L’economia “breve” di un videoclip, per cui un minuto e mezzo ha un valore relativo diverso rispetto alla durata assoluta, e l’ipercinetismo coevo dei videoclip, che è ovviamente un vecchio equivoco legato allo sviluppo del “genere” stesso, per come viene insegnato, anche nelle scuole di cinema. La domanda allora è: quali pulsazioni, quali sinestesie, quali connessioni può suggerire una scelta come questa, rispetto all’ossessione di mettere tutto e subito al centro del frame?

In linea di massima potrebbe annoiare chi è abituato ad una fruizione liquida dei contenuti, nell’ipotesi che si tratti di un video completamente astratto. L’ho notato mostrandolo di persona ad amici, allo scopo di fare alcuni test. Per chi non si stanca, credo possa regalare una piccola emozione legata al senso della scoperta, la figura che si presenta ha un intensità maggiore perché l’hai attesa. Il valore del fuori fuoco sui lineamenti umani è dato anche dal fatto che togliendo la possibilità di un riconoscimento identitario, ognuno legherà quella sfocatura a un ricordo lontano. Diciamo che è il punto di vista che vorrei

Il video è diviso in tre sezioni, dall’informale del fuori fuoco, ad una calma apparente, fino alla sezione psicotropa che conclude il video. Cosa hai ricostruito con questa successione?

Come accennavo prima si tratta di provare a raccontare due contrapposte visioni, non le ho ragionate in maniera consequenziale. Quest’ordine l’ha dettato la canzone. Ci sono tante cose che si incastrano.

La prima parte è una visione che appunto non tiene conto del tempo, è una scoperta dello spazio. La luce disegna lo spazio, che è il corpo del genitore, quel corpo è il mondo intero. Il primo volto che vedi e le prime mani che tocchi. Per provare a restituire il senso del tatto ho usato uno scanner, mi sembrava perfetto. Poi magari è una cosa che noto solo io, ma va benissimo così. Volevo che fosse una parte ultra sensoriale.

La seconda parte invece è tutta legata al tempo, lo è così tanto che non è neanche un tempo reale, ma immaginato. La percezione del tempo che si inizia ad avere quando si diventa genitori dev’essere qualcosa di assurdo, il corpo di tu* figli* ne è l’incarnazione. Questo genera una paura mostruosa, anche perché ancora prima che tu* figli* cresca, sai che succederà, puoi immaginarlo come puoi immaginare la morte, e inevitabilmente immaginerai anche la sua.

Donatella Bonato
Donatella Bonato
Veneta, appassionata di tutti quei suoni che alterano la percezione, si è laureata in storia dell'arte nel 2010 e alterna la scrittura critico-musicale al lavoro per alcune fondazioni storiche.

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